Il signor Putin va a Teheran
Analisi di Ben Cohen
(traduzione di Yehudit Weisz)
Putin con Raisi e Erdogan a Teheran
Nonostante abbia passato cinque mesi a linciare i leader ucraini definendoli “neo-nazisti”, tra cui lo stesso Presidente ebreo del Paese, Volodymyr Zelensky, il dittatore russo Vladimir Putin non ha battuto ciglio mentre abbracciava un vero simpatizzante nazista e negazionista della Shoah nelle vesti del “leader supremo” iraniano, l'ayatollah Ali Khamenei. Putin ha visitato Teheran la scorsa settimana, nel suo primo viaggio fuori dai confini dell'ex Unione Sovietica da quando ha sferrato l'invasione dell'Ucraina il 24 febbraio. L'obiettivo immediato non era la guerra in Ucraina, ma quell'altro bagno di sangue alimentato dalla Russia, in Siria. L'incontro principale ha riunito Khamenei e Putin insieme al Presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, che a sua volta sta cercando il sostegno russo e quello iraniano per un ennesimo massacro contro le forze curde in Siria.
Putin si è astenuto dal prendere un impegno formale con la sua controparte turca, ma sarà stato rassicurato dal riferimento di Erdoğan a lui come “mio caro amico” e gratificato dalle vergognose pagliacciate della Turchia nel bloccare le domande di adesione di Svezia e Finlandia alla NATO a causa del sostegno di quelle due nazioni ai curdi. La visita a Teheran è stata per Putin un'opportunità per mostrare il suo status di leader internazionale a cui fanno affidamento due dei principali influencer della regione. È stata anche un'occasione per affrontare il terribile stato delle economie russa e iraniana poiché entrambe sono oppresse dalle sanzioni internazionali. Non a caso, il giorno in cui Putin è sbarcato a Teheran, il colosso energetico russo Gazprom ha annunciato un accordo di sviluppo ed esplorazione da 40 miliardi di dollari con la National Iranian Oil Company (NIOC), di proprietà statale. Secondo l'amministratore delegato della NIOC, Mohsen Khojastehmehr, l'afflusso di contanti Gazprom rappresenta il più grande investimento estero mai registrato nella storia del settore energetico iraniano. Inoltre, è un passo che stringerà ulteriormente i profondi legami tra Iran e Russia, l’uno un regime autoritario che rivendica la sanzione divina, l’altro un regime autoritario che promuove lo sciovinismo nazionalista, entrambi nemici giurati della democrazia occidentale. È altamente improbabile che qualcuno al di fuori della Russia, dove il martellamento della propaganda ufficiale attraverso i canali dei media statali ha trasformato gran parte della popolazione in “zombi”, come amano dire gli ucraini, sia stato persuaso dal protagonismo di Putin. Le scarse prestazioni militari della Russia, in particolare nelle fasi iniziali della guerra, hanno infranto l'idea che le forze russe siano all'altezza degli eserciti combinati della NATO.
Ora, è vero, la situazione sta diventando più complessa, con la Russia che mantiene il suo pesante assalto nell'Est del Paese e che sta preparando le regioni separatiste di Luhansk e Donetsk all'”indipendenza”. Il Ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, ha persino suggerito che la Russia porterà la guerra nel territorio ucraino più in profondità, a seguito della fornitura statunitense alle forze ucraine di sistemi missilistici di artiglieria ad alta mobilità (HIMARS). La consegna del sistema HIMARS all'Ucraina, secondo il Ministero della Difesa ucraino ha già prodotto risultati sul campo di battaglia, consentendo la distruzione di circa 30 centri di comando russi e depositi di munizioni. I comandanti ucraini chiedono a gran voce maggiori aiuti e addestramento mentre cercano di invertire la tendenza nei confronti dei russi che secondo una valutazione della CIA, hanno già perso 15.000 soldati a causa dell'invasione, più di sette volte il numero di militari statunitensi uccisi in Afghanistan nell'intero periodo successivo al 2001. Tuttavia per quanto la Russia si sia mostrata vulnerabile e per quanto sprezzante sia nei confronti delle vite dei suoi stessi soldati, così come degli ucraini assediati, non vi è alcun segno di sconfitta imminente e nessuna indicazione che Putin abbia intenzione di lasciare il proprio posto. Essere malconcio e ammaccato non è la stessa cosa che essere sconfitto, Il punto, tuttavia, è che un continuo stallo, in cui i russi hanno il controllo di gran parte dell'Ucraina orientale ma sono respinti da ulteriori avanzamenti delle forze ucraine sostenute dall'Occidente, non è sostenibile. Finché la Russia occuperà il territorio ucraino e impedirà al governo di Kiev di accedere ai suoi porti del Mar Nero, il resto del mondo sarà trascinato ulteriormente in una crisi energetica e alimentare, con una recessione in agguato dietro l'angolo.
Al proprio interno, l'unica opzione della Russia è quella di diventare più repressiva, soffocando fonti di informazione alternative ed effettuando arresti di massa di attivisti contro la guerra e di dissidenti politici. Quindi, se il prezzo per assicurarsi una vittoria ucraina sembra troppo alto, vale la pena ricordare che questi sono i costi se non lo si fa. Come spesso accade, quando si tratta di rafforzare la repressione statale in Russia, gli ebrei russi sono stati i proverbiali canarini nella miniera di carbone. Insieme alle loro continue battute propagandistiche sui neonazisti in Ucraina, i leader russi hanno abusato e distorto la Shoah nel loro tentativo fallito di persuadere il mondo esterno che l'invasione dell'Ucraina è un affare incompiuto della Seconda Guerra Mondiale. Per questo, la scorsa settimana, il Ministero della Giustizia russo ha annunciato che stava cercando un'ingiunzione del tribunale per chiudere le attività locali dell'Agenzia Ebraica per Israele, sostenendo che ha violato la legge russa, avendo mantenuto un database di cittadini russi che cercavano di fare l'aliya verso Israele. Ci sono alcuni inquietanti parallelismi tra la mossa contro l'Agenzia Ebraica e il famigerato "Complotto del Dottore" nell'Unione Sovietica nel 1953. Come quando l'URSS del dopoguerra si rivolse in modo spietato contro la sua comunità ebraica, accusando un gruppo di medici principalmente ebrei, di aver cercato di avvelenare il dittatore sovietico Josef Stalin. L'American Jewish Joint Distribution Committee (JDC), un'organizzazione umanitaria che aveva assistito gli ebrei sovietici bisognosi sin dalla rivoluzione del 1917, venne identificata come "l'organizzazione di spionaggio sionista" che stava dietro la presunta cospirazione. Ora, quasi 70 anni dopo che il “Complotto del dottore” ha messo a nudo l'antisemitismo sovietico, storie inventate di “spie sioniste” stanno tornando nel sistema legale e nei media statali in Russia. Nel frattempo, i rappresentanti russi in Israele hanno affermato in tono rassicurante che, il fatto che l'Agenzia Ebraica stia rischiando la chiusura, è per colpa di Israele, che ha avuto l'audacia di prendere le difese della sovranità dell'Ucraina; sottolineano che se questo si ferma, loro faranno altrettanto. Ancora una volta, un regime al potere a Mosca sta usando i suoi ebrei come strumento di contrattazione; questa volta, solo una pesante battuta d'arresto militare li costringerà su un percorso diverso.
Ben Cohen, esperto di antisemitismo, scrive sul Jewish News Syndicate