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La Stampa Rassegna Stampa
27.07.2022 Come muore un soldato ucraino
Cronaca di Rick Mave

Testata: La Stampa
Data: 27 luglio 2022
Pagina: 15
Autore: Rick Mave
Titolo: «Quel che resta di un soldato»
Riprendiamo oggi, 27/07/2022 dalla STAMPA, a pag. 15, con il titolo "Quel che resta di un soldato, il commento di Rick Mave.

RickMavePhotography | Sedition
Rick Mave

Israel reportedly leaning toward sending defensive military aid to Ukraine  | The Times of Israel

La stanza è silenziosa, ci sono quattro persone sedute immobili, nessuno parla, nessuno si guarda. Nel mezzo si trova un tavolo con sopra una candela accesa che illumina e colora la fotografia di un giovane in divisa militare. Il pavimento è ricoperto di tappeti, carta da parati riveste i muri, un orologio con le lancette ferme è appeso tra due finestre. Qui il tempo si è fermato quando il comandante della Guardia nazionale ucraina di base a Orihiv, nella regione di Zaporizhzhia, ha telefonato per avvisare che il sergente Sergey Titov, di 32 anni, era stato ucciso da una bomba a grappolo mentre si trovava di fronte all'entrata della caserma. Siamo a Balabyne, un piccolo villaggio di qualche migliaio di abitanti, a pochi chilometri dalla città di Zaporizhia. Una signora anziana con gli occhi gonfi ci viene incontro - dice che non ha ancora visto il corpo del suo Sergey: sono tre giorni che vegliano una fotografia –, ringrazia della visita e ci accompagna al piano di sopra per mostrarci la stanza del figlio. Ci togliamo le scarpe e seguiamo la signora e il marito. La casa è modesta, ci mostrano la stanza, è piena di effigi sacre; il padre è orgoglioso di farci vedere tutti gli attrezzi che Sergey si era costruito per allenarsi in casa, era un atleta. Non riescono a trattenere le lacrime mentre mostrano le sue medaglie al valore militare. Da sotto ci avvisano che sta per arrivare la salma - trattenuta e negata ai parenti fino al giorno del funerale per segreto militare -, usciamo e ci dirigiamo verso il centro del paese. C'è moltissima gente, la funzione si tiene all'aperto, una piccola panca in legno per i parenti viene posta di fianco alla bara che viene aperta tra le grida strazianti della madre - il marito cerca di trattenerla mentre lei bacia il figlio -, il silenzio è rotto dal dolore che rimbomba in un pianto collettivo.

Russians trying to improve tactical position in Bakhmut direction

Il prete celebra la messa, la gente ascolta tenendo piccole candele tra le mani, un giovane militare si inginocchia vicino alla bara dell'amico morto, ognuno depone un fiore. Finita la funzione seguiamo a piedi la salma che viene trasportata con un furgone verso il cimitero, la gente attende sui lati della strada inginocchiandosi e facendo il segno della croce al suo passaggio in segno di rispetto. Arrivati al cimitero la bara è ancora aperta, familiari e amici danno l'ultimo saluto al loro caro prima che questa venga chiusa e preparata per la sepoltura. Le note lunghe, malinconiche, della banda musicale accompagnano la chiusura della bara, per tre volte tre colpi di fucile all'unisono danno il commiato militare. Poi la cassa viene avvolta nella bandiera nazionale e calata in una fossa. Ognuno getta un pugno di terra, è l'ultimo saluto prima dell'inumazione. La tomba non ha lapide, solo terra accumulata, mentre ci allontaniamo vediamo che qualcuno comincia a ricoprirla di fiori, vi viene apposta la croce e la fotografia del giovane sergente. La madre del defunto ci invita al ristorante - come da tradizione i parenti e gli amici più intimi vanno a mangiare insieme -, la seguiamo. Ci sono diversi tavoli apparecchiati, siamo in una vecchia sala da ballo attiva prima dell'inizio della guerra: ci sono specchi, un palo da striptease e delle sfere specchiate attaccate al soffitto. Ci sediamo a tavola con un caro amico di Sergey - erano coetanei racconta, avevano frequentato la stessa scuola -, la tavola è imbandita secondo la tradizione: non ci sono taglienti, né coltelli, né forchette, solo cucchiai. Mentre mangiamo un anziano signore si alza in piedi per un brindisi, si alzano tutti - i bicchieri non devono toccarsi, il brindisi si fa verso l'alto -, la tradizione vuole che si facciano tre brindisi di vodka al cielo, qualcuno ne farà di più. Alla spicciolata parenti e amici si alzano, salutano e vanno via. Rimaniamo solo noi, andiamo a salutare i genitori, ci abbracciano e ringraziano per aver partecipato; prima di andare via la zia ci dà un sacchetto con dolci e caramelle come da tradizione. Torniamo al cimitero per un ultimo saluto, la tomba si trova alla fine di un viale, isolata dalle altre - su ordine militare l'area è stata spianata per il funerale - e interamente ricoperta di fiori. Arriva anche la famiglia, il padre va a parlare con il figlio come se potesse ancora ascoltarlo, la madre adagia alla base della tomba dei fiori bianchi tra una miriade di crisantemi rossi.

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