Controffensiva ucraina in Crimea Commento di Anna Zafesova
Testata: La Stampa Data: 01 agosto 2022 Pagina: 16 Autore: Anna Zafesova Titolo: «Putin esalta la sua Marina ma Kiev la colpisce in Crimea»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 01/08/2022, a pag. 16, con il titolo "Putin esalta la sua Marina ma Kiev la colpisce in Crimea", l'analisi di Anna Zafesova.
Anna Zafesova
Nel giorno della sua Marina militare, Vladimir Putin promette una Russia che dominerà i mari, sfidando gli Stati Uniti con i nuovi missili «ipersonici». Ma proprio mentre il presidente russo passava in rassegna le navi militari schierate a Kronstadt, alle porte di Pietroburgo, un attacco con drone a Sebastopoli gettava nello scompiglio la storica roccaforte della flotta russa, aprendo nuovi interrogativi sulla capacità della resistenza ucraina di colpire anche nei territori occupati da Mosca. Le celebrazioni della Marina in Crimea erano già state cancellate nei giorni scorsi, per timore degli attacchi dei missili ucraini (e per non ricordare una volta di più la perdita dell'ammiraglia della Flotta del mar Nero, l'incrociatore Moskva diventato la celebre "nave militare russa andata a quel paese"). Il comando della flotta è stato comunque attaccato ieri da un drone, che ha fatto pochissimi danni e 6 feriti, secondo le autorità russe, ma ha provocato parecchio panico. La Russia ha accusato dell'attacco gli ucraini, l'Ucraina ha replicato accusando i russi di una "provocazione" per dare la colpa a loro, ma l'ipotesi più interessante è stata proposta dalla senatrice crimeana Olga Kovtidi, che ha sostenuto che il drone - a quanto pare di un modello artigianale e non militare - è «partito dal territorio di Sebastopoli». Una spiegazione plausibile, che però metterebbe in dubbio la presa che Mosca esercita sulla penisola annessa otto anni fa all'Ucraina. Considerando anche che qualche giorno fa a Sebastopoli sono apparsi cartelli che indicano l'ubicazione di rifugi antiaerei, e che testimoni parlano di un ritiro delle navi militari russe dal porto, sembra che le autorità locali ritengano che la Crimea sia a rischio. I festeggiamenti per il giorno della Marina infatti si sono tenuti a Kronstadt, dove Putin ha colto l'occasione della sfilata delle navi per annunciare la nuova dottrina navale russa, che dichiara come minaccia principale da affrontare «gli Usa con il loro desiderio di dominare l'oceano mondiale». Il documento - firmato nella storica fortezza di Pietro e Paolo - concede alla Russia «il diritto a ricorrere alla forza in caso di esaurimento delle possibilità diplomatiche».
Putin - che di recente ha dichiarato di seguire il modello di Pietro il Grande, lo zar che all'inizio del Settecento fondò Pietroburgo e la flotta russa - ha anche ordinato un vasto programma di costruzione di navi e basi militari, con particolare enfasi sul varo di portaerei. Un discorso che nel migliore dei casi rappresenta un auspicio: l'unica portaerei russa, Admiral Kuznetsov, ancora di epoca sovietica, è in riparazione da anni, e in cinque mesi di guerra con l'Ucraina Mosca ha perso più navi di qualunque altra potenza marittima dal 1945 in poi. Anche la promessa dei nuovi missili che «sono totalmente impossibili da intercettare» è già stata pronunciata dal presidente russo diverse volte, sempre con la stessa enfasi su un'arma nucleare che darebbe alla Russia la possibilità di violare l'equilibrio strategico con gli Usa, attaccando senza rischiare una rappresaglia. Per ora però i missili Zirkon rimangono una prospettiva, così come le rivendicazioni delle zone d'influenza russe di cui Putin ieri ha fatto la lista: l'Artico, il Baltico, le Curili (nonostante il contenzioso con il Giappone che dura ormai da quasi 80 anni), il Mar Nero, il Mediterraneo orientale (cioè la Siria). L'accenno forse più interessante fatto ieri dal presidente russo riguarda la necessità di costruire una base per le navi russe nel Mar Rosso, senza che fosse immediatamente chiaro quale Paese avrebbe offerto la sua ospitalità ai militari di Mosca. Ambizioni globali annunciate mentre ieri altri missili russi sono caduti sulle città ucraine, in particolare Mykolaiv, dove sono stati uccisi Oleksiy Vadaturskyu, uno dei maggiori magnati agricoli, e sua moglie Raisa. Proprio mentre le navi con il grano ucraino intanto restano ferme nei porti, in attesa del permesso di salpare. Un altro accordo internazionale a rischio è quello sulle garanzie umanitarie ai prigionieri ucraini detenuti dai russi: ieri la Croce Rossa ha smentito di aver ricevuto l'accesso alla prigione di Olenivka, promesso dal ministero della Difesa di Mosca il giorno prima. La Russia non ha per ora restituito alle famiglie i corpi dei 53 combattenti di Azov uccisi da un'esplosione in carcere, e da testimonianze satellitari sembrerebbe che ancora prima della strage nelle vicinanze erano state scavate delle tombe, rinforzando i sospetti che si sia trattato di un'esecuzione mascherata da «attacco missilistico».
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