C’è una rete di spie iraniane in Usa Analisi di Cecilia Sala
Testata: Il Foglio Data: 18 agosto 2022 Pagina: 9 Autore: Cecilia Sala Titolo: «C’è una rete di spie iraniane negli Usa. L’assalitore chattava con loro»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 18/08/2022, a pag.9, con il titolo "C’è una rete di spie iraniane negli Usa. L’assalitore chattava con loro", l'analisi di Cecilia Sala.
Cecilia Sala
Roma. La storia della fatwa più famosa del mondo comincia con questa scena: due attori indiani – una star di Bollywood e un doppiatore – sono su un volo per Londra e, quando il loro aereo viene dirottato, la prima si trasforma nell’arcangelo Gabriele e il secondo nel diavolo. Per questo passaggio onirico inserito nei “Versetti satanici” – e per la scelta del titolo – Salman Rushdie è un uomo perseguitato da più di trent’anni. “Versetti satanici” non è un libro sull’islam. Quando è uscito, nel 1988, in occidente è stato interpretato come una satira sull’Inghilterra della fine del secolo scorso e una riflessione sull’immigrazione dai paesi che avevano fatto parte dell’impero britannico. Ma il titolo è una citazione di un “incidente” inserito in tutte le biografie di Maometto scritte nei primi duecento anni di storia dell’islam in cui il profeta si sarebbe lasciato confondere da Satana, scambiando le sue parole per quelle di Dio, finché l’arcangelo Gabriele non è intervenuto a correggerlo: oggi le gerarchie islamiche rifiutano questa ipotesi sia dal punto di vista storico che teologico e la considerano blasfema. In Iran, l’Imam Khomeini aveva pronunciato la sua fatwa con sentenza di morte parlando in diretta alla radio nazionale. Ora l’Fbi sta indagando sul caso e non comunica i dettagli, ma è interessante che Hadi Matar – un ragazzo del New Jersey che al tempo della fatwa non era neppure nato – abbia accoltellato alla gola e al fegato Rushdie proprio nell’estate in cui viene disvelata una sequenza senza precedenti di piani omicidiari iraniani negli Stati Uniti insieme alla presenza di un commando di spie della Repubblica islamica che opera (o tenta di farlo) sul campo in America. Mercoledì scorso il Dipartimento di giustizia ha incriminato Shahram Poursafi, una spia dei pasdaran, per aver complottato allo scopo di uccidere l’ex consigliere per la Sicurezza nazionale John Bolton. Poursafi sarebbe il coordinatore anche di un piano separato per provare ad assassinare l’ex Segretario di Stato Mike Pompeo, che era in carica quando Donald Trump diede l’ordine di uccidere il generale iraniano Qasem Soleimani. Alla fine di luglio, Khalid Mehdiyev è stato arrestato dall’Fbi per aver passato due giorni davanti all’appartamento di Brooklyn in cui vive l’ex cronista parlamentare e dissidente iraniana Masih Alinejad con un fucile AK-47 carico e una borsa con sessantasei munizioni. All’inizio di luglio la Cia ha avvisato il Paraguay della presenza di un’altra spia dei pasdaran, Gholamreza Ghasem, che però nel frattempo era scappata a Cuba per rifarsi la faccia e i documenti: adesso gira per le Americhe e si sono perse le sue tracce. E’ probabile che l’Fbi stia cercando di ricostruire se ci siano stati contatti diretti o indiretti tra le spie iraniane negli Stati Uniti e Matar, l’assalitore ventiquattrenne di Salman Rushide. La mamma di Matar, Silvana Fardos, ha detto al Daily Mail che suo figlio era stato un mese in Libano nel 2018 ed era tornato a casa “completamente cambiato”: “stava tutto il giorno in cantina a fare non so bene cosa e ha smesso di parlare sia con me che con sua sorella”. Una fonte tra gli inquirenti ha detto a Vice News che Matar chattava con alcune persone che poi si è scoperto essere delle spie dei Guardiani della rivoluzione. E’ un elemento a favore dell’ipotesi che l’accoltellamento dello scrittore non sia un episodio isolato e faccia parte di un piano per una sequenza di attacchi negli Stati Uniti.
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