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La Repubblica Rassegna Stampa
18.07.2022 James Kirchick racconta l'omofobia negli Stati Uniti
Intervista di Antonio Monda

Testata: La Repubblica
Data: 18 luglio 2022
Pagina: 28
Autore: Antonio Monda
Titolo: «Storia omofoba del potere a stelle e strisce»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 18/07/2022, a pag.28, con il titolo 'Storia omofoba del potere a stelle e strisce' l'intervista di Antonio Monda.

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Antonio Monda

James Kirchick e il saggio sull'omofobia del potere negli Stati Uniti - la  Repubblica
James Kirchick

Sta generando molto scalpore negli Stati Uniti Secret City. The Hidden Story of Gay Washington, un libro di 800 pagine che racconta la storia dell’omosessualità nella politica americana. L’autore James Kirchick, che si era messo in mostra per The End of Europe: Dictators, Demagogues, and the Coming Dark Age , conferma con la pubblicazione di documenti coperti finora dal segreto di Stato, un meticoloso approccio accademico e la volontà di non cedere alla tentazione della rivelazione a effetto. Laureato a Yale, e collaboratore di testate come il Washington Post e il Wall Street Journal ,Kirchick ha un percorso professionale di indubbia qualità: c’è chi lo colloca nel mondo dei neoconservatori, ma molte sue posizioni vanno in direzione opposta, dall’appoggio a Hillary Clinton contro Donald Trump, all’attivismo sui temi Lgbtq+. Il libro è stato accolto da ottime recensioni: George Stephanopoulos, che di Clinton è stato portavoce, lo ha definito «straordinario e indimenticabile» e ha concluso «non è unlibro sulla storia omosessuale, ma sulla storia americana». E Frank Bruni sul New York Timesha parlato di un «risultato eccellente e impressionante per cui provare gratitudine».

Secret City: The Hidden History of Gay Washington: Kirchick, James:  9781627792325: Amazon.com: Books

Nel testo appaiono molti eroi non celebrati insieme a vittime dimenticate di abusi e discriminazioni, ma è ancora più alto il numero di chi è stato costretto a vivere nella menzogna. «La situazione ora è cambiata », mi racconta l’autore con tono appassionato: «Pete Buttigieg ha partecipato alle primarie senza che la sua dichiarata omosessualità abbia influito sulla campagna presidenziale, e ora è ministro dei Trasporti».

Perché ha deciso di chiudere il libro con la presidenza Clinton? «Perché è il momento di una svolta epocale: è Clinton che toglie il divieto di assumere omosessuali come dipendenti statali. Sembra incredibile ma sino ad allora era così, e la motivazione era che gli omosessuali fossero ricattabili. Ovviamente era un pretesto, e chi faceva domanda riceveva una lettera che diceva che non era “moralmente adeguato”».

Lei scrive: “Nulla rappresentava una minaccia più potente alla carriera politica o catturava di più la psiche collettiva della nazione, dell’amore espresso tra la gente dello stesso sesso”. «In particolare negli anni Cinquanta, l’omosessualità era considerata una perversione e una minaccia alla società. Il potere politico risentiva di questa concezione e nello stesso tempo la gestiva: si viveva in quella che Christopher Isherwood definiva “la dittatura eterosessuale”».

Nel momento più buio del maccartismo l’accusa di comunismo andava di pari passo con quella di omosessualità. «Erano due elementi inconcepibili e ostili all’American Way of Life. Sia i comunisti che i gay erano visti come sovversivi che minacciavano il tessuto sano della nazione. Questo accoppiamento è stato cementato dalla vicenda di Guy Burgess, l’agente segreto omosessuale che defezionò a Mosca, e da quella di Whittaker Chambers, che fece il percorso opposto dopo aver scoperto gli orrori dello stalinismo e diventando il principale testimone d’accusa contro Alger Hiss».

Che peso ha avuto la sessualità di Adlai Stevenson nella duplice sconfitta contro Ike Eisenhower? «Sinceramente credo che avrebbe perso comunque: specie nel 1952 Eisenhower era imbattibile. C’è anche da dire che solo le riviste scandalistiche parlavano di omosessualità, con l’eccezione di Walter Winchell, che disse allaradio: “Un voto per Adlai Stevenson è un voto per Christine Jorgensen,” il veterano della guerra mondiale che fu il primo a sottoporsi a un’operazione per cambiare sesso. Su Stevenson pesava inoltre un altro fattore: era un intellettuale e questo non piaceva a una parte dell’America».

Insomma anche l’intellettuale rappresentava un sovversivo… «Quando gli attacchi e le insinuazioni cominciarono a scemare, un altro intellettuale come Arthur Schlesinger gli scrisse: “Dalla fase Kafka stiamo passando alla fase Dostoevskij”».

Sumner Welles, Sottosegretario di Stato per Roosevelt si dimette dopo esser stato accusato di avance sessuali a due uomini neri impiegati nel treno presidenziale. «In questo ha avuto un ruolo il suo capo, Cornel Hull, che lo detestava perché Welles era amico di famiglia di Roosevelt. Il presidentenon amava affatto Hull, ma ne aveva bisogno perché gli garantiva i voti del Sud. Churchill attribuisce a Sumner Welles l’aver coniato l’espressione “no comment” in risposta a domande sulla propria sessualità».

Lyndon Johnson licenzia un suo collaboratore quando ne scopre l’omosessualità. Ne parla anche un celebre racconto di David Foster Wallace… «A Johnson si devono degli atti di straordinaria importanza, come la legge sui diritti civili, ma anche alcune mostruosità. Questa dicotomia era vera anche in privato: era un uomo rozzo e vendicativo, che ad esempio trattava malissimo il suo autista nero».

Lei parla anche di un gruppo di omosessuali che ricattava Ronald Reagan. «Lo minacciava di rivelare qualcosa sul suo passato di attore a Hollywood. Probabilmente erano solo voci, ma Reagan ne era terrorizzato, e credo che sia dovuta anche a questo il suo tacere sulla tragedia dell’aids: la dice lunga sul clima di paranoia che perdurava negli anni Ottanta. Uno dei documenti che ho scoperto è la lettera di condoglianze alla famiglia di Rock Hudson, da cui tolse ogni riferimento personale, cancellando di suo pugno perfino il termine “amico”, per tenere il più possibile le distanze. Questa vicenda tuttavia insegna anche altre due cose: ilWashington Post,che era diretto ancora dal leggendario Ben Bradley, fece ricerche su questa storia per mano di Bob Woodward, come se la presunta omosessualità rappresentasse qualcosa di scandaloso. E inoltre le minacce a Reagan provenivano da un ambiente che non aveva nulla a che fare con la destra, a dimostrare che questa vergogna, come dimostra il caso Sumner Welles, non è patrimonio di una sola parte politica».

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