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Totalitarians Inc: perché Joe Biden alternativamente ignora e finanzia l’alleanza sempre più stretta tra Iran e Putin? Analisi di Emanuele Ottolenghi
(Traduzione di Yehudit Weisz)
Russia e Iran stanno stringendo un'alleanza strategica?
Il recente viaggio di Vladimir Putin a Teheran per un vertice trilaterale con i leader iraniani e il Presidente turco Recep Tayyip Erdogan lo suggerisce. Così come l'uso da parte della Russia di droni iraniani importati, basati sulla tecnologia statunitense rubata. Così come il ruolo svolto dai 10 miliardi di dollari forniti da Rosatom, la compagnia nucleare di Stato russa, nell'aiutare l'Iran a costruire il suo programma di armi nucleari.
Eppure l'amministrazione Biden preferisce vedere le cose diversamente. Ignorando molta parte della realtà che appare, il Presidente Joe Biden continua a fare affidamento sulla Russia come mediatore in buona fede per negoziare un ritorno al fallimentare accordo nucleare iraniano del 2015, meglio noto come il Joint Comprehensive Plan of Action (JCPOA). Questa fiducia richiede alla Casa Bianca di ignorare il fatto ovvio che la mediazione della Russia è davvero un sostegno a favore dell'Iran, che a sua volta aiuta ad alimentare la macchina da guerra russa in Ucraina e prende in giro le sanzioni statunitensi contro Putin. Eppure molti esperti affermano che la convergenza degli interessi di Teheran e di Mosca non si traduce in un'alleanza a tutti gli effetti.
Un segno per sostenere che questa visione rassicurante potrebbe essere fuori luogo è ciò che l'apologeta del regime Seyed Hossein Mousavian - l'ex ambasciatore iraniano in Germania che distribuisce in modo bizzarro la sua propaganda pro-regime da un posto accademico all'Università di Princeton - ha scritto a febbraio per minimizzare la profondità della cooperazione dell'Iran con la Russia. Le relazioni sono buone, ha affermato, ma “lontane dall'essere veramente strategiche.” Mousavian ha una storia di interferenze per conto dell'Iran sin dai suoi giorni a Berlino negli anni '90, quando l'Iran era sotto processo per l'omicidio di attivisti curdi in un ristorante locale. Quando un uomo come Mousavian accede alle pagine di The National Interest per rassicurare gli americani sul fatto che l'asse Mosca-Teheran non è un qualcosa, probabilmente invece lo è.
Il problema per l'amministrazione Biden è che ha espresso, ormai da più di 18 mesi, una fiducia incrollabile nel potere della diplomazia multilaterale, che comprende i russi, per contenere le ambizioni nucleari dell'Iran. La Casa Bianca sta negoziando con Russia e Iran come se non ci fosse la guerra in Ucraina; nessuna criminale negligenza russa in merito alla sicurezza nucleare nelle aree occupate dell'Ucraina; nessuna spada nucleare russa che sferraglia contro l'Occidente; nessuna violazione documentata del JCPOA in corso da parte dell'Iran, per non parlare di un Cremlino con una credibilità pari a zero nel rispettare qualsiasi accordo. Eppure, quando si tratta di questioni di guerra nucleare o di pace, Putin improvvisamente è un partner affidabile.
Washington invece deve far fronte alla relazione sempre più profonda tra due dittature paranoiche per quello che è: una coalizione emergente di Stati canaglia totalitari, sostenuta dalla Cina, che è determinata a rimodellare il mondo e a ribaltare l'ordine democratico basato sulle regole occidentali. Questo ordine, per quanto imperfetto, promuove i diritti umani, la democrazia, il libero scambio, le società aperte e il buon governo. Rifiuta l'uso della forza per la conquista e crede nel potere della diplomazia, della buona volontà e della cooperazione in buona fede tra le nazioni. Questo è l'ordine che Iran e Russia desiderano sovvertire, indipendentemente dal fatto che la Casa Bianca li consideri partner diplomatici in buona fede. Dall'assedio iraniano e russo di Aleppo del 2012-16 a sostegno dell'omicida dittatore siriano Bashar Assad, l'asse Mosca-Teheran è diventato sempre più forte, la sua cooperazione strategica più profonda e la sua reciprocità più comprensiva. Proprio come la Russia è venuta in soccorso dell'Iran in Siria nel 2015, l'Iran è ora disposto a restituire il favore in Ucraina. Ed ogni volta, i due regimi si stanno avvicinando sempre più. Dimostrazione n. 1: La Repubblica islamica si definisce un difensore degli oppressi contro l'imperialismo. Eppure l'Iran ha manifestato pubblicamente il sostegno alla guerra di aggressione imperialista della Russia in Ucraina e ha coordinato le operazioni di disinformazione con Mosca per spacciare teorie russe del complotto al fine di giustificare le sue atrocità di massa. Ciò non è dovuto a un momento di convergenza strategica transitorio. Il leader supremo dell'Iran, l'Ayatollah Ali Khamenei, ha affermato che l'Occidente vuole impedire una Russia “indipendente e forte.” Secondo Teheran, Mosca è oppressa dall'Occidente, che usa l'Ucraina come una sua pedina. Dimostrazione n. 2: L'Iran non sta rendendo omaggio solo a parole all’ambizione imperiale di Putin; fornisce anche supporto materiale allo sforzo bellico della Russia. Tra il tourbillon diplomatico di tiranni che si davano pacche sulle spalle, l'amministrazione Biden ha rivelato che l'Iran potrebbe presto fornire i suoi droni all'esercito russo. Secondo le autorità ucraine, la Russia li ha già schierati in combattimento. L'Iran, nel frattempo, ha lanciato un ponte aereo logistico verso la Russia dall'inizio dell'invasione dell'Ucraina da parte di Mosca. Dall'Iraq i depositi di armi stanno trovando da un po' di tempo la loro strada verso la Russia attraverso l'Iran. Dimostrazione n. 3: Teheran e Mosca hanno negoziato un accordo ventennale di cooperazione economica e militare. Secondo quanto riferito, il loro commercio bilaterale è in crescita. L'industria energetica russa è pronta a investire nel gas naturale iraniano, un settore redditizio che ha subito un ‘decennio perduto’ a causa delle sanzioni internazionali e del ritiro dei giganti energetici occidentali dall'Iran. Il beneficiario finale di questa alleanza sarà la Cina, che sta dietro a entrambi i Paesi e ha un bisogno inestinguibile di energia importata. Dimostrazione n. 4: Le sanzioni occidentali contro Russia e Cina non solo incoraggiano i due governi a lavorare insieme, ma alimentano anche un senso di rancore condiviso e di destino comune. Non c'è da stupirsi che entrambi abbiano iniziato a fare piccoli passi per de-dollarizzare il loro commercio bilaterale. Questo non è solo conveniente dal punto di vista degli scambi commerciali; è una mossa intrisa di un'aspirazione, non importa quanto delirante, di minare il predominio globale del dollaro USA nel commercio internazionale e nella finanza. I due Paesi collaborano anche per ostacolare le sanzioni occidentali: nel 2018, ad esempio, il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha preso di mira una rete petrolifera iraniana-russa che ha aiutato Assad a bypassare le sanzioni statunitensi. L'Iran ha anche accettato di assistere la Russia nel campo dei pezzi di ricambio e della manutenzione degli aerei, settore nel quale l’aviazione iraniana, da tempo sotto sanzioni, ha una vasta esperienza sia negli appalti che nella produzione e che ora può supportare la flotta russa appena sanzionata. Nel frattempo, le imprese russe stanno aiutando l'Iran a eludere le sanzioni sul proprio settore energetico. Dimostrazione n. 5: La cooperazione militare russo-iraniana è in crescita, così come lo è l'impegno condiviso a sostenere i regimi anti-occidentali. I media iraniani hanno recentemente riferito che Russia e Iran sono pronte a partecipare a esercitazioni militari congiunte in Venezuela insieme alla Cina e ad altri. Le esercitazioni, una competizione annuale di simulazioni di guerra sponsorizzata dalla Russia, includono Iran, Cina, Bielorussia, Myanmar e “Abkhazia” (la “repubblica” in Georgia occupata dai russi). Secondo quanto riferito, la Russia ha appena lanciato un satellite spia per conto dell'Iran che inizialmente prevede di utilizzare per la sua guerra in Ucraina. Russia e Iran, nelle loro precedenti versioni, hanno avuto una lunga storia di rivalità, soprattutto nelle zone cuscinetto e nelle terre di confine tra i due imperi, che, nel corso dei secoli, la Russia ha gradualmente accaparrato dall'Iran. Lo Scià si schierò con gli Stati Uniti durante la Guerra Fredda e la Repubblica Islamica, nonostante il suo fervore rivoluzionario anti-occidentale e dalle sfumature marxiste, guardò ai comunisti senza Dio con un misto di sospetto e di disprezzo. “Né est, né ovest”, tuonava il compianto ayatollah Ruhollah Khomeini, fondatore della Repubblica islamica, primo leader supremo e capo ideologo. Eppure i rivali di ieri sono diventati più di una volta fedeli alleati: l'ostilità del passato tra Stati Uniti e Gran Bretagna e tra Francia e Germania è oggi oggetto di battute ironiche. Per quanto riguarda Russia e Iran, alcuni dei loro interessi ancora non coincidono: dal 2015, ad esempio, la Russia ha permesso a Israele di contrastare l'escalation militare iraniana in Siria e Libano, anche se anche questo potrebbe cambiare, date le critiche sempre più accese della Russia alla posizione di Israele sull'Ucraina e la sua minaccia di chiudere gli uffici russi dell'Agenzia Ebraica.
Sebbene le premesse ideologiche per uno stretto allineamento siano antecedenti alla Guerra civile siriana, l'attuale modello di stretta cooperazione ha iniziato a consolidarsi nel crogiolo di quella guerra, che ha inghiottito il Levante mentre l'amministrazione Obama stava mettendo a punto i dettagli del JCPOA nel 2015. Quando Bashar Assad, un dittatore astuto e crudele che preferì distruggere il proprio Paese e assassinare il suo popolo piuttosto che concedere diritti a seguito delle proteste popolari, rischiava di perdere il controllo, trovò solo l’Iran e la Russia pronti a salvarlo. Qassem Soleimani, il defunto comandante della Forza Al-Quds , l’unità d’élite del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche iraniane, si imbarcò su un volo commerciale a Teheran e volò a Mosca nel luglio del 2015, proprio mentre i negoziati sul nucleare a Vienna erano nelle fasi finali. Soleimani era in missione per finalizzare i dettagli della cooperazione militare iraniana-russa nella Guerra civile siriana. Entrambi i Paesi temevano che il regime di Assad e i suoi ausiliari iraniani sarebbero stati sopraffatti ad Aleppo. Il supporto aereo della Russia poteva cambiare la situazione. La scommessa di Soleimani è riuscita. La Russia, che già forniva armi e copertura diplomatica al regime di Assad, è entrata nella mischia e ha controllato i cieli mentre Soleimani ha schierato ogni milizia surrogata dell’Iran che poteva mobilitare sul terreno. L'entrata in guerra della Russia ha portato a un capovolgimento delle sorti per Assad e l'Iran. Aleppo fu ridotta in macerie ma restituita al controllo di Assad. Il regime ha svuotato il territorio sunnita della Siria, inviando decine di migliaia di siriani nelle camere di tortura di Assad. Molti altri sono fuggiti come rifugiati, facendo pressioni sugli Stati vicini e sulla sensibilità dell’Occidente in quella che sarebbe diventata la prima grande crisi di rifugiati causata dall'uomo del 21° secolo. Oggi, la Russia è andata oltre la crudele realpolitik e diffonde l'idea che il suo nuovo destino manifesto sia quello di cancellare un intero popolo dalla mappa dell'Europa, di arginare la marea di decadenza morale che attribuisce all'Occidente. Dipingere l'Occidente come irrimediabilmente decadente e depravato non è senza precedenti: la Russia si lamenta ufficialmente della nostra depravazione fin dal 19° secolo. La novità è che questo discorso, amplificato dalla propaganda russa a sostegno dello stupro dell'Ucraina, è diventato così feroce da fare eco alla raccapricciante deumanizzazione di Israele da parte dell'Iran e al suo disprezzo morale nei confronti dell'Occidente.
Il passato non è un Paese straniero, per prendere in prestito il titolo di un saggio della storica Anita Shapira. Ha il suo peso. Antiche rivalità possono essere superate da nuove realtà. Mosca e Teheran si avvicinano sempre di più. Fingere il contrario è flirtare con il disastro. Emanuele Ottolenghi |
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