Testata: Corriere della Sera Data: 27 luglio 2022 Pagina: 15 Autore: Marta Serafini Titolo: «Piovono altri missili intorno a Odessa. Grano, navi al via tra mille incognite»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 27/07/2022, a pag. 15, con il titolo "Piovono altri missili intorno a Odessa. Grano, navi al via tra mille incognite", il commento di Marta Serafini.
Marta Serafini
Odessa
Tutti gli occhi sono puntati su Chornomorsk, a sud-ovest di Odessa, da cui già in queste ore potrebbe partire la prima nave carica di grano. Una trentina di chilometri da Odessa, sulla riva nord-occidentale del Mar Nero, sull’estuario di Sukhyi, Chornomorsk è il quarto porto più grande del Paese. Meno minato di Odessa e meno vicino a infrastrutture industriali, potrebbe essere il primo a riaprire dopo che tutti gli scali marittimi sono stati chiusi il 24 febbraio e dopo la sigla venerdì a Istanbul dell’accordo tra Ucraina, Russia e Turchia per far ripartire oltre 20 milioni di tonnellate di grano. «Nelle prossime 24 ore saremo pronti a lavorare per riprendere le esportazioni. Stiamo parlando del porto di Chornomorsk. Sarà il primo, poi ci sarà Odessa, poi Pivdeny», aveva dichiarato lunedì il vice ministro delle Infrastrutture Yuriy Vaskov, annunciando che una prima spedizione potrebbe già partire questa settimana. «Tra 14 giorni saremo tecnicamente pronti a effettuare esportazioni di cereali da tutti i porti ucraini», ha aggiunto Vaskov. Notizia confermata anche dal vice portavoce delle Nazioni Unite Farhan Haq che ha specificato come dettagli delle procedure saranno pubblicati dal centro di coordinamento congiunto di Istanbul, il JCC, la cui inaugurazione è prevista per oggi. E mentre i dettagli della partenza vengono definiti in gran segreto, i siti di tracciamento di traffico marittimo mostrano una decine di navi all’ancora nel porto di Chornomorsk. Tra queste, la Emmakris III. Bandiera di Panama, ha una capacità di carico di oltre 73 mila tonnellate. È alla fonda dal 22 febbraio, due giorni prima dell’invasione russa dell’Ucraina. Viene citata in una dichiarazione del 4 aprile dell’ambasciata ucraina al Cairo in cui Kiev accusa Mosca di star impedendo alla nave carica di grano ucraino acquistato dal governo egiziano di dirigersi al Cairo. Indizi, che fanno pensare possa essere lei la prima a salpare. Ed è proprio durante una visita domenica in Egitto, Paese che da sempre si affida all’Ucraina e alla Russia per la maggior parte delle sue importazioni di cereali, che il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha respinto le accuse secondo cui Mosca starebbe «esportando la fame» con il suo blocco del Mar Nero. Da Ankara invece Recep Tayyip Erdogan, in un’intervista alla Tv turca Trt, ha invitato ieri Russia e Ucraina a «rispettare» il patto sul grano. «Ci aspettiamo che tutti si assumano le proprie responsabilità» ha spiegato il presidente turco. Tanti gli ostacoli. Sul tavolo resta la sicurezza del Mar Nero e dell’area di fronte al porto di Odessa disseminata di mine e i dubbi degli assicuratori sulle coperture delle navi per viaggi ad alto rischio. Da non sottovalutare anche la scarsità di manodopera perché gli equipaggi stranieri delle 85 navi da carico bloccate nei porti ucraini sono stati rimpatriati da tempo mentre molti dei marinai e lavoratori locali sono stati richiamati al fronte. Ma, soprattutto, preoccupa l’imprevedibilità di Mosca. Ieri la regione di Odessa è stata colpita di nuovo con 13 missili lanciati da aerei Su-35, Su-30 Su-22 e M-30. Lo stesso presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha postato un video che mostra case distrutte a Zatoka, popolare località turistica sul Mar Nero vicino a Odessa, nonché zona di passaggio di merci verso la Romania. E non solo. Sotto «pesante attacco», come confermato dal governatore Kim, resta anche Mykolaiv, altro porto bloccato dalla guerra.
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