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Libero Rassegna Stampa
15.02.2003 Per la pace contro i pacifisti
Foa-Terracini: l' attualità di due esperienze di vita

Testata: Libero
Data: 15 febbraio 2003
Pagina: 8
Autore: Angelo Pezzana
Titolo: «Foa, il comunista ebreo contro il pacifismo a oltranza»
Riportiamo un articolo di Angelo Pezzana pubblicato su Libero sabato 15 febbraio 2003.
Novantadue anni portati molto bene, lucido come sempre, Vittorio Foa non si lascia sfuggire l'occasione di dire come la pensa. Lo fa con un'intervista a Repubblica, dove tra terrorismo,guerra e pacifisti riconferma il suo spirito indipendente. Stranamente (per Repubblica) anche il titolo dell'articolo gli rende onore, "Non sarò mai un pacifista", dichiara Foa, confermando l'onestà intellettuale di tutta una vita.
E che Foa lo dichiari a voce alta, mentre tutto lo schieramento al quale appartiene grida l'opposto, aggiunge merito all'onore.
La sua lunga vita è lì a dimostrarlo.
Ebreo, comunista, di quelli che pagarono con il carcere il loro antifascismo, di quelli per intenderci che non sventolarono mai la bandiera del tengo famiglia. In carcere Foa, come il suo compagno Umberto Terracini, anche lui ebreo e comunista, subì non solo la privazione della libertà ma anche l'espulsione dal partito comunista. Una storia che viene ricordata malvolentieri, soprattutto a sinistra, dove l'imbarazzo produsse solo silenzio.
1939, in uno scenario per molti versi simile all'attuale, Foa - e con lui Terracini- si opponevano a quanti nel PCI di allora applaudivano al patto von Ribbentrop-Molotov. La pace era salva, il trattato che la garantiva era stato firmato. Peccato che Hitler mentisse. Ma nessuno aveva il coraggio di dirlo e di scriverlo. Tutti lanciavano osanna alla pace finalmente garantita. Poco male se qualche paese perdeva la libertà, se URSS e Germania nazista cominciavano a dividersi l'Europa. La pace, valore assoluto, era salva. Anche allora, come oggi con Saddam Hussein, la maggioranza gridava pace, senza andare tanto per il sottile. I detenuti Foa e Terracini, sfidando non solo il regime fascista ma il proprio partito, osarono dire no a quel patto sciagurato.
Ne prefigurarono il risultato e ,davvero da amanti della pace,quella vera,quella giusta, videro in quella alleanza la seconda guerra mondiale che di lì a poco, anche grazie a quel patto, sarebbe scoppiata.
Foa e Terracini seppero affrontare con coraggio la solitudine che l'espulsione dal partito comunista comportava. In carcere, forti solo del loro coraggio e grazie alla dura cervice che li aveva formati, coscienti che la ragione era dalla loro parte, si opposero al partito nel quale avevano scelto di realizzare il loro antifascismo. Ne patirono, soffrendo, l'espulsione.
Terracini è morto venti anni fa, ma quel coraggio e dirittura morale lo riaffermò quando ,solitario nel suo stesso partito comunista,
alzò la voce contro le persecuzioni degli ebrei nell'URSS, in quel paradiso dove regnavano libertà e giustizia. Naturalmente nessuno gli diede retta, malgrado l'altissimo credito che gli derivava dall'essere stato uno dei padri della costituente. Ma era un ebreo e nell'URSS di allora non potevano esistere persecuzioni contro gli ebrei. L'occidente lo sapeva, ma la vulgata ufficiale non lo ammetteva. Si è dovuto attendere la rivolta dei refuseniks e l'emigrazione in massa perchè quel mondo orribile di sofferenza e umiliazione si spalancasse agli occhi miopi di che guardava soltanto alla "pace".
Come oggi, mentre il mondo sta per essere attaccato con nuove, terribili e sofisticate armi di distruzioni di massa, è l'America ad essere messa sotto accusa, la si inonda di distinguo, i famose se e ma.Come Israele, che anche in Italia, è sotto boicottaggio da istituzioni che dovrebbero diffondere cultura e comprensione fra i popoli, ma con lo stato ebraico il metro usato è diverso. L'università di Bologna arriva addirittura a diffondere un comunicato nel quale si chiede alle forze di difesa israeliane di deporre le armi. Avete letto bene, deporre le armi.
I dittatori non verranno mai deposti con i rami d'ulivo. Saddam Hussein è il problema di oggi. Altri lo seguiranno.
"Io sono contro il pacifismo, è stato il mio avversario principale. E'un sentimento che ho maturato quando ero più giovane e che mi è rimasto tutta la vita. Io ho vissuto due guerre mondiali, sono stato un ragazzo quando c'era chi lottava per il disarmo del proprio paese mentre Hitler si preparava ad aggredire l'Europa. No, per la mia storia non posso esseere pacifista. E la mia storia è anche quella di tanti altri, anche quella dei comunisti storici che non sono mai stati pacifisti e non possono esserlo neanche ora".
Questo pensa e dice Vittorio Foa, giovane novantaduenne, "padre nobile della sinistra", come solitamente viene etichettato. Padre nobile si, ma di quali figli ? Di quale sinistra ? Quella che sfilerà contro Bush e Sharon, che difenderà Saddam Hussein, che sta ricevendo Tareq Aziz con deferenza ignorando l'opera di spaventosa macelleria che lo contraddistingue.
Padre nobile si, ma lasciato solo, inascoltato. Come quando era nelle carceri fasciste ed il PCI lo espelleva perche aveva osato dire la verità.
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