Atlantismo e vicinanza all'Ucraina: gli italiani sono con Draghi Analisi di Marta Dassù, Pierangelo Isernia
Testata: La Repubblica Data: 17 luglio 2022 Pagina: 17 Autore: Marta Dassù, Pierangelo Isernia Titolo: «Atlantismo e sostegno a Kiev. Gli italiani approvano la politica estera di Draghi»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 17/07/2022 a pag.17 con il titolo "Atlantismo e sostegno a Kiev. Gli italiani approvano la politica estera di Draghi" la cronaca di Marta Dassù, Pierangelo Isernia.
Mario Draghi
Le dimissioni di Mario Draghi hanno una dimensione internazionale e non solo italiana. È facile capire, per chi abbia seguito la politica estera italiana degli ultimi anni, perché Mosca brindi alla crisi politica del nostro Paese, che invece preoccupa sia Bruxelles che Washington. Ed esiste uno standing personale che indubbiamente ha un peso rilevante, sia nel rapporto con gli Stati Uniti che nelle dinamiche europee. Ma è anche bene non trascurare il fattore opinione pubblica. Se questo fattore viene preso in considerazione, la linea euro-atlanticadell’Italia, confermata dalla risposta alla guerra in Ucraina, ha buone prospettive di continuità, visto che poggia su un notevole consenso. A differenza di quanto sostengono le immagine stereotipate sull’Italia, l’opinione pubblica del nostro Paese ha infatti molto chiari tre punti: primo, la Russia di Putin è la principale responsabile della guerra in Ucraina (è il 65% degli intervistati a pensarlo); secondo, le sanzioni economiche sono uno strumento necessario (71%) e una maggioranza consistente del campione intervistato si dice pronto a compiere sacrifici di fronte a un embargo del gas e petrolio dalla Russia; terzo, l’Ucraina va vista come parte dell’Europa e difatti una larga maggioranza (63%) si esprime a favore dell’ingresso del Paesenell’Ue. Per certi versi prevedibile ma con numeri alti, è l’appoggio maggioritario (77%) all’accoglienza dei rifugiati ucraini. In genere, il giudizio sulla Russia e su Putin è diventato estremamente negativo come effetto della guerra in Ucraina, Paese - questo ultimo - che è invece visto in modo favorevole da una maggioranza degli intervistati. Una traiettoria negativa, anche se più contenuta, riguarda anche il giudizio sulla Cina; mentre migliorano le opinioni su tutti i paesi europei, Germania inclusa. Resta tiepida la percezione degli Stati Uniti, che continuano ad essere considerati la principale superpotenza militare. In breve: il nostro sondaggio – che ha interessato un campione di 4.000 persone nel mese di giugno –conferma la sostanziale adesione dell’opinione pubblica italiana alla linea di politica estera attuale. E dimostra anche una notevole “resilienza”, quando si tratta dei costi connessi alla crisi energetica.
Si può aggiungere che il 74% degli intervistati considera la Nato essenziale per la sicurezza dell’Italia ed è favorevole (58%) al suo allargamento, dato rilevante in vista della futura ratifica parlamentare sull’adesione di Finlandia e Svezia. Una parte consistente (48%) dell’opinione pro-Nato, inoltre, ritiene che andrebbe aumentato il peso dell’Europa al suo interno. Più in generale, il 61% degli intervistati è favorevole a un rafforzamento dell’Ue come attore internazionale. Resta confermata in questa indagine la divisione che esiste sulle forniture di armi all’Ucraina: la quota di favorevoli all’invio di armi si ferma infatti al 45%, con una (lieve) maggioranza contraria. Lo stesso vale per l’aumento delle spese militari. Messa di fronte ad altre priorità (lotta al Covid e cambiamento climatico), una quota rilevante degliintervistati ritiene che convenga “sacrificare” le spese militari: quota che diventa maggioranza (53%) se la questione riguarda l’alternativa fra spese per la transizione energetica o spese per la difesa. Nel giugno scorso, un sondaggio dell’ European Council on Foreign Relations sull’opinione europea nei confronti della guerra in Ucraina indicava nell’Italia una sorta di grande “eccezione”: secondo i dati presentati, relativi al mese di maggio, l’opinione del nostro paese sarebbe stata molto meno sfavorevole alla Russia rispetto alla media europea e molto più propensa a distribuire le responsabilità della guerra fra la Russia e l’Ucraina. L’indagine curata da Aspen Institute Italia e dall’Università di Siena conduce come si vede a conclusioni diverse: fra la linea del governo Draghi e gli orientamenti sull’Ucraina dell’opinione pubblica esiste una consonanza, che riguarda le percezioni sul ruolo della Russia, le responsabilità della guerra e molte delle decisioni conseguenti, con la prudenza tuttavia confermata sulle forniture militari. Sono dati che andranno tenuti presenti: la linea di politica estera del governo Draghi esprime un “sentiment” del paese, che smentisce troppi facili stereotipi sull’Italia come ventre molle dell’Europa di fronte a una guerra che sarà lunga e costosa. È decisivo che il ventre molle non sia la politica; l’opinione pubblica non lo è. Mosca aspetti a brindare.
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