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La Repubblica Rassegna Stampa
21.07.2022 La tela iraniana di Putin
Commento di Stefano Pontecorvo

Testata: La Repubblica
Data: 21 luglio 2022
Pagina: 35
Autore: Stefano Pontecorvo
Titolo: «La tela iraniana di Putin»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 21/07/2022, a pag.35, con il titolo "La tela iraniana di Putin", il commento di Stefano Pontecorvo.

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Stefano Pontecorvo

Russia e Iran uniti contro l'Occidente: “Via la Nato” - Il Fatto Quotidiano
Putin con Raisi in Iran

Quella andata in scena a Teheran due giorni fa è una dimostrazione da manuale di pragmatismo in politica estera da parte dei leader di Iran, Russia e Turchia. Tutti e tre protagonisti a modo loro sulla scena internazionale, in difficoltà per motivi diversi e con la comune necessità di allargare spazi di manovra politici troppo stretti rispetto alle agende perseguite. E che possono puntellarsi a vicenda, in un’alleanza informale che consenta loro di presentarsi come attori internazionali autonomi e sottolinei il peso regionale e globale di ciascuno. Obiettivo raggiunto, pur in mancanza di una agenda pregnante dei colloqui o risultati concreti. Il messaggio era l’evento in sé, anche quale passo ulteriore nel rafforzamento di un asse che si va delineando da qualche tempo. In questo senso gli incontri dell’improbabile terzetto formato da Putin, dal leader iraniano Raisi (assieme a Khamenei) e da Erdogan costituiscono innanzitutto la conferma della frammentazione dello scenario mondiale, della natura sempre più aperta delle relazioni internazionali e forse anche del carattere straordinario del momento che stiamo vivendo. Vedere allo stesso tavolo il presidente di un Paese membro della Nato, Erdogan, il maggiore avversario dell’Alleanza, Putin, e il presidente di un Paese quale l’Iran in secolare conflitto con l’Occidente deve far riflettere sui futuri scenari geo-politici regionali che si prefigurano volatili e a geometria altamente variabile. Tanto più che gli intrecci tra Mosca, Ankara e Teheran non sono lineari. Le relazioni russoturche sono increspate oltre che dalla vicenda libica nella quale Mosca ed Ankara sono su sponde opposte, anche da quelle siriane che vedono i russi (assieme agli iraniani) al fianco di Bashar al-Assad, laddove le offensive turche contro i curdi in Siria, che li ha portati ad occupare ampie porzioni al Nord, sono malviste da Mosca per l’effetto destabilizzante che esse hanno sul quadro interno siriano. Fonti britanniche sostengono altresì che militari russi starebbero lavorando con quelli siriani per creare una robusta presenza militare di Damasco nelle aree contigue al confine con la Turchia con il sostegno della miliziacurda dello Ypg, cosa che evidentemente non può piacere ad Ankara. Dal canto loro gli iraniani, che sono l’alleato maggiore di Damasco, guardano anch’essi con crescente insofferenza alla presenza turca nel Nord della Siria e alla prospettiva di un ulteriore allargamento delle operazioni militari contro i curdi. Venendo alla cooperazione russo-iraniana essa ha i suoi punti di forza nel comune approccio anti-americano ed anti-occidentale, oltre che nella politica condivisa nei confronti dell’Afghanistan e nella collaborazione tra le rispettive aziende energetiche; ma i due Paesi restano concorrenti feroci sul mercato parallelo del petrolio, sbocco sempre più essenziale per il greggio di entrambi, sotto sanzioni occidentali. I risultati degli incontri di Teheran sono incoraggianti, seppur non decisivi, sotto il profilo dello sblocco del grano ucraino; sulla Siria vi è invece una evidente mancanza di accordo. D’altro canto, secondo alcuni osservatori e nonostante i malumori di Putin e l’altolà dato da Khamenei, l’Iran e la Russia avrebbero accettato che Ankara muoverà a tutela dei propri obiettivi in Siria, nell’interesse di preservare una relazione a tre sempre più rilevante. Se gli iraniani hanno potuto dimostrare di avere ancora amicizie potenti nel mondo ed Erdogan ha potuto nuovamente presentarsi come leader internazionale, Putin ha anch’egli ottenuto un successo politico che si contrappone al deludente risultato complessivo del recente viaggio del presidente Biden nella regione. L’esplicito sostegno iraniano all’invasione russa dell’Ucraina e la parallela condanna della Nato non spostano molto in termini complessivi. Quello che conta per Putin è potersi presentare come interlocutore ascoltato e affidabile in uno dei Paesi più rilevanti della regione e del mondo islamico, mantenendo al contempo rapporti ottimi con i suoi maggiori avversari quali l’Arabia Saudita, Israele, Emirati Arabi. Non è poco, in un momento di influenza occidentale calante e a fronte dei tentativi posti in atto per isolare Mosca sulla scena internazionale.

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