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Antonio Donno
Israele/USA
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Lo ‘scontro delle civiltà’ (Huntington) è sempre più all’ordine del giorno 22/08/2022
Lo ‘scontro delle civiltà’ (Huntington) è sempre più all’ordine del giorno
Analisi di Antonio Donno

La fine della storia e l'ultimo uomo eBook : Fukuyama, Francis, Ceni,  Delfo: Amazon.it: Kindle Store

Nel 1992, a tre anni dal crollo dell’Unione Sovietica, il comunismo sembrava un’ideologia di un triste passato. La Guerra Fredda era finita con il trionfo della democrazia liberale e a molti osservatori sembrava certo che il mondo avrebbe abbracciato le libertà occidentali trionfanti. L’Occidente aveva vinto la sua storica battaglia contro il comunismo e le sorti del mondo apparivano ormai legate ai principi della libertà. Proprio in quell’anno, il politologo americano Francis Fukuyama pubblicava un libro che avrebbe avuto una grande fortuna a livello globale: La fine della storia e l’ultimo uomo (titolo nella traduzione italiana). In breve: l’Occidente aveva vinto e, di conseguenza, appariva evidente che un numero crescente di Paesi si stessero orientando verso la democrazia liberale, la quale avrebbe potuto rappresentare “il punto d’arrivo dell’evoluzione ideologica dell’umanità [e] la definitiva forma di governo tra gli uomini”. Molti, presi dall’entusiasmo, aderirono alle tesi di Fukuyama, secondo il quale si era giunti, con il crollo del comunismo, alla “fine della storia” e all’inizio di una nuova storia fondata sulla democrazia liberale, il futuro dell’umanità.

     Le tesi di Fukuyama furono radicalmente rovesciate dalle analisi del grande scienziato politico americano Samuel Huntington e lo furono “a stretto giro di posta”. Nel 1993, a un solo anno di distanza dal libro di Fukuyama, Huntington pubblicò su “Foreign Affairs” un saggio intitolato “Scontro di civiltà?”, che fece scalpore soprattutto tra i sostenitori delle tesi di Fukuyama, perché sosteneva che, dopo il crollo del comunismo, il fattore centrale della scena internazionale non era il trionfo del liberalismo occidentale, bensì un sempre più acuto conflitto tra diverse civiltà, perché il fenomeno più eclatante consisteva nell’“indigenizzazione” culturale delle società non occidentali, che, lungi dall’accogliere e far proprie le libertà provenienti dall’Occidente, preferivano accentuare il loro carattere chiuso, ostile a ciò che provenisse dall’esterno, conflittuale nei confronti delle intromissioni culturali. L’integralismo islamico ne era l’esempio più evidente a livello internazionale. Le tesi di Huntington si liberarono del punto interrogativo presente nel titolo del saggio per confermarsi e rendersi ancora più profonde nel libro del 1996, Lo scontro delle civiltà e il nuovo ordine sociale (titolo nella traduzione italiana): “Nell’epoca che ci apprestiamo a vivere, gli scontri fra civiltà rappresentano la più grave minaccia alla pace mondiale”, perché le identità culturali sono “alla base dei processi di coesione, disintegrazione e conflittualità che caratterizzano il mondo post-Guerra Fredda”. La storia del mondo nei primi due decenni del presente secolo conferma inappellabilmente le tesi di Huntington, non quelle di Fukuyama.

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     L’attentato a Salman Rushdie di qualche giorno fa è stato l’ultimo episodio dello scontro tra civiltà. La ben nota scrittrice nata in Kenya Ayaan Hirsi Ali ha pubblicato su “Unherd” un prezioso articolo riportato in traduzione italiana su “Il Foglio” di venerdì scorso (https://www.ilfoglio.it/esteri/2022/08/19/news/-difendiamo-l-occidente-la-politica-ayaan-hirsiali-dopo-l-attacco-a-rusdhie-4339669/). “Quando sono fuggita da un matrimonio forzato – scrive Hirsi Ali con uno slancio appassionato – e mi sono fatta una vita in Europa, sono rimasta stregata dalla cultura della libertà”. Più avanti, dopo un breve riferimento al terribile evento che ha portato l’Iran nelle mani dei fanatici islamisti, Hirsi Ali condensa le tesi di Huntington sullo scontro delle civiltà in una frase senza appello: “Il mondo dell’occidente e il mondo dell’islamismo sono totalmente inconciliabili” (corsivo mio). Negoziare con l’Iran – continua la scrittrice – è non solo inutile, ma controproducente per le democrazie occidentali. L’Iran non concederà mai nulla, ma accetterà ben volentieri le concessioni che verranno dall’Occidente, perché le utilizzerà per raggiungere i suoi scopi.

     “Gli strumenti occidentali della diplomazia e della ragione sono inutili”, perché del tutto estranei alla cultura e alle finalità di un nemico (questo è precisamente il termine usato da Hirsi Ali) che “pensa in termini di secoli piuttosto che di mesi o anni”. E tuttavia, l’Occidente – e gli americani, in particolare – si ostinano a volere un compromesso con l’Iran, e così le democrazie europee. “Di questi tempi – conclude sconsolatamente Hirsi Ali – non è di moda difendere la tesi dello ‘scontro di civiltà’ di Samuel Huntington. Ma l’attacco a Salman mostra quanto fosse vera”.
Siamo stati ciechi.

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Antonio Donno

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