Lega da Mosca a Pechino Commento di Jacopo Iacoboni
Testata: La Stampa Data: 29 luglio 2022 Pagina: 5 Autore: Jacopo Iacoboni Titolo: «Lega da Mosca a Pechino»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 29/07/2022 a pag.5 con il titolo "Lega da Mosca a Pechino" il commento di Jacopo Iacoboni.
Jacopo Iacoboni
Vladimir Putin
Le rivelazioni, pubblicate da La Stampa ieri, sulla sequenza e alcuni dei contenuti riservati dei contatti avvenuti a maggio scorso tra un emissario di Matteo Salvini e i russi dell'ambasciata a Roma, hanno innescato una polemica politica assai aspra, specialmente su uno degli elementi di fatto che abbiamo raccontato, e non sono stati smentiti nel merito da nessuno dei diretti interessati: la domanda, rivolta dai russi al consulente di Salvini, se i ministri leghisti fossero orientati a dimettersi. Siamo a fine maggio, la caduta di Draghi non è minimamente all'ordine del giorno di nessuna agenda e nessun osservatore, eppure i russi s'informano e domandano sul punto. Oggi La Stampa è in grado di rivelare diversi altri dettagli interessanti. Antonio Capuano, colui che viene indicato come «consulente per i rapporti internazionali del leader della Lega», nei contatti avuti la sera del 27 maggio con l'ambasciata russa non viene solo informato del piano d'incontri fissato dai russi per Salvini a Mosca (un pranzo con Serghey Lavrov e un incontro con Dmitry Medvedev), entrambi per il 31 maggio, ma chiede qualcosa di più. Stando a quanto risulta a La Stampa, il consulente tenta il colpo grosso, e ci va vicino, o almeno gli viene fatto balenare: «In aggiunta, Capuano auspicherebbe anche un possibile incontro di Salvini con il presidente Putin, sempre nella giornata del 31 maggio». Il leader della Lega ha minimizzato l'entità del suo rapporto con l'ex deputato campano di Forza Italia, oggi cittadino comune sprovvisto delle tutele parlamentari, sostenendo che non si tratta neanche di un leghista. Ma che non agisse di testa sua è testimoniato da diverse circostanze convergenti, compresa la sua presenza all'incontro in Vaticano con Pietro Parolin, il 27 maggio. E fu anche abbastanza candidamente dichiarato da Capuano stesso quando – emersa la vicenda dei biglietti aerei (nello scorso giugno) – spiegò alcune cose in alcune interviste. Uno, disse che «i russi hanno capito che Salvini voleva spendersi davvero. E lo hanno invitato a fare altri passi». Due, che l'interlocutore era «l'ambasciatore. Il segretario ha spiegato il suo progetto in quattro punti. Dall'altra parte è arrivata un'apertura di credito» (il piano comprendeva quattro tappe: trovare un luogo per intavolare le trattative di pace; dare compiti di garanzia a tre Paesi, Italia, Francia e Germania; il cessate il fuoco; il viaggio di una altissima personalità nelle zone interessate). Non è chiaro se l'altissima personalità nella quale speravano potesse essere addirittura il Papa, come sembra dal contenuto dei colloqui nell'incontro con Parolin. Di fronte a chi lo ha sospettato di possibili millanterie, Capuano rispose «la verità è che io sono apprezzato dalle ambasciate di mezzo mondo e questo a qualcuno dà fastidio». Un'affermazione che, per quanto spettacolare, sembra trovare qualche indizio fattuale. Perché usava il plurale? A La Stampa risulta per esempio che l'emissario di Salvini non si sarebbe limitato ai contatti con i russi, avrebbe cercato di fare da sponda in qualche modo, almeno in una occasione, anche con i cinesi. Un mese prima degli eventi di maggio raccontati ieri, cioè nell'aprile 2022, Capuano si sarebbe confrontato con il capo della sezione politica dell'ambasciata cinese in Italia, Zhang Yanyu, proprio «per riferirgli di una missione programmata dal leader della Lega a Mosca dal 3 al 7 maggio, finalizzata a incontrare Istituzioni, Ministro degli esteri e Presidente russi». I cinesi insomma vengono a sapere della possibile missione russa (inizialmente prevista a inizio, non a fine maggio) di un membro decisivo della maggioranza Draghi, quando ancora lo stesso premier italiano non ne è informato. Russia e Cina, separatamente, sanno, Italia no. Capuano si muove «chiedendo al diplomatico cinese la possibilità di organizzare, prima di rientrare dalla Russia, un incontro a Pechino con il Ministro degli esteri cinese, Wang Yi». Il consulente spiega ai cinesi che l'intento di Salvini è promuovere la pace, e si mostra anche a conoscenza di presunte dinamiche interne del governo italiano, quando dice che «anche il governo italiano avrebbe poi sostenuto» questa «posizione». Una serie singolare di movimenti, insomma, spendono anche il nome del governo italiano con Stati che non appartengono al nostro sistema tradizionale di alleanze europee e atlantiche. E che probabilmente sono lieti di aprire porte e orecchie a questi abboccamenti. Capuano è così interessato anche a una sorta di coinvolgimento dei cinesi, da proporre di superare eventuali restrizioni dovute alla pandemia organizzando l'incontro da remoto, nella sede dell'ambasciata cinese. Non siamo a conoscenza se la cosa abbia avuto un seguito, non è citata alcuna reazione cinese, ma un movimentismo del consulente a tutto campo è attestato. Quando il viaggio a Mosca infine tramonta, il leader leghista avrebbe riferito a Capuano stesso delle critiche ricevute da molti dei leghisti, e degli «attacchi ricevuti da parte dei leader politici bipartisan, compresa Giorgia Meloni». Negli angoli della vicenda ricompare una spaccatura Salvini-Meloni, e coincide con una campagna elettorale in cui non sarà facile far combaciare tutti i tasselli del puzzle.
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