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La Repubblica Rassegna Stampa
18.08.2022 La tattica ucraina contro gli invasori russi
Analisi di Brunella Giovara

Testata: La Repubblica
Data: 18 agosto 2022
Pagina: 13
Autore: Brunella Giovara
Titolo: «La caccia ai soldati russi: 'Ce li pagano per usarli negli scambi di ostaggi'»
Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 18/08/2022, a pag.13, con il titolo "La caccia ai soldati russi: 'Ce li pagano per usarli negli scambi di ostaggi' ", l'analisi di Brunella Giovara.

Russia's ambitions, Ukraine's resistance, and the West's response

Una voce alla radio, a intervalli regolari. «Soldati russi, vi trovate in territorio ucraino. Rischiate di morire qui per un ordine criminale. Se non volete eseguire questi ordini, potete buttare il carburante, danneggiare i mezzi. Soldati russi, non sarà un tradimento. Consegnatevi, darete una nuova vita alla vostra patria, senza Putin. Sarete sotto la protezione Onu…». Soldati russi come quelli che stanno bersagliando Kramatorsk in queste ore, che ascoltano la radio ucraina e qualche dubbio gli viene, se tre notti fa in dodici si sono davvero consegnati, come raccontano i due incursori incontrati al chiosco Tato. La stazione ferroviaria non è lontana. Il 9 aprile, 50 morti tra la gente che aspettava il treno per fuggire da qui. Chiusa, i segni delle schegge sulle pareti e a terra, ma alcuni operai puliscono e bagnano i fiori delle aiuole. Nel deserto che è questa città, il Tato è un faro di vita civile. Ma non si può bere neanche una birra, per ordine del governo locale nessun tipo di alcol può essere venduto in Donbass, perché c’è il fronte vicino, e tutto è fronte, per via dei colpi di mortaio, e anche dei missili. I due appena scesi dal bosco bevono una tisana di margherite, e un tè verde. Mischa, 25 anni, e Cecen, 26, nomi di battaglia di due professionisti dell’esercito, due di queste parti, che conoscono i posti al di qua e al di là della linea zero, e lì vanno a caccia. Sono tranquillissimi, eppure i colpi che partono e che arrivano si sentono forti e chiari. Non loquaci, però contenti di aver finito la notte senza problemi, e come racconteranno dopo un’ora di chiacchiere sulle sorti del mondo (e dopo aver chiarito che "Cecen" è un soprannome per scherzo), l’ultima operazione è stata di grande bottino. «Noi lavoriamo di notte. Andiamo nella foresta, vicino alle linee. Siamo sempre da venti a quaranta, a seconda del compito assegnato. Facciamo gli assalti, facciamo le ‘pulizie’…», e Mischa mostra la pila appesa al giubbotto antiproiettile. Serve solo quando si arriva aldunque, cioè quando gli altri si arrendono. «Stanotte erano due, li abbiamo presi, disarmati. Siamo stati lì un po’ a parlare… Poi gli abbiamo fatto la proposta». Nel frattempo passa un’ambulanza diretta verso le colline dove si combatte, senza sirene. Tornerà carica in un ospedale che vive sottoterra, e da fuori sembra abbandonato. Nascosto dagli alberi e quindi dai droni, le finestre distrutte. Ma le camere operatorie negli scantinati lavorano. Arrivano i feriti, vengono operati, e muoiono talvolta oppure si salvano e vengono portati giù a Pokrovsk, verso gli ospedali attrezzati. Il tutto in una città vuota, a parte tre bambini rom che chiedono l’elemosina all’incrocio.Poco vestiti, i piedi neri disporcizia. Mischa regala due caramelle mou, non tre perché ne ha solo due, e si vede che questi bambini hanno fame vera. Ma altro non c’è. «Guarda che disastro, una città ridotta così…». Allora, i due russi «sembravano contenti che fosse finita, lo abbiamo capito mentre guardavamo nei loro telefoni. C’erano le foto dei loro compagni. Allora abbi amo detto: digli che vogliamo parlare. Lui telefona, risponde uno, io dico "sappiamo che siete dieci, che avete munizioni per un quarto d’ora. Avete 10 minuti di tempo per consegnarvi". E ciao. Dopo 7 minuti sono arrivati in dieci. Uno ferito, gli altri sani. E un blindato Bmp». Dodici prigionieri fanno un sacco di soldi, perché un combattente russo vivo vale un bel po’ di soldi, i morti invece valgono niente. La lista recita che: un combattente filorusso delle repubbliche autoproclamate, Dnr e Lnr, vale 200 dollari. Un vero soldato russo, trecento. Un ufficiale, 400. Ma un pilota di aereo, 500 dollari. E un "Kadirovzy", cioè un miliziano ceceno, è il colpo grosso: 600 dollari. C’è un meme, su questa faccenda, che fa molto ridere i soldati: «I territori occupati sono tappezzati di soldi, basta andare a prenderseli». «Io li ammazzerei volentieri tutti, e subito, così si fa vera pulizia. Ma bisogna stare calmi, molto calmi ». Non si uccide, «a meno che non ci sia una reazione improvvisa », e poi non bisogna fare «come loro, che se ci prendono ci castrano, o ci tagliano la testa e le mani ». Sui telefoni di tutto l’esercito ucraino ci sono il video del soldato evirato, e la foto di un altro compagno decapitato, le mani una a destra e una a sinistra della testa ficcata su un palo, il cadavere a terra, a Popasna, che non è così lontana da qui. «Quando non c’è tempo, si uccide. Ma se la situazione è buona e la nostra testa è fredda, allora possiamo parlare, trattare». L’ordine è «non uccidere se non si è costretti, poi le nostre squadre hanno autonomia, si decide sul momento». L’altro ordine è di fare più prigionieri che si può, vivi e in salute, «perché servono per gli scambi. Ci sono 2500 combattenti di Azov prigionieri, meno i 53 uccisi dai russi nel falso bombardamento di Olenivka. Abbiamo bisogno di prigionieri russi per riprenderci i nostri ». Allora, buonanotte. Riprenderanno il turno fra tre giorni, se va bene. Dove dormite? «Sottoterra, al riparo». Le tane dell’esercito ucraino, sembrano già delle tombe.

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