Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 17/07/2022, a pag.12, con il titolo "Violenza costante e visibile contro i civili. Quello della Russia è terrorismo di Stato" l'intervista di Viviana Mazza.
Viviana Mazza
Anne Applebaum
Prima dei missili russi su Vinnytsia (24 morti tra cui tre bambini), era accaduto a Kremenchuk (20 morti nel centro commerciale) e avviene continuamente a Kharkiv con l’uso di munizioni a grappolo sulle aree residenziali. Nella notte del 1° luglio, quando i russi hanno sparato tre razzi antinave su un palazzo di nove piani e un centro ricreativo a Serhiivka, piccola città di villeggiatura nell’Ucraina occidentale (senza navi né installazioni militari), si è recata sul posto anche Anne Applebaum, giornalista premio Pulitzer e storica americana naturalizzata polacca, che ne ha scritto per la rivista The Atlantic. E si è chiesta se il temine «crimini di guerra» sia quello più giusto per definire questi attacchi ormai quotidiani contro i civili in luoghi lontani dal fronte e di nessun significato militare. «Quando noi americani ed europei pensiamo al terrorismo, pensiamo alle bombe “fai fa te” o alle armi improvvisate e a frange estremiste... Quando parliamo di terrorismo di Stato parliamo in genere di gruppi clandestini appoggiati di nascosto da uno Stato, come l’Iran con Hezbollah. Ma la guerra russa in Ucraina sfuma le distinzioni tra queste cose — terrorismo, terrorismo di Stato e crimini di guerra — perché non c’è niente di nascosto o cospirativo in questi bombardamenti... La Russia, una potenza mondiale legittima e riconosciuta, membro permanente delle Nazioni Unite, esercita una costante, ripetitiva e visibile violenza terroristica sui civili, molti dei quali lontani dal conflitto».
Nel Donbass, due eserciti si fronteggiano per il controllo dei territori. Nei bombardamenti russi sul resto del Paese, qual è l’obiettivo? «Il punto di questa guerra continua contro i civili, le loro proprietà, le infrastrutture in tutto il Paese è indebolire lo Stato ucraino, impoverendo la popolazione, impedendo la ricostruzione e continuando a trasformare i suoi abitanti in rifugiati».
Il presidente ucraino Zelensky ha definito «terrorista» la Russia. Nel suo articolo, lei riconosce che se gli Usa e l’Europa la designassero come tale, ciò avrebbe serie conseguenze legali e la taglierebbe fuori dagli ultimi forum internazionali in cui è possibile dialogare con Mosca. Ma crede che sia questa comunque la via da percorrere, alla luce sia delle vittime civili che dei danni inflitti da ognuno di questi missili al sistema e ai valori del diritto internazionale? «Io penso che siamo arrivati al punto in cui sono necessarie misure più decisive e radicali. E che sì, sia l’ora di riconoscere che la Russia è diventata uno Stato terrorista».
Lei sostiene che l’unica soluzione duratura sia sconfiggere Putin. Perché? «Chiunque voglia i negoziati adesso si basa su un’idea irrealistica. Putin non negozierà. Invece bisogna continuare ad assicurarsi che gli ucraini abbiano armi e munizioni, come è avvenuto negli ultimi giorni, e dopo i risultati sul campo allora sarà possibile parlare di negoziati...»
Quali risultati? Cosa dovrebbe riconquistare Kiev per poter negoziare? «Certamente il Sud e parti del Donbass...».
E l’inclusione nella Nato? «L’unico modo per avere una pace permanente è dare all’Ucraina garanzie di sicurezza assolutamente credibili. Una formula potrebbe essere l’inclusione nella Nato, ma se per ragioni diplomatiche si sceglierà di non farlo, serviranno altre garanzie serie».
Non teme che il fronte occidentale pro-Kiev col tempo possa sfaldarsi, anche per l’assenza di leader come Boris Johnson o se Draghi non restasse premier? «Il 90% delle armi e del supporto logistico a Kiev vengono dagli Stati Uniti. Quel che conta davvero è il loro appoggio e non credo verrà meno. L’appoggio europeo è importante anche psicologicamente, ma l’Europa purtroppo ha scelto di non diventare una potenza militare, di difesa e di sicurezza».
La frase che Joe Biden pronunciò a Varsavia («Putin non può restare al potere») non è — lei ha sostenuto — una «gaffe», ma una realtà di cui gli Stati Uniti sono ormai convinti. Ma il leader russo era stato sottovalutato. C’è stato un momento chiave in cui Washington è tornata a considerare la Russia una vera minaccia? «Con l’aiuto russo a Trump nelle elezioni del 2016. Oggi i democratici sono piuttosto uniti nel ritenere la Russia un pericolo per la sicurezza dell’Europa e una minaccia ideologica, anche alla luce dell’appoggio per la Cina, l’Iran e le autocrazie nel mondo. Anche l’estrema sinistra, a cui non piace nessuna guerra, è rimasta abbastanza silenziosa».
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