Controffensiva ucraina. Zelensky: 'Stiamo liberando Kherson' Cronaca di Riccardo Coletti
Testata: La Stampa Data: 26 luglio 2022 Pagina: 16 Autore: Riccardo Coletti Titolo: «Kiev spinge la controffensiva: 'Stiamo liberando Kherson'»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 26/07/2022, a pag.16 con il titolo "Kiev spinge la controffensiva: 'Stiamo liberando Kherson' " la cronaca di Riccardo Coletti.
La controffensiva di Kherson continua, «entro settembre la regione verrà definitivamente liberata - assicura Sergiy Khlan, governatore dell'oblast ora in mano russa -. Tutti i piani degli occupanti falliranno». L'obiettivo è ambizioso, ma per la prima volta dal 24 febbraio sul fronte Sud si stanno ammassando truppe ucraine. Sono i battaglioni smobilitati dal Lugansk e i volontari della difesa territoriale addestrati a Kiev. Al loro fianco l'artiglieria. Quella sovietica, datata ma ancora efficiente, e quella americana, i cannoni da 155 millimetri che hanno reso difficile l'avanzata russa in Donbas. Il segnale d'inizio dell'offensiva è arrivato dal cielo quando quel che resta dell'aviazione ucraina ha colpito oltre le linee nemiche. «Due aerei da guerra hanno condotto un attacco su un deposito di munizioni russo e una caserma nell'area vicino a Snihurivka (oblast di Mykolaiv). In totale, «le forze armate ucraine hanno ucciso 65 soldati russi, distrutto un sistema di comunicazione mobile Redut-2US, 11 veicoli corazzati ed altri mezzi logistici», annunciava tre giorni fa il comando operativo ucraino. «Nonostante le dichiarazioni degli occupanti russi, l'Ucraina sta liberando i suoi territori nel Sud - ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky -. Gli occupanti hanno cercato di prendere piede nella regione di Kherson, hanno rilasciato varie dichiarazioni audaci, ma le nostre forze armate stanno avanzando passo dopo passo in tutta la regione».
Almeno 4 battaglioni hanno lasciato il Donbass per spostarsi verso le coste del Mar Nero. Ora sono di stanza a Mykolaiv e presto potrebbero ricevere il nulla osta per un'avanzata di terra. Per muoversi verso i villaggi alle porte di Kherson da cui partirà l'assalto finale. L'obbiettivo resta ambizioso ma raggiungibile. Mariupol è caduta, il Luhansk perso ed in Donbass i russi hanno una potenza di fuoco decisamente superiore. Dopo la resa delle acciaierie Azov l'Ucraina ha cambiato strategia: basta difesa ad oltranza. Basta offrire prigionieri al nemico, benzina per la propaganda. Severodonetsk e Lysychansk sono state abbandonante quando i russi erano alle porte: quando gli uomini del Cremlino erano ad un passo da chiuderle a tenaglia. Kherson ormai è un simbolo per entrambi i governi. Mosca ha più volte annunciato un referendum che non è mai stato indetto. L'autoproclamaznione non è mai avvenuta; in compenso il rublo circola da settimane, i cellulari si appoggiano a ripetitori russi e le banche sono tutte sotto il controllo di Mosca. Stessa cosa per gli apparati statali. Una morsa militare e politica che non è riuscita a soffocare la resistenza interna. Nell'ultimo mese chi è ancora fedele a Kiev ha organizzato almeno 4 attacchi mirati. In uno, a fine maggio, ha preso la vita un amministratore filorusso. Il Cremlino non resta a guardare. Nelle ultime 48 ore Mykolaiv è stata pesantemente bombardata. Attacchi via mare con i Kalibr alternati a bombardamenti aerei a suon di S-300. Tra gli obbiettivi colpiti una caserma in pieno centro città dove avrebbero perso la vita decine di soldati. Anche ieri mattina la città si è svegliata con il frastuono delle bombe. Il cielo corvino colore del fumo per ora, ma non ci sarebbero state vittime civili. Mykolaiv, scalo portuale sul Mar Nero ad Est di Odessa, da mesi è una città di fronte, non passa giorno senza che venga bombardata. Lì si ammassano truppe e mezzi; da lì inizierà l'assalto per la liberazione di Kherson. Sull'operazione militare regna il riserbo. L'unico a rompere il selezione è Vitaly Kim, governatore della Regione che ha annunciato un possibile coprifuoco di 48 ore. Ha anche lanciato un appello ai suoi concittadini offrendo «ricompense in denaro a chi denuncerà spie o collaboratori filo russi». La Russia, invece, ha scelto di giocare a carte scoperte. È lo stesso Serghei Lavrov, ministro degli Esteri e fedelissimo di Putin, ad annunciare che Donetsk e Lugansk non bastano più. «Ora la geografia è diversa - ha dichiarato all'agenzia di stampa Ria Novosti - ne fanno parte anche le regioni di Kherson, Zaporizhzhia e una serie di altri territori». La chiosa è una minaccia all'Ucraina ed a tutto l'Occidente: «Questo processo sta proseguendo in modo logico e persistente e la Russia potrebbe aver bisogno di spingersi ancora più a fondo».
Per inviare alla Stampa la propria opinione, telefonare:011/65681, oppure cliccare sulla e-mail sottostante