Indoviniamo il finale Come volevano i lupi, un milione di pecore chiesero che i cani da guardia fossero mandati via.
Testata: La Stampa Data: 15 febbraio 2003 Pagina: 1 Autore: Guido Ceronetti Titolo: «Milioni di persone sfilano per la pace»
Riportiamo un articolo di Guido Ceronetti pubblicato su la Stampa domenica 16 febbraio 2003. Con la sua consueta lucidità il grandissimo Ceronetti, quanta verità ci raccontano i poeti, richiama Esopo alla nostra memoria. In tutto il mondo milioni di pecore hanno manifestato per cacciare finalmente quei fastidiosi cani da guardia. Hanno risposto SI ai lupi che latrimenti non ce l'avrebbero mai fatta a superare il recinto e i latrati dei cani. Quei milioni di pecore si chiamano pacifisti ed i lupi in attesa di sbranare il gregge fondamentalismo islamico. Saddam e Bin Laden sentitamente ringraziano. Mi ritiro dal commento, temo il gorgo dell´opinione. Oggi, 15 febbraio, sul tema della pace i giornali ne fioriscono e gli articoli sono spesso elevati, umani, filosofici, responsabili - c´è gente sveglia e saggia. E grandi folle oggi sfileranno e invaderanno le strade. Purtroppo, questo mondo non ha più pareti, tutto avviene dappertutto simultaneamente, il male viaggia alla velocità della luce, il bene arranca, in lacrime. Approvo la Rai che non farà cronaca televisiva diretta: la vista di una folla con le bocche deformate dal grido, le orrende cacofonie irradiate dagli altoparlanti, la terribile potenza di distruzione dei corpi sottili esercitata dagli slogan in cadenza e dagli striscioni dovrebbero essere risparmiate alle case, rifugi ormai violatissimi. Neppure la differita va bene: è già molto che la figurina sorridente racconti qualcosa. Qualsiasi, anche piccola, diminuzione d´intossicazione è da benedire. Tregua, tregua, tregua. Aiutiamoci con dell´altro. Racconta Esopo nelle sue favole (è di duemilacinquecento anni fa) che i lupi, esasperati dai cani che facevano la guardia alle pecore (e chissà con quali molesti latrati, e addirittura morsicandoli se si avvicinavano) fecero sapere alle pecore che le loro relazioni reciproche sarebbero diventate di sogno, se avessero tolto di mezzo quei maledetti cani, consegnandoli a loro. Le pecore - stufe di quella noiosa sorveglianza e desiderose di vivere in pace con i lupi - si sbarazzano dei cani. E i lupi non perdono tempo: ipso facto le sbranano tutte. Un povero gregge afìlakton (senza guardiani) finisce così, perché non c´è il Messia là fuori, su questa terra troia. Ricordo bene, con affetto, quel moderno San Francesco hegeliano di Aldo Capitini, oggi veneratissimo dai pacifisti. Nel suo rigore senza base Capitini, nel 1967, sosteneva che Israele avrebbe dovuto lasciare entrare gli eserciti arabi che premevano da tutti i lati, e in seguito battere gli occupanti con la non-collaborazione e la non-violenza. Poteva essere una soluzione del problema: non so quanti sarebbero rimasti vivi, in terra di Davide, senza la benda nera, poco capitiniana, di Moshè Dayan. E´ vero che dopo cominciarono guai e dolori senza fine - da far vacillare il mondo - ma come incolpare qualcuno del fatto crudelmente, spietatamente indiscutibile che la storia è tragica, e tragico, condannato alla pena, il destino umano? Fidarsi dei lupi, rinunciando ai minacciosi pit bull di guardia? Gli altoparlanti delle piazze, su questo tipo di scelta, tacciono. Invitiamo i lettori di informazionecorretta.com ad inviare il proprio plauso alla redazione de La Stampa. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.