domenica 24 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






Il Foglio Rassegna Stampa
23.07.2022 Zelensky: vinceremo noi
Analisi di Cecilia Sala

Testata: Il Foglio
Data: 23 luglio 2022
Pagina: 1
Autore: Cecilia Sala
Titolo: «Russi sotto tiro»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 23/07/2022, a pag.1, con il titolo "Russi sotto tiro", l'analisi di Cecilia Sala.

Cecilia Sala (@ceciliasala) | Twitter
Cecilia Sala

Le purghe di Zelensky scuotono Kiev: cacciati giudici e capi dei servizi -  la Repubblica
Volodymyr Zelensky

Roma. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha detto: “Possiamo avanzare e infliggere molte perdite agli occupanti”. L’intenzione non era implorare nuove armi, e il tono era quello asciutto di un aggiornamento sulla situazione al fronte dopo una riunione del gabinetto di guerra. L’Ucraina ha sempre sostenuto la stessa tesi: vinciamo noi. Ma fino a qualche settimana fa sembrava una promessa straziante. Tutto è cambiato quando abbiamo capito che gli ucraini sanno usare gli Himars. Fino a poche settimane fa – quando i russi conquistavano Severodonetsk e avanzavano in Donbas – i videomessaggi del presidente suonavano come una richiesta di aiuto disperata fatta ad alleati sempre più distratti. Oggi è passato esattamente un mese da quando sono entrati in funzione gli Himars ed è diventata chiara una cosa: i russi non hanno modo di proteggersi, cioè non hanno un arma capace di intercettare quei razzi prima che colpiscano il bersaglio. E’ una sorpresa perché Mosca ha uno dei sistemi di contraerea più potenti al mondo, gli S400: costano 300 milioni di dollari (un Himar 5 milioni e mezzo), possono seguire centinaia di obiettivi contemporaneamente e lanciare 72 missili per l’intercettazione in un colpo solo. Sono efficaci contro una gamma vasta di missili ma non contro quelli guidati del tipo che viene fornito dagli americani agli ucraini (per quelli, servirebbe un sistema come l’Iron Dome che difende Israele dai razzi di Hamas). Il portale ucraino Censor.net ha ricostruito un’operazione contro una base a Khartsyzk, vicino alla città di Donetsk, e si è vista la prova sul campo: c’era una batteria S400 e non solo i colpi non sono stati intercettati ma la batteria è stata distrutta. Sui canali Telegram dei separatisti si legge che nessuno vuole più fare la guardia notturna ai depositi di munizioni, il bersaglio preferito delle squadre ucraine che hanno in dotazione gli Himars e li mettono in funzione quando non c’è luce. Mercoledì la Casa Bianca ha promesso altri quattro lanciarazzi (portando il totale a sedici) e il capo dell’Aviazione ha aperto all’ipotesi di mandare aerei da guerra americani in Ucraina: le due notizie sono collegate. Nei primi mesi di guerra la convinzione generale era che – per le armi pesanti – fosse meglio regalare a Kyiv solo quelle sovietiche, meno efficaci di quelle occidentali. Gli Himars hanno ribaltato la prospettiva e aperto un nuovo corso: dopo che l’addestramento di tre settimane in una base in Germania ha funzionato, adesso si può fare lo stesso con gli aerei. Oggi, quando Zelensky dice “vinciamo”, suona di nuovo più credibile perché può citare esempi concreti: gli attacchi nelle regioni di Donetsk, Zaporizhzhia e Kherson (tutti andati a segno). Due giorni fa è stato colpito un obiettivo che non è solo strategico, ma anche simbolico: il ponte Antonivsky di Kherson. Ci sono otto buchi nell’asfalto e corrispondo a otto razzi sparati dagli Himars. Il ponte è lungo più di un chilometro e largo 25 metri. Non basta un singolo bombardamento per distruggerlo, ma gli Himars danno la garanzia di colpire il punto giusto mentre, usando armi capaci di fare danni più estesi (come i missili sovietici Tochka), moltissimi lanci cadrebbero in acqua. Quell’attacco ha funzionato come avvertimento è ha mandato nel panico i russi: da lì passano armi e rifornimenti che arrivano dalla Crimea. C’è un altro ponte a pochi chilometri, attaccato a una diga (anche questi nel raggio degli Himars), senza i due ponti e la diga: i soldati sono in trappola e la Crimea occupata non ha acqua.

Per inviare al Foglio la propria opinione, telefonare: 06/5890901, oppure cliccare sulla e-mail sottostante

lettere@ilfoglio.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT