Così la Russia cancella la verità sul passato anche dai testi scolastici Analisi di Mirella Serri
Testata: La Repubblica Data: 23 luglio 2022 Pagina: 31 Autore: Mirella Serri Titolo: «Così la Russia cancella la verità sul passato anche dai testi scolastici»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 23/07/2022, a pag.31 con il titolo 'Così la Russia cancella la verità sul passato anche dai testi scolastici' l'analisi di Mirella Serri.
Mirella Serri
Notoriamente la storia la scrivono i vincitori. Vladimir Putin la guerra non l’ha ancora vinta ma, mentre avanza la cruenta offensiva in Ucraina, è già pronto a metter mano ai manuali di storia. Le scuole russe riapriranno i battenti il primo settembre, nel Giorno del sapere, e i ragazzi e pure i bambini saranno coinvolti nei nuovi corsi volti a insegnare anche alle elementari, attraverso la storia, “l’amore per la Patria”. Putin, tramite l’ex compagno del Kgb, Sergey Naryshkin, presidente della Commissione per la verità storica, ha provveduto a far riscrivere i testi scolastici. Fino a oggi il revisionismo storico era patrimonio del tam-tam dei mass media russi e della gerarchia politica ma adesso la storia manipolata sarà sempre più condivisa da milioni di famiglie. La revisione storica per sostenere il proprio disegno nazional-imperialista Putin l’ha messa in atto da tempo: nel 2021, in un ampio excursus, spiegava che «il muro sorto negli ultimi anni tra Russia e Ucraina, tra due componenti dello stesso spazio storico e spirituale, è la nostra più grande sventura». L’Ucraina deve sparire dalla carta geografica: la sua popolazione, ha spiegato Putin, è in origine slava e nel XIII secolo è stata spinta dai mongoli verso i polacchi e il cattolicesimo. Pure il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, è pronto a cambiare oltre la storia anche la geografia e di recente ha ribadito che il destino dell’Ucraina è nell’unità con la Russia. Il popolo russo ha un’indole pacifica, è un altro caposaldo della ricostruzione di Putin: da sempre aggredito, è però capace di difendersi. «La Russia da Napoleone in poi combatte una guerra di difesa ma poi arriva alla vittoria», ha affermato il presidente. Una palese falsità. Ma sono previste sanzioni penali per chi oggi nel paese di Vlad the Mad ricorda il patto del 1939 tra Hitler e Stalin, a seguito del quale prese avvio la Seconda guerra mondiale. Stalin, che era già l’invasore della Polonia,con l’appoggio di Hitler incorporò la Lituania nell’Unione Sovietica il 3 agosto, la Lettonia il 5 agosto e l’Estonia il 6 agosto 1940.
Altro che governo pacifico, quello stalinista! La televisione russa ripete in maniera martellante che è necessario “denazificare” l’Ucraina. In realtà, però, il concordato che prese il nome dai due negoziatori, Molotov e Ribbentrop, fu uno dei primi passi per “nazificare” l’Europa e per spingere l’Urss sulla strada del modello razzista hitleriano. Nei tragici mesi dell’accordo con il Cancelliere del Reich, Stalin dava avvio all’epurazione degli ebrei. Molti furono gli “israeliti” i quali avevano cercato scampo in Urss dalla persecuzione nazista che vennero consegnati ai tedeschi e da questi destinati ai lager. Grazie a Stalin, il Führer ampliò il suo dominio di 800 mila chilometri quadrati, mentre il dittatore sovietico, grazie a Hitler, riuscì a estendere il suo impero di 422 mila chilometri quadrati. Lo spirito antisemita anima la ricostruzione putiniana: sempre Lavrov ha sostenuto le origini ebraiche di Hitler (negate da tutti gli storici). L’idea di un ebreo che persegue i correligionari — come avrebbe fatto Hitler e come farebbe oggi il leader ucraino Volodymyr Zelensky (discendente di sopravvissuti ai campi di sterminio) — banalizza e ridicolizza il “linguaggio della Shoah”. Così ha ben chiarito Jason Stanley, docente a Yale, autore di note ricerche sul linguaggio del fascismo rilevando che per il presidente russo «gli ebrei sono i sostenitori della democrazia liberale, dell’umanesimo laico, del femminismo e dei diritti dei gay, per favorire la diffusione di principi di decadenza, debolezza e impurità». L’esaltazione di Stalin-ostacolo al nazifascismo è uno dei leitmotiv di Putin che si presenta come erede dei trionfi della “Grande Guerra patriottica” mentre opera contro le nefandezze degli ucraini nazisti. Importantissima è inoltre, nell’alterazione dei fatti condotta dal leader russo, la condanna del trattato di Brest-Litovsk, stipulato dalla Russia bolscevica nel 1918 con la Germania: una ferita mai rimarginata per la quale «immensi territori, interessi vitali del nostro paese sono stati svenduti », ha osservato il presidente. Analogamente Benito Mussolini odiava la pace del 1919 a causa della quale all’Italia erano andate solo «scarse briciole». E il peso delle ingiustizie e dei patimenti subiti dai loro popoli sono le leve che usano i dittatori, da Mussolini a Hitler a Putin, per giustificare l’espansionismo e le ragioni di una “guerra giusta”. L’inclinazione alla deformazione e alla menzogna, oggi in Russia come in Italia o Germania negli anni Trenta- Quaranta, titilla le frustrazioni delle genti “umiliate” e dilaga senza nessuna verifica o contraddittorio. I nuovi testi scolastici revisionati preparano il terreno ideologico per il progetto di espansione nazional- imperialista che va ben oltre la conquista dell’Ucraina. Imbevuti di queste bugie, gli odierni scolari saranno i soldati di domani, convinti di portare avanti una santa guerra patriottica e capaci, se necessario, di spingersi oltre i confini dell’Ucraina perricomporre il vecchio impero.
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