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La Stampa Rassegna Stampa
09.02.2003 Non esiste differenza tra antisemita e antisionista
Non c'è giustificazione per chi mette al bando scienziati e uomini di cultura che lavorano per il bene dell'umanità

Testata: La Stampa
Data: 09 febbraio 2003
Pagina: 22
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «I Protocolli dei prof»
Riportiamo un articolo di Fiamma Nirenstein pubblicato su La Stampa domenica 9 febbraio 2003.
«Tu dichiari amico mio di non odiare gli ebrei, di essere semplicemente antisionista... quando qualcuno attacca il sionismo intende gli ebrei, questa è la verità di Dio», diceva Martin Luther King. Anche il boicottaggio che hanno firmato alcuni professori della Università Ca' Foscari e delle Università di Urbino, di Perugia, di Bari e di Genova non ha nulla a che fare con il sionismo né con Sharon, ma con l'antisemitismo: ricorda l'indiscriminato rogo nazista dei libri. Non ha infatti nessuna giustificazione mettere al bando scienziati e uomini di cultura che lavorano solo per il bene dell'umanità. Non solo: il conflitto israelo-palestinese così come se lo figurano i professori è un conflitto fantasticato, un'invenzione simile a quella dei Protocolli dei Savi di Sion, in cui si sostiene la congiura ebraica per dominare il mondo. Il conflitto dei professori, a cui essi fanno conseguire una politica di apartheid verso la cultura israeliana, è parte integrante di una dottrina che disegna Israele non come la disperata piccolissima patria degli ebrei, ma come una longa manus americana che aggredisce e occupa i palestinesi, e ne fa delle vittime innocenti. I professori, poiché sono persone colte, sanno che questo non è vero: Israele dopo aver restituito il Sinai all'Egitto non ha fatto che cercare, sia pure con grandi contraddizioni, di accordarsi per «territori in cambio di pace» secondo le risoluzioni dell'Onu; inoltre i coloni constano di un partito piccolissimo, e anche Sharon si è impegnato per uno Stato palestinese. Due anni e mezzo or sono, a meno che non vogliamo ascoltare versioni propagandistiche, Barak si trovò a un rifiuto da parte di Arafat del 97 per cento dei Territori a cui seguì un'atroce aggressione terroristica programmata da tempo: il mondo arabo, e i palestinesi in particolare, non potevano riconciliarsi con l'idea di Israele come Stato legittimo. Questa Intifada non può certo attribuirsi a Israele, che mentre si difende - in maniera che certo può essere messa in discussione - chiede di tornare a trattare una volta che cessi il terrorismo. I professori dunque demonizzano Israele e come in un gigantesco lapsus ne colpiscono non la politica ma la cultura. Quanto alla reazione del presidente delle Comunità italiane Amos Luzzatto, se veramente la sua reazione è stata «così fanno il gioco di Sharon», come se invece fosse consentito il rogo dei libri per fare il gioco di un'altra parte politica, ciò sarebbe davvero imperdonabile. Ma noi non ci possiamo credere e attendiamo una pronta condanna dell'orribile boicottaggio oltre che da parte delle autorità universitarie e delle istituzioni tutte, soprattutto degli ebrei italiani nelle loro massime espressioni.
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