Riportiamo un articolo di Angelo Pezzana pubblicato su Libero martedì 4 febbraio 2003. Alberto Asor Rosa, l'insigne letterato che aveva promesso ai suoi critici di riflettere se vi era o no affermazione di antisemitismo nel suo libro "La guerra", può dormire sonni tranquilli. E ritardare sine die la conclusione della sua riflessione. Dopo le accuse, corredate da ampie citazioni dal suo libro, la querelle milanese che l'aveva visto protagonista (imputato è parola troppo forte, visti i molti elogi che l'avevano gratificato) può dirsi conclusa. A Gad Lerner resterà il merito di avere sollevato per primo la questione, agli ebrei milanesi che gli hanno chiesto conto di quanto aveva scritto gli rimarrà l'illusione che il nostro "riflette", a Einaudi, l'editore del libro, la piacevole sorpresa che il suo noiosissimo autore, per la prima volta, scala le classifiche dei libri più venduti annoverando in poche settimane diverse ristampe. Nessuno si stupisca. In Italia le cose vanno così. Se a pensare,dire,scrivere che gli ebrei sono colpevoli di "deicidio" è un intellettuale di sinistra, un comunista doc come Asor Rosa, la mostruosità di quanto ha scritto semplicemente non esiste. Se chi scrive " gli ebrei, da razza deprivata, perseguitata e decisamente diversa è diventata una razza guerriera, persecutrice e perfettamente omologata alla parte più consapevole e spregiudicata del sistema occidentale" è un riverito barone comunista, il massimo che può concedere è la promessa di pensarci un po'su. Se chi scrive " gli ebrei hanno hanno rinunciato ai valori della propria tradizione e alla memoria delle proprie sofferenze..... hanno perso il carattere di vittime che li ha contraddistinti nella storia" è una delle menti più lucide del pensiero comunista, attenti a non eccedere nella critica. In un deserto semi silenzioso si rischierebbe di fare persino brutta figura. In questo deserto, dove quasi nessuno a sinistra osa alzare la voce - tranne poche eccezioni,come si è visto - non è che la destra stia meglio. Anzi, se avesse la sicurezza dell'impunità come ce l'ha Asor Rosa - ma alla destra questo non è concesso - scriverebbe le stesse cose. I sostenitori dell'antimodernità, i critici della democrazia che sognano perdute civiltà rurali dove il diritto è quello del più forte, la pensano allo stesso modo del nostro letterato comunista. Non possono dirlo a voce alta come ha fatto lui. La differenza è tutta lì. L'antisemitismo permesso è solo quello di destra. Quello di sinistra è "altro". Ma Asor Rosa non ha di che preoccuparsi. La sentenza del tribunale della storia è arrivata attraverso le pagine culturali di Repubblica.L'ha firmata un giudice eccellente, Miriam Mafai. Asor Rosa è colpevole, sì, ma di lapsus. Un "lapsus calami", proprio così scrive Mafai, mettendo le mani avanti nel tentativo di allontanare dal vecchio compagno di partito l'accusa infamante di antisemita. Curioso articolo quello di Mafai. Dopo aver virgolettato quanto scritto da Asor Rosa ed averlo etichettato a dovere, per tirare fuori dall'accusa più che meritata chi l'ha scritto, annacqua il suo ragionare e passa a discettare d'altro. Gli ebrei italiani e la sinistra, gli ebrei italiani e la destra, gli ebrei italiani e Israele,gli ebrei italiani e il '68, il discorso viene spostato dal caso "Asor Ros a" al caso "ebrei italiani". Alla fine del lungo articolo il lettore non sa più se oggetto del pensiero di Mafai è Asor Rosa la condizione dell'ebraismo italiano. Argomento di per sè interessante ma che rispetto all'antisemitismo si trova - oggettivamente - nella parte dl danneggiato. Mentre l'autore del danno si defila tranquillamente. Qualcuno dirà che è già un gran risultato se su Repubblica qualcuno ha osato mettere in discussione l'autorevolezza dell'illustre (noiosissimo) Asor Rosa. Non siamo tra questi. Se in Italia ci sono due milioni e mezzo di nostri concittadini per i quali sarebbe un bene che gli ebrei italiani lasciassero l'italico suolo e se ne andassero via, da qualche parte l'ispirazione l'avranno pur presa. Certamente Asor Rosa è in buona compagnia, tra no global e pacifisti, vetero-comunisti e antimodernisti non è certo la solitudine il male di cui soffre Asor Rosa. "Oggi il pericolo è che certe posizioni contro il mondo ebraico nascano da contesti insospettabili", titola Repubblica. E ancora una volta non siamo d'accordo. Sospettabili, cara Repubblica, sospettabilissimi. E non occorre nemmeno avere una vista molto acuta. Invitiamo i lettori di informazionecorretta.com ad inviare il proprio plauso alla redazione di Libero. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.