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La Repubblica Rassegna Stampa
25.08.2022 Ilya Ponomarev: 'La resistenza anti-Putin in Russia crescerà'
Intervista di Daniele Raineri

Testata: La Repubblica
Data: 25 agosto 2022
Pagina: 11
Autore: Daniele Raineri
Titolo: «Ponomarev: 'In Russia partigiani dappertutto Dugina? Solo l’inizio'»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 25/08/2022, a pag. 11, l'intervista di Daniele Raineri dal titolo "Ponomarev: 'In Russia partigiani dappertutto Dugina? Solo l’inizio' ".

A destra: Ilya Ponomarev

Festival Internazionale del Giornalismo
Daniele Raineri

Ci sono due versioni contrastanti sulla morte di Daria Dugina, figlia dell’ideologo e propagandista russo Aleksandr Dugin, uccisa da una bomba cinque giorni fa mentre guidava in autostrada vicino Mosca. I servizi segreti russi dopo un’indagine durata due giorni hanno dichiarato che la colpevole è una donna ucraina che è scappata in Estonia – e si tratta di un’accusa conveniente perché permette a Mosca di attribuire l’attentato ai servizi ucraini. La seconda versione arriva da Ilya Ponomarev, un politico russo in esilio a Kiev in Ucraina, dove continua a fare propaganda contro il presidente Vladimir Putin. Ponomarev è stato l’unico membro della Duma russa a votare contro l’annessione della Crimea nel 2014 e a un certo punto ha capito che era meglio spostarsi all’estero. Sostiene che la bomba di sabato sera è stata piazzata da un gruppo di partigiani russi che da pochi mesi ha cominciato la lotta armata contro Putin e si fa chiamare Esercito repubblicano nazionale. Lo abbiamo raggiunto a Kiev per farci dire di più si è presentato all’appuntamento davanti ai cancelli dell’ambasciata russa – che è chiusa da mesi – con un giubbotto antiproiettile e con un aiutante che indossava un passamontagna.

Quanto è sicura questa rivendicazione dell’attentato da parte dell’Esercito repubblicano nazionale? «Sono sicuro della loro responsabilità perché mi hanno mostrato le prove. Inoltre mi hanno informato dell’attacco prima che avvenisse. Non mi hanno detto di preciso cosa sarebbe successo, ma di certo intendevano l’attacco. Dopo mi hanno mandato delle foto che possono essere state scattate soltanto dalla persona che ha materialmente eseguito l’operazione. Non posso pubblicarle perché c’è il rischio altissimo di rivelare troppo».

Chi era il bersaglio dell’attacco, Aleksandr Dugin o la figlia Daria? «Entrambi, dicono i partigiani. Quando hanno premuto il bottone che ha fatto esplodere la bomba vedevano due persone nella stessa automobile. Prima Dugin e sua figlia erano stati visti andare assieme verso l’auto nel parcheggio. Per questo gli operatori hanno pensato che i due fossero ancora assieme».

Chi era l’altra persona nell’auto distrutta dall’esplosione? «Non ci sono informazioni su di lei o lui. I servizi di sicurezza russi non forniscono alcun dettaglio su questa persona, è interessante no?».

È in contatto quotidiano con loro? Li ha fondati? Li appoggia? «Sì, sono in contatto quotidiano conloro. Ho messo a disposizione il mio canale Telegram per le rivendicazioni, è più sicuro perché io sono in Ucraina. Loro ci mandano il materiale perché non vogliono prendersi il rischio di creare un loro canale e noi lo mettiamo online. Da aprile, da quando mi hanno contattato, hanno rivendicato una quarantina di operazioni. Non posso essere uno dei fondatori proprio perché vivo in un altro paese e non sarebbe possibile. Li appoggio così, rilancio i loro messaggi».

Quanto è grande l’Esercito repubblicano nazionale? «Non ci sono numeri ufficiali. Da quando sono in contatto con loro hanno rivendicato operazioni in trentacinque regioni russe. Considerato che la preparazione di questi attacchi necessità di più persone, direi fra le cinquecento e le mille persone».

Ci sono loro dietro gli incendi a Mosca e in altre città? «Ci sono altri gruppi di partigiani in Russia, gli anarco-comunisti e altri. Pubblichiamo con regolarità le rivendicazioni dell’Esercito repubblicano, ricordo un attacco a Murmansk, ricordo un attacco a Vladivostok, ricordo un attacco negliUrali, altri attacchi seri alle ferrovie, vado a memoria ma non mi viene una connessione con gli incendi a Mosca».

Sono stati loro ad aiutare Natalia Vovk, la donna ucraina accusata di avere piazzato la bomba, a fuggire dalla Russia per rifugiarsi in Estonia? «No, sono stato io quando le mie fonti mi hanno detto che lei sarebbe stata il caprio espiatorio. In realtà penso che la fuga di notizie venga dagli stessi servizi russi perché a loro conviene che sia scappata, così non devono fare un finto processo. Noi non potevamo comunque lasciare una donna ucraina esposta al rischio di essere arrestata».

Che cosa pensa dell’accusa dei servizi segreti russi contro la donna? «Per prima cosa, le persone che hanno fatto l’attentato dicono che lei non c’entra nulla. Poi nessun servizio segreto l’avrebbe mandata dietro le linee nemiche sapendo che il suo nome era su un database pubblico che la identifica come membro dell’esercito ucraino. Cosa doveva fare di più per farsi notare, andare in giro con una maglietta con uno slogan? Viveva nello stesso complesso di appartamenti di Daria Dugina, guidava dappertutto una Mini Cooper senza nascondersi».

L’opposizione in Russia non dice molto, perché? «La maggioranza dell’opposizione ha paura di tutto, ricevo molti messaggi privati. Dicono che per colpa del mio annuncio e delle operazioni dei miei amici Putin avvelenerà tutti con il Novichok. Sono spaventati, ma siamo in guerra e se non si agisce si perde».

Oggi è la giornata dell’Indipendenza in Ucraina... «E sono anche sei mesi dall’inizio della guerra, è una festa ma, come dice la canzone patriottica russa, “è festa e abbiamo le lacrime agli occhi”. Le perdite fra gli invasori russi sono un grande dolore. Eppure per tutti i russi bisogna fare una distinzione tra senso di colpa e responsabilità. Non è colpa nostra per quello che sta succedendo in Ucraina, ma è nostra responsabilità perché non siamo riusciti a distruggere il regime di Putin in tempo. I russi non possono soltanto dire “no alla guerra”, che è uno slogan meraviglioso e placido. Il nostro motto è differente. Dobbiamo chiedere la vittoria. Dobbiamo chiedere che da questa invasione predatoria cominci la guerra di liberazione». Ci dovremmo aspettare altre notizie come quella di sabato? «Sì, certamente».

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