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La Stampa Rassegna Stampa
14.08.2022 Odessa in guerra
Cronaca di Rick Mave

Testata: La Stampa
Data: 14 agosto 2022
Pagina: 23
Autore: Rick Mave
Titolo: «Odessa ha perso il suo mare: 'I missili annientano il futuro'»
Riprendiamo oggi, 14/08/2022 dalla STAMPA, a pag. 23, con il titolo "Odessa ha perso il suo mare: 'I missili annientano il futuro'", il commento di Rick Mave.

RickMavePhotography | Sedition
Rick Mave

Israel reportedly leaning toward sending defensive military aid to Ukraine  | The Times of Israel

Dall'inizio della guerra in Ucraina Odessa non è mai stata realmente attaccata, né ha avuto danni tali da stravolgere l'architettura regale della città, perla del Mar Nero. Eppure, a più di cinque mesi dall'inizio del conflitto la città vive in una realtà sospesa tra una quotidianità alterata e la tensione di un imminente attacco. Dal mare dove il pericolo è sempre presente – nonostante la fondamentale riconquista dell'isola dei Serpenti, l'accordo di Istanbul e la creazione di un corridoio del grano –, e da terra, Mykolaiv, città duramente colpita da bombardamenti quotidiani, dista solo centotrenta chilometri ed è l'ultima difesa prima di Odessa. Molti in città hanno la netta sensazione che, con questa frequenza e intensità di colpi d'artiglieria russa, Mykolaiv reggerà al massimo fino all'inverno. E con il sopraggiungere della stagione fredda gli abitanti di Odessa potrebbero lasciare la città per andare in posti più sicuri e più caldi, c'è la paura di dover affrontare un assedio senza luce e gas, al gelo, senza riscaldamenti. Il suono delle sirene antiaeree e la presenza delle barricate nei punti nevralgici della città stanno lì ad ammonire implicitamente la gente che continua a vivere e cercare una normalità che non c'è. La città rispetto ai primi mesi di guerra è tornata a riempirsi, il centro storico è aperto e le strade sono piene di persone. I locali brulicano di giovani rumorosi e festanti, la musica invade le strade, ci sono i saldi estivi nei negozi. Come in qualsiasi altra città di mare si vive all'aperto, l'estate è sacra raccontano, ma finisce alle undici di sera per il coprifuoco e di questo le nuove generazioni di Odessa si lamentano molto. Incontriamo Nikolai, un ragazzo di venticinque anni: affitta un appartamento nel bel quartiere di Arcadia con la sua fidanzata.

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Ci racconta che nonostante la situazione ad Odessa sia tranquilla la loro quotidianità non lo è, passano molto tempo a leggere sui telefonini le notizie riguardanti gli attacchi russi che vengono postati sui gruppi Telegram cittadini. Anche se non vorrebbero, hanno paura. Quando si chiede loro del mare, ci dicono che ad Odessa quest'anno il mare è negato, impensabile ma vero, qui di solito d'estate non si trova un lembo di sabbia dove sdraiarsi neanche a pagarlo eppure ora ci sono solo gabbiani in spiaggia. Ed in mare non ci sono barche né si fanno sport acquatici. È cresciuta addirittura dell'erba tra la sabbia, gli accessi al mare sono vietati, del nastro sbarra idealmente le discese al mare – su tutta la costa è vietato fare il bagno –, in spiaggia cartelli avvisano della presenza di mine. Ordigni in mare che durante le mareggiate o a causa delle correnti potrebbero spostarsi ed avvicinarsi alla riva – un uomo di cinquant'anni è morto lo scorso giugno, in un paese vicino Odessa, a causa dell'esplosione di una mina mentre faceva immersione nonostante i divieti –, ordigni sotterrati sotto la sabbia – un atto obbligatorio e necessario secondo Natalia Humeniyk, addetto stampa del comando militare dell'Ucraina meridionale –, in previsione di un possibile sbarco anfibio russo nei primi mesi di guerra dove paura e psicosi erano maggiori rispetto ad ora. Sul lungomare militari e polizia controllano che nessuno sia in spiaggia, le persone siedono sulle panchine e guardano il mare – come d'inverno dicono –, altri dal molo lanciano dei secchi in acqua, li riempiono e se li riversano addosso per rinfrescarsi dal caldo di agosto. Molte persone prendono il sole sdraiate sul cemento del lungomare. Incerta sul da farsi, sotto il sole d'agosto, nella sua bellezza e drammaticità la città indugia, nel mentre la gente passeggia al mare, i caffè sono aperti, i vecchi giocano a scacchi nei parchi, i militari presidiano gli accessi principali, il tempo scorre. Si cena fino alle 20,30, poi c'è il coprifuoco, le sirene antiaereo suonano di nuovo, come ogni giorno ormai, accompagnate dai campanili delle chiese, Nikolai si mette subito alla ricerca di notizie sul suo telefono. Gli chiediamo come e dove si vede tra un anno, sorride come se fosse una domanda assurda e probabilmente lo è. Dice che ormai non riesce più a pensare a nessun futuro, che si è portati a vivere solo il presente se può arrivarti all'improvviso un missile dal mare e annullare tutti i tuoi programmi. Sogni? La fine della guerra, poi indica un gabbiano che entra in acqua: «Vorrei essere come lui, per fare il bagno e volare via di qui». Non ci si può abituare a tutto ciò, la guerra scava negli animi. Odessa attende.

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