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La Stampa Rassegna Stampa
24.07.2022 La guerra del patriarca Kirill
Analisi di Nona Mikhelidze

Testata: La Stampa
Data: 24 luglio 2022
Pagina: 14
Autore: Nona Mikhelidze
Titolo: «La guerra di Kirill»
Riprendiamo oggi, 24/07/2022 dalla STAMPA, a pag. 14, con il titolo "La guerra di Kirill", il commento di Nona Mikhelidze.

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Nona Mikhelidze

Nel suo delirio bellicista, il patriarca Kirill è sempre più isolato -  Linkiesta.it
Il patriarca Kirill

Il patriarca Kirill è l'alleato più importante del presidente Putin nella guerra contro l'Ucraina. Una guerra che ha appoggiato fin dall'inizio, come una battaglia contro «forze oscure esterne e ostili». Kirill ha addirittura benedetto i soldati russi inviati in Ucraina. A marzo, papa Francesco ha tenuto una videoconferenza con il capo della chiesa ortodossa russa mettendolo in guardia sull'uso della religione per giustificare il conflitto. Il papa ha detto a Kirill di non essere il «chierichetto di Putin». «Il Vaticano non cesserà mai gli sforzi diplomatici per una mediazione che porrebbe fine alla guerra contro l'Ucraina», ha detto successivamente papa Francesco. Purtroppo, questa mediazione è destinata a fallire. Ed ecco perché.

Tra Stato e chiesa
L'interdipendenza tra lo Stato e la chiesa russi rende la seconda un attore sociale privilegiato. La chiesa russa ha sempre promosso questa idea di interdipendenza, che ha un peso importante nel discorso ideologico di Putin. Già dalla fine degli Anni 90 Putin aveva iniziato a rafforzare le posizioni della chiesa nella società, imponendolo dall'alto: lo Stato aveva identificato nella chiesa russa un alleato nella diffusione della sua idea di una civiltà russa distinta. Di conseguenza, negli ultimi 20 anni la chiesa russa è riuscita ad assicurarsi una posizione di influenza nella Russia post-sovietica, diventando il simbolo più potente di statualità russa, della tradizione e della cultura. Il rapporto Stato-chiesa è stato rianimato, e oggi lo Stato gode della legittimità derivata dalla chiesa mentre la chiesa aumenta la propria autorità diventando un elemento dell'amministrazione statale. Se nell'epoca sovietica la chiesa russa era stata un'istituzione repressa, nel regno di Putin è diventata un'entità forte che gode di privilegi elargiti dallo Stato, tra cui la capacità di reprimere altri gruppi religiosi presenti nello Stato laico della Russia. La posizione privilegiata della chiesa ortodossa russa viene garantita anche dall'assistenza finanziaria che riceve dallo Stato, sia direttamente che indirettamente. Negli anni, la chiesa ortodossa è stata il più grande beneficiario delle sovvenzioni elargite dalla presidenza alle organizzazioni della società civile. Parlando al consiglio dei vescovi qualche anno fa, il patriarca Kirill aveva annunciato che la chiesa ortodossa russa conta oggi 34.764 chiese, 361 vescovi, quasi 40.000 sacerdoti e diaconi, 455 monasteri e 471 conventi. La Duma aveva approvato già nei primi anni della presidenza Putin una legge che restituiva alla chiesa tutte le sue proprietà sequestrate dal regime sovietico. In cambio, sotto Putin, il patriarcato di Mosca ha sostenuto in maniera esplicita la politica interna ed estera della Russia, e la sua politica militare.

Una civiltà distinta
Dopo il collasso dell'Unione Sovietica, la chiesa era entrato in un territorio "sconosciuto", percependolo come minaccia. Per affrontare questa "minaccia", era diventata diffidente e critica verso i valori occidentali associati alla libertà individuale e ai diritti umani. Sotto il patriarca Kirill, la chiesa russa si è legata inestricabilmente al discorso sull'egemonia della civiltà distinta della Russia, creato nell'era putiniana. Oggi è la chiesa ortodossa russa che fornisce la narrazione essenziale sull'identità russa, piena di miti e simboli. La nozione della "civiltà russa" utilizzata dal presidente Putin e dal suo establishment politico era stata introdotta da Kirill ancora all'epoca in cui, come metropolita di Smolensk, era a capo del Dipartimento delle relazioni esterne della chiesa. Secondo lui, l'unicità della "civiltà russa" la rendeva culturalmente superiore all'Occidente. Il discorso dell'ortodossia russa sulla diversità russa di solito comprende un atteggiamento critico verso l'Occidente e il liberalismo politico che vi viene associato. Questa critica prende di mira soprattutto il secolarismo diffuso delle società occidentali: il patriarca Kirill sostiene che è impossibile separare l'essere umano dai valori spirituali, e di conseguenza anche creare una società secolarizzata che tolleri «molteplici forme comportamentali». Secondo il patriarca, un modello del genere distruggerebbe inevitabilmente le fondamenta morali della vita. Più in generale, il discorso della difesa dei valori cristiano tradizionali coincide con una severa critica dei concetti sociali occidentali ed è legato al discorso della minaccia costante alla moralità. Oltre al secolarismo, la chiesa russa colloca nella sfera dei valori occidentali anche l'individualismo e il pluralismo, considerati entrambi frutti dell'Illuminismo europeo, nella visione secondo la quale «i valori occidentali vengono sempre più emarginati, e Dio viene spinto alla periferia dell'esistenza umana». Nel suo discorso al Club di Valdai del 2013, Putin ha usato una argomentazione sostanzialmente simile quando ha dichiarato che nel mondo scarseggiava sempre più la decenza, e le persone «prive dei valori cristiani... di norme morali ed etiche formate nel corso di millenni... stanno perdendo la loro dignità umana». Di conseguenza, la Russia deve riconoscere che «non può avere successo su scala globale senza una autodeterminazione spirituale, culturale e nazionale».

Il "mondo russo"
Il discorso della Russia come civiltà distinta, portato avanti sia dalla chiesa che dallo Stato, va a braccetto con la narrativa del "mondo russo" come centro della civiltà ortodossa. Uno dei discorsi del patriarca Kirill getta luce sulla narrativa creata dalla chiesa a riguardo: "Si tratta di capire chiaramente cosa significa oggi il mondo russo. Credo che se consideriamo come unico suo centro la Federazione Russa nei suoi confini attuali andiamo a peccare contro la verità storica e ne tagliamo fuori artificialmente milioni di persone che avvertono la loro responsabilità per le sorti del mondo russo e considera la sua costruzione la missione della loro vita. Il cuore del mondo russo sono oggi la Russia, l'Ucraina e la Bielorussia... Questa è la Santa Russia. È questa la visione del mondo russo inerente alla autoidentificazione della nostra chiesa oggi... Gli Stati indipendenti che esistono nelli spazio della Rus' storica, consapevoli della loro affiliazione a una civiltà comune, possono continuare a costruire insieme il mondo russo e considerarlo un progetto sovranazionale comune. Possiamo addirittura introdurre una nozione nuova, il "Paese del mondo russo". Io credo che soltanto un mondo russo legato strettamente insieme possa diventare un potente soggetto della politica globale internazionale, più forte di qualunque alleanza politica». In un altro discorso, il patriarca Kirill ha sostenuto che gli Stati indipendenti del "mondo russo" devono articolare la propria sovranità non come motivo di separazione dai vicini, ma semmai come uno strumento per rinforzare il loro senso di appartenenza a una comunità della stessa civiltà. Nello stesso discorso, il patriarca ha ipotizzato la trasformazione di Kiev in un altro centro politico e sociale del "mondo russo", non meno importante di Mosca, in quanto Kiev era la culla della civiltà russa, «la madre delle città russe». Tutto il discorso del patriarcato russo sulla «Santa Rus'» e la fratellanza ortodossa degli slavi storicamente era servito al Cremlino come strumento di influenza sul "vicino estero" e di opposizione agli attori occidentali che volevano entrare nello spazio post-sovietico. La promozione dei valori tradizionali da parte di Kirill ha ulteriormente consolidato l'ideologia del "mondo russo" e il concetto di "sicurezza spirituale", che gradualmente ha aiutato la Russia di Putin ad assumere una identità messianica basata sulla narrativa dell'identità russa come quella di una civiltà ortodossa a sè stante.

Giustificazioni morali
Lo stretto rapporto tra il presidente Putin e il patriarca Kirill ha fornito alla politica estera e alla sicurezza russa una cornice morale; anzi, la chiesa ortodossa russa ha definito la visione morale e il senso dell'onore dell'intero Stato e della nazione. Durante la guerra cecena, per esempio, l'allora patriarca Aleksij aveva esortato lo Stato a «difendere la madre patria dai nemici esterni oltre che interni». Nel 2008, l'arcivescovo Ignazio, dopo una visita nell'Artico dove era stato portato dagli aerei dei servizi segreti russi (Fsb), ha espresso la sua soddisfazione per la cooperazione tra la chiesa e le forze armate, notando che i soldati russi stavano aiutando la chiesa a portare il verbo di Dio anche alla fine del mondo. Nel 2010, la chiesa ortodossa russa aveva addirittura proposto di assistere i russi etnici nelle campagne elettorali, e aiutare il governo a stabilire un dialogo tra il partito putiniano Russia Unita e le forze conservatrici in Europa e negli Usa. Nel 2015, la chiesa ortodossa russa ha dato la sua approvazione all'ingresso dei militari russi nella guerra in Siria, e dichiarato di appoggiare la decisione di Putin di lanciare laggiù una "guerra santa". Sulla Crimea, padre Vsevolod Chaplin aveva dichiarato che le truppe russe stavano svolgendo una missione di peacekeeping in Ucraina, e che «il popolo russo ha il diritto di venire riunito nello stesso corpo politico». Questi sono solo alcuni esempi dello stretto rapporto tra lo Stato e la chiesa in Russia. La chiesa stessa va fiera del suo spirito di cooperazione con le forze armate: il patriarca e il Santo Sinodo hanno creato il Dipartimento del Sinodo per la cooperazione con le forze armate e gli organismi della sicurezza. Un rapporto consolidato da una serie di accordi scritti sul rinnovamento spirituale e morale delle forze armate russe; il clero ortodosso benedice regolarmente i soldati, gli armamenti e i mezzi militari, e i sacerdoti hanno benedetto le nuovi armi russe, i caccia e perfino i missili usati nella guerra contro l'Ucraina. La facoltà di legge dell'Università ortodossa russa ha inserito un corso di "sicurezza spirituale", mentre per i soldati sono stati introdotti corsi speciali di cultura ortodossa. Il patriarca Kirill ha dichiarato al riguardo: «Quanto per il popolo arriva il momento di fare il proprio dovere ed ergersi a difesa della madre patria, diventa l'attività più importante delle loro vite... Uno dei compiti della chiesa perciò è il ministero speciale di insegnare e rafforzare nel popolo i principi spirituali e morali che renderanno le persone valorosi e inflessibili difensori della patria». Il patriarca ha anche espresso la speranza che i corsi di ortodossia all'accademia militare avrebbero «fatto rivivere modelli di uno stile di vita organici alla Russia». Dalla fine degli Anni 90, il governo russo ha preso provvedimenti per includere la visione della chiesa ortodossa russa nelle concezioni della sicurezza nazionale e della politica estera. La chiesa è stata chiamata a contribuire a redefinire la Russia, e a crearle una nuova missione da portare nel mondo. Il concetto di sicurezza spirituale è stato ampiamente utilizzato nei documenti ufficiali dello Stato come la Concezione della sicurezza nazionale e la dottrina della sicurezza informativa della Federazione Russa, entrambe risalenti al 2000. Nella narrativa ufficiale russa, le norme che lo Stato vuole imporre insieme alla chiesa giustificano l'assertività del Cremlino nel "vicino estero". Lo Stato e la chiesa hanno lavorato in tandem per promuovere la loro politica estera e i loro obiettivi nello spazio post-sovietico e sulla scena internazionale. La cristianità ortodossa è stata dichiarata una componente fondamentale dellessere russi, e la chiesa russa di conseguenza è stata elevata a protettrice degli interessi nazionali, delle tradizioni e dei valori russi.
Traduzione Anna Zafesova

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