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La Stampa Rassegna Stampa
13.08.2022 Alan Dershowitz: 'Doppio standard contro Donald Trump'
Lo intervista Francesco Semprini

Testata: La Stampa
Data: 13 agosto 2022
Pagina: 15
Autore: Francesco Semprini
Titolo: «'Un'operazione fatta per intimidirlo e a questo punto rischia la galera'»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 13/08/2022 a pag.15 con il titolo ''Un'operazione fatta per intimidirlo e a questo punto rischia la galera" l'intervista di Francesco Semprini.

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Francesco Semprini

Alan Dershowitz: la causa di Trump contro Twitter «scuoterà notevolmente le  cose» | Epoch Times Italia
Alan Dershowitz

«Con Donald Trump sono stati usati due pesi e due misure, l'obiettivo è ottenere informazioni sul 6 gennaio 2021, ma il mandato da solo chiarirà poco. L'azione delle procure è concertata ma non impediranno all'ex presidente di correre di nuovo». A dirlo è Alan Dershowitz, avvocato, giurista, professore di Harvard e legale di Trump nel caso di impeachment per il Russiagate.

Che idea si è fatto del raid a Mar-a-Lago? «È stata un'azione sbagliata, perpetrata per intimidire, molto poco ortodossa. Quanto fatto nei confronti di Trump conferma il doppio standard usato dalla Giustizia, non è andata così ad Hillary Clinton o all'ex consigliere per la Sicurezza nazionale Sandy Berger, entrambe stelle sulle quali grava il sospetto di aver sottratto informazioni classificate. Nessuna delle due è stata raggiunta da un mandato di perquisizione».

Cosa ne pensa della richiesta del ministro della Giustizia Merrick Garland di rendere pubblico il mandato di perquisizione? «Troppo poco e troppo tardi. Avrebbe dovuto chiederne la pubblicazione sin dal primo giorno, quando è stata resa nota la notizia della perquisizione. In realtà ad essere reso pubblico dovrebbe essere anche l'affidavit. Il mandato di perquisizione in sé è un modulo schematico che serve solo per scopi burocratici. L'affidavit è il documento di maggior valore perché contiene le informazioni che sono state fornite, da chi e in quali circostanze. Però nessuno ne ha parlato, il ministro Garland non mi sembra ne abbia fatto menzione».

Quanto sta accadendo ha a che fare solo dei documenti non consegnati agli Archivi nazionali? «Il vero obiettivo del raid era trovare informazioni riguardo i fatti del 6 gennaio 2021. La storia dei documenti è stata utilizzata come scusa, ricorrere a un mandato di perquisizione per questioni riguardanti materiale classificato, specie nei confronti di un ex presidente o di un'alta carica dello Stato, è qualcosa che non è ma successo. La vicenda degli Archivi nazionali è solo un pretesto».

Cosa ne pensa della questione dei dossier sulle armi nucleari? «Dobbiamo attendere. Credo che l'affidavit che ho menzionato possa essere di aiuto in questo senso. Ripeto a mio avviso si poteva procedere in maniera diversa chiedendo un'ingiunzione alla Corte sulla trasmissione dei documenti. Sarà interessante capirne di più e procedere poi a una legittima comparazione con i metodi e le procedure utilizzate per Hillary Clinton».

Ora si è aggiunta il procedimento penale sulla Trump Organization della corte di New York, cosa ne pensa? «Sono sicuro che si tratta di un'operazione concertata, di solito le diverse agenzie e le procure si sentono e si informano a vicenda. Quindi sono sicuro che Georgia, New York, Washington e Palm Beach in Florida lavorano in coordinamento fra loro. Detto questo la coincidenza temporale non la leggerei attraverso il prisma delle elezioni di metà mandato, non credo sia quello il punto».

Allora non è vero che si tratta di una caccia alle streghe come dice Trump? «Qualsiasi cosa riguardi un ex presidente è una questione politica, specie quando c'è un mandato di perquisizione di mezzo. A mio avviso la contaminazione politica in questa vicenda riguarda il doppio standard applicato per Hillary Clinton e Sandy Berger rispetto a Trump. Questa è una vicenda che ha forti contaminazioni politiche e su cui servirebbero delle chiare spiegazioni delle istituzioni e delle autorità coinvolte».

Cosa rischia Trump? «Il rischio è serio, c'è un'indagine penale in corso che potrebbe portare a una condanna e alla prigione. Quello che invece Trump non rischia è che, qualsiasi cosa accada, può correre per la presidenza degli Stati Uniti, anche se viene incriminato e addirittura può correre dalla prigione. In nessun modo il Congresso o il dipartimento di Giustizia gli possono impedire di candidarsi per le elezioni presidenziali se vengono applicati i criteri costituzionali».

Ha ancora presa sulla base del partito tale da aspirare di nuovo alla Casa Bianca? «Non sono un sondaggista e non sono un sostenitore di Trump, ho votato contro di lui due volte e se dovesse correre di nuovo voterei ancora contro. Sono un democratico liberale, credo nello Stato di diritto e nella Costituzione. E credo che la costituzione sia il punto di riferimento di entrambi i partiti politici, democratico e repubblicano».

Però tutto questo potrebbe essere un boomerang per i Dem… «Potrebbe esserlo, come tanti altri elementi lo sono per l'una o l'altra parte. Succedono cose strane, ad esempio le recenti decisioni della Corte Suprema possono essere paradossalmente un aiuto ai democratici e in un altro caso lo possono essere per i repubblicani. Ogni azione che riguardi la vita dei cittadini ha conseguenze politiche».

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