Quando l''imparziale' Commissario Onu esterna rozzi cliché antisemiti
Editoriale del Jerusalem Post
(da Israele.net)
Miloon Kothari
Le dichiarazioni fatte la scorsa settimana dal commissario delle Nazioni Unite Miloon Kothari sono scioccanti, ma di certo non sono sorprendenti. Kothari fa parte di una Commissione di tre membri senza eguali per termini e condizioni, nominata l’anno scorso dalle Nazioni Unite col compito condurre indagini per crimini di guerra a carico di Israele. Oltre a Kothari, la Commissione comprende la presidente Navi Pillay, un ex Alto commissario Onu per i diritti umani che in passato ha sostenuto appelli per il boicottaggio e le sanzioni contro Israele, e l’esperto legale australiano Chris Sidoti, anch’egli autore recentemente di dichiarazioni perlomeno inquietanti (tutti e tre i membri della Commissione avevano rilasciato dichiarazioni pubbliche, prima della formazione della Commissione, in cui accusavano Israele di apartheid e crimini di guerra ndr). La “Commissione d’inchiesta internazionale indipendente delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati, compresa Gerusalemme est, e Israele” è stata varata nel maggio 2021 dal Consiglio Onu per i diritti umani con sede a Ginevra, sulla scia della guerra di undici giorni scatenata da Hamas che da Gaza lanciò migliaia di razzi sulla popolazione israeliana, a cominciare da Gerusalemme, ai quali Israele reagì lanciando l’operazione “Guardiano delle Mura”. La creazione di quella Commissione d’inchiesta per indagare in perpetuo su Israele, e non su Hamas, è di per sé vergognosa. Il fatto, poi, che la Commissione sia composta da tre persone note per aver espresso opinioni ampiamente negative su Israele, vale a dire l’oggetto della loro indagine “imparziale”, rende la cosa ancora più grave. Nel frattempo, nulla di ciò che la Commissione e i suoi membri hanno detto o fatto mitiga anche solo in parte le preoccupazioni circa il loro intrinseco pregiudizio contro Israele. Quando a giugno è stato pubblicato il loro primo rapporto, Sidoti ha respinto le critiche dicendo che alcuni ebrei lanciano accuse di antisemitismo “come chicchi di riso a un matrimonio”.
Ma la settimana scorsa Kothari è andato ben oltre, cancellando in un colpo le ultime tracce di pretesa imparzialità. Evidentemente sconvolto dal fatto che la Commissione venisse criticata anche da parte di alcuni governi, Kothari ha dichiarato in un’intervista al sito Mondoweiss: “Siamo molto demoralizzati per i social network che in gran parte sono controllati dalla lobby ebraica o specifiche ong: vengono impiegati molti soldi nel tentativo di screditarci”. L’avvocato indiano ha aggiunto: “Arriverei al punto di sollevare la questione stessa del perché Israele sia membro delle Nazioni Unite”. Le parole di Kothari ripropongono il cliché antisemita, ripugnante eppure di grande eco, circa il “controllo ebraico” sui mass-media sostenuto dal “denaro ebraico”. Per buona misura, Kothari mette anche chiaramente in dubbio il diritto di esistere di Israele insieme alla sua appartenenza alle Nazioni Unite, di cui fanno parte 193 paesi. L’Onu prende ossessivamente di mira Israele con le sue indagini e condanne. Questa Commissione non fa che aggiungersi alle clausole che impongono al Consiglio di Sicurezza di esaminare le azioni israeliane con continui rapporti ogni tre mesi, e ai dibattiti del Consiglio Onu per i diritti umani che garantiscono che Israele venga condannato più di qualsiasi altro paese al mondo. E potremmo andare avanti con molti altri esempi di ipocrisia e doppia morale. Basterebbe ricordare, come ha fatto la settimana scorsa la ong ”UN Watch”, che “Libia, Russia e Zimbabwe erano tra i 54 membri del Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite che il 22 luglio ha votato per additare Israele come l’unico paese al mondo accusato quest’anno per presunta violazione dei diritti delle donne”. Ma Kothari ha chiaramente superato anche i bassissimi standard che caratterizzano le Nazioni Unite quando si tratta di trattare Israele in modo equo come uno stato membro sovrano. “Non dovrebbe esserci posto per questo antisemitismo e questo sentimento anti-israeliano alle Nazioni Unite” ha affermato l’ambasciatrice degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite Linda Thomas-Greenfield, aggiungendo che quelle dichiarazioni “non possono rimanere senza risposta”.
Deborah E. Lipstadt, inviata speciale degli Stati Uniti contro l’antisemitismo, ha definito “vergognose” le parole di Kothari, a maggior ragione perché pronunciate da un membro di una Commissione d’inchiesta che si vorrebbe imparziale. Lo stesso presidente del Consiglio Onu per i diritti umani, Federico Villegas, ambasciatore dell’Argentina presso le Nazioni Unite a Ginevra, ha affermato venerdì che i commenti di Kothari “potrebbero ragionevolmente essere interpretati come una stigmatizzazione del popolo ebraico che, come tutti sanno, è al centro di ogni espressione di antisemitismo. Suggerisco rispettosamente – ha continuato Villegas – che il commissario Kothari consideri la possibilità di chiarire pubblicamente i suoi infelici commenti e le intenzioni che vi stanno dietro”. Allo stesso modo si sono espressi contro le parole di Kothari anche i rappresentanti di altri paesi come Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Francia, Canada e Repubblica ceca (a cui si sono aggiunti Austria, Australia, Paesi Bassi, Ungheria, Italia e Unione Europea ndr). Michèle Taylor, ambasciatrice degli Stati Uniti presso il Consiglio Onu per i diritti umani, ha detto che “purtroppo queste osservazioni inaccettabili non fanno che aggravare le nostre profonde preoccupazioni sulla natura illimitata e troppo ampia della Commissione e sul trattamento sproporzionato e fazioso di Israele da parte del Consiglio Onu per i diritti umani”. È ora di porre fine a questa farsa. La Commissione d’inchiesta su Israele non fa nulla per promuovere la giustizia e la pace. Al contrario, essa dà forza e incoraggia le organizzazioni terroristiche che vorrebbero distruggere Israele. E in ultima analisi, i pregiudizi e i doppi standard delle Nazioni Unite fanno male a quell’organismo un tempo nobile tanto quanto fanno male a Israele.