L'offensiva della Jihad Islamica. Ma dietro c'è l'Iran Cronaca di Nello Del Gatto
Testata: La Stampa Data: 07 agosto 2022 Pagina: 14 Autore: Nello Del Gatto Titolo: «Pioggia di razzi da Gaza, la vendetta della Jihad islamica»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 07/08/2022 a pag.14 con il titolo "Pioggia di razzi da Gaza, la vendetta della Jihad islamica" il commento di Nello Del Gatto.
Potrebbe durare ancora una settimana lo scontro in corso tra Israele e la Jihad Islamica palestinese. Da venerdì sera, verso lo Stato della Stella di Davide sono stati lanciati almeno 365 razzi da Gaza, più di trenta non hanno superato la Striscia mentre la maggior parte è stata individuata e neutralizzata dal sistema antimissilistico israeliano Iron Dome. In risposta l'esercito israeliano ha dichiarato di aver colpito obiettivi della Jihad islamica, almeno quindici miliziani, uccidendo, tra gli altri, Taysir al Jabari, uno dei leader del movimento che, secondo informazioni di intelligence israeliane, stava pianificando attacchi nel Paese in risposta all'arresto, in Cisgiordania, dell'altro leader, Bassam al Saadi. Morti, secondo il ministro della salute di Gaza, dodici civili, tra i quali una bambina. L'operazione «Breaking Dawn» ha così riportato, poco più di un anno dopo, Israele in guerra con la Striscia, anche se sono cambiati gli interlocutori. Questa volta, infatti, almeno fino ad ora, fuori dai giochi si sono tenuti i militanti di Hamas, il gruppo, considerato terrorista da molti Paesi, che dal 2007 governa la Striscia. Anche se hanno appoggiato i lanci le Brigate Ezzedin al Qassam, che comunque sono riconducibili ad Hamas. L'anno scorso a maggio furono loro a tenere testa per undici giorni all'esercito israeliano durante l'operazione «Guardian of the walls». In quella occasione, la scintilla che fece esplodere il conflitto fu più politica, legata agli sgomberi forzati di palestinesi da Gerusalemme Est, con scontri anche sulla Spianata delle Moschee. Questa volta la scintilla è stata l'arresto a Jenin, di al Saadi, comandante della Jihad Islamica in Palestina. Da Jenin provengono la maggior parte dei responsabili degli attentati che nei mesi scorsi in undici giorni hanno ucciso 14 persone in Israele.
In risposta l'esercito ha organizzato numerose azioni in Cisgiordania contro terroristi, fiancheggiatori e presunti tali. In uno di questi ha perso la vita la giornalista di Al Jazeera Shireen Abu Akleh, uccisa probabilmente da un militare dell'esercito israeliano. Subito dopo l'arresto di al Saadi, la Jihad islamica aveva minacciato violente ripercussioni. Era cominciata una mediazione con l'Egitto e si attendeva una risposta israeliana oggi, ma l'attacco «preventivo» dell'esercito ha sparigliato le carte. Si contano civili feriti anche in Israele, soprattutto per i resti dei razzi caduti in territorio israeliano dopo essere stati annientati dai proiettili dello scudo antimissile Iron Dome. Un razzo ha anche colpito una casa a Sderot, ma era vuota in quanto gli abitanti avevano già raggiunto il rifugio. Erano comunque giorni che l'esercito israeliano aveva innalzato l'allerta nell'area al confine con la Striscia e ora ha richiamato 25 mila riservisti. Una ottantina di chilometri l'area sotto allerta. Chiuse anche le spiagge a Sud di Israele che in questi giorni erano prese d'assalto da locali e turisti. Gli allarmi sono risuonati anche a Tel Aviv-Jaffa, Rishon Lezion, Bat Yam, Holon e finanche a Mod'in, non lontano da Gerusalemme. Due razzi sono atterrati in mare al largo della costa di Netanya, a Nord di Tel Aviv, nella gittata più lunga registrata. Sul fronte israeliano, fa riflettere la tempistica per la scelta dell'attacco. L'esercito ha attaccato proprio nel giorno nel quale il segretario generale della Jihad Islamica, Ziad Abu Nakhleh, era in visita a Teheran. Inoltre, a novembre ci saranno le elezioni in Israele e la sicurezza è da sempre uno degli argomenti verso il quale gli elettori israeliani sono più sensibili. Con gli ultimi sondaggi che danno in testa Benjamin Netanyahu, da sempre favorevole alla linea dura con i palestinesi, anche l'esecutivo di centro destra dell'attuale premier Yair Lapid ha voluto tenere dritta la barra sulla faccenda. Anche l'operazione militare dell'anno scorso a Gaza si tenne in periodo elettorale. Sul fronte palestinese, non è chiara né la posizione di Fatah né, soprattutto, quella di Hamas. Fino ad ora infatti il gruppo che controlla Gaza sembra essersi disinteressato del lancio di razzi e in tutti i comunicati diffusi non hanno dichiarato il loro appoggio concreto. Si stanno impegnando con Egitto e Qatar per una mediazione, ma non è escluso il loro coinvolgimento. Sicuramente non vogliono lasciare alla Jihad Islamica il ruolo di unici difensori della causa palestinese. In Israele intanto è stato innalzato il livello di sicurezza anche a Gerusalemme, dal momento che oggi è la festività ebraica di Tisha B'Av, durante la quale si ricorda, tra le altre cose, la distruzione del primo e del secondo Tempio.
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