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La Repubblica Rassegna Stampa
16.07.2022 La Resistenza ucraina pronta alla controffensiva
Commento di Gianni Riotta

Testata: La Repubblica
Data: 16 luglio 2022
Pagina: 19
Autore: Gianni Riotta
Titolo: «Il colonnello 'Grim' e l’Arte della Guerra: 'Così ci prepariamo alla controffensiva'»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 16/07/2022 a pag.19 con il titolo "Il colonnello 'Grim' e l’Arte della Guerra: 'Così ci prepariamo alla controffensiva' ", il commento di Gianni Riotta.

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Gianni Riotta

Russia-Ukraine War; Lyman; Sievierodonetsk: In Russia's Biggest Advance in  Weeks, Ukraine Loses Railway Hub

“I russi hanno occupato il villaggio dove son cresciuto, Charivne, nell’Oblast, regione di Kherson. Mi hanno invaso la casa, avevo le medaglie al valore del 2014, quando ho difeso, con la compagnia detta “Cyborg”, l’aeroporto di Donetsk dalle milizie filorusse. In armadio c’erano le divise, tutto rubato. Hanno saccheggiato la biblioteca, centinaia di libri, prediletti le biografie di Bush e Obama, l’“Arte della Guerra” dello stratega cinese Sun Tzu, la “Guida all’uso degli esplosivi militari” edizione 1969», non si dà pace il colonnello Roman Kostenko, capo delle Forze Speciali Ucraine. Di ritorno dal fronte in Donbass, è diretto a Kiev, dove serve come deputato in Parlamento, ma divisa mimetica, pistola e occhiali balistici non lasciano dubbi, “L’arte della guerra”, canonizzata 25 secoli fa dal maestro Sun Tzu, è la sua vita. «Stiamo lavorando con la resistenza in Donbass, per liberare poi le zone occupate, Kherson in testa” - spiega a Repubblica e la tecnica dei raid è illustrata, via mail, da un suo compagno E.: «Operiamo da Mykolaiv, individuiamo depositi di munizioni nemici, entrando con mezzi di fortuna oltre le linee. Via cellulari e tablet schermati, forniamo ai nostri le coordinate, perché intervengano con l’artiglieria, se la distanza è eccessiva proviamo a sabotarli noi stessi». Il soprannome di Kostenko è “Grim”, Tuono, gli esplosivi come mestiere, «Un giornalista americano ha scritto che giocavo fin da bambino con i razzi- ride, 38 anni, fisico massiccio, la guerra a incupirgli lo sguardo- ma non è vero! Ho fatto il soldato con il Gruppo Alfa, truppe scelte, specialisti di missili Javelins e Nlaw». Deputato, esperto di intelligence e guerriglia, colonnello dei commandos, Kostenko non minimizza, parlando di controffensiva prossima, «La guerra non è mai facile. Oggi i russi hanno bombardato l’Università di Mykolaiv, noi abbiamo fatto brillare un deposito di armi a Nova Kakhovka e uno a casa mia, Charivne. Quando riesco a parlare,via Signal o Whatsapp, con i familiari rimasti là, mi raccontano degli agenti russi che mi danno la caccia, “Dov’è Kostenko?”, umiliandoli, torturando, vogliono dare l’esempio». Per Kostenko, l’attacco che il presidente Volodymyr Zelensky studia a Kiev sarà fatica brutale, non teoria, da affrontare con i suoi uomini, «Ci serve resistere in Donbass alla guerra di attrito russa, poi affrontarli a sud, liberando i trasporti e le reti idriche di Kherson, chiavi della Crimea. Gli Himars, i missili Usa appena arrivati, servono, ma sarà dura».

Il colonnello “Grim” e l'Arte della Guerra: “Così ci prepariamo alla  controffensiva” - la Repubblica
Roman Kostenko

Coordinare la strategia, per superare la formidabile massa d’urto del presidente Putin, 10 bocche da fuoco per ogni arma ucraina, tocca ai generali di Kiev, applicarla, a costo della vita, invece ai Cyborg veterani di Kostenko. Nella capitale Kiev, intanto, i piani della “controffensiva” si raccolgono sulla scrivania dello stratega Oleksiy Melnyk, direttore degli studi strategici all’Istituto Razumkov, per dieci anni pilota da caccia sui Mig sovietici, per dieci su quelli ucraini, tenente colonnello, viceministro Difesa, testimone delle guerre in Jugoslavia, Iraq, Africa. Capelli corti da recluta, ora bianchi, voce pacata, Melnyk spiega cosa attende Kostenko in prima linea: «Riprendere l’Isola dei Serpenti è stato importante, come simbolo e perché ci riapre una corsia marina di 50 chilometri, cruciale per l’esportazione del grano. Dobbiamo quindi allontanare irussi dalle linee logistiche di rifornimento ferroviario, tradizionali fin dall’Urss. Se colpiamo con le armi Usa Himars i depositi di munizioni, impediremo ai russi di inchiodarci in trincea, come a Severodonetsk. Usano i civili delle zone occupate da scudi umani, temo che sotto il fuoco incrociato della controffensiva cadranno altri nostri cittadini innocenti. Se con le armi di precisione fermiamo i russi, poi, pur con meno mezzi e uomini, mobiliteremo la fanteria, sperando che, isolati dalle retrovie, arretrino come a Kiev in marzo. Da soldato e diplomatico le dico: le condizioni per la pace vanno create in campo o Putin non tratterà”. Il ministro della Difesa Oleksij Reznikov vanta un milione di ucraini in armi, Melnyk puntualizza: «Si intende personale in uniforme, inclusi polizia, doganieri, guardie territoriali. Da prima linea, saranno mezzo milione». Basteranno? A Odessa, fondata nel 1794 dall’imperatrice Caterina, che la domina dalla statua monumentale, e strappata ai Turchi dal suo amante, il generale Potëmkin, la scalinata verso il porto della carrozzina nel film capolavoro di Eisenstein è chiusa al traffico. Sacchi di sabbia, posti di blocco, cavalli di Frisia, solo il lasciapassare offertomi dal sindaco Gennady Trukhanov, «Porto la polo delle Frecce Tricolore, nel parco ormai entrano giusto i capi di Stato, faccio un’eccezione per l’aiuto generoso del premier Draghi e del ministro Franceschini, via il mio consigliere Attilio Malliani, le armi della cultura». La scorta mi guida veloce nella zona Off Limits, il ponte in cemento con i chiodi sull’asfalto, «Il 28 febbraio un sabotatore russo ha minato le arcate, una donna l’ha intravisto, è stato crivellato, ci sono ancora agenti provocatori in città»; la villa Liberty trasformata in caserma dei commandos, «Controllano il porto, per intervenire in caso di sbarco, Odessa è l’ultimo accesso al Mar Nero». Una vedetta, divisa azzurra, fa capolino dalla cancellata. Sotto il bosco del parco, nascosti fra magazzini dal tetto in lamiera, l’ufficiale indica «Le postazioni di artiglieria americane, mimetizzate dove prima della guerra era via vai di innamorati». Oltre il Boulevard Primorsky e la statua del poeta russo Puskin in cilindro, da abbattere, come quella di Caterina, per i nazionalisti accesi, Odessa parla russo, giù fino allo Stadio della squadra di calcio, Chornomorets. Insiste il sindaco Trukhanov «La lingua non è politica! Putin è un maniaco, crea odio, in Ucraina e nel mondo, sotto le bombe perfino i bambini impareranno a pensare che i nemici siano russi ». «Non scriva l’indirizzo» mi ammonisce la scorta, indicando un tozzo edificio stile Urss, «lì alloggiano 500 volontari stranieri, quando tornano al fronte rischiano la fucilazione, se catturati». L’ex tenente colonnello Melnyk studia la controffensiva a Kiev, il colonnello Kostenko giura di riprendersi la libreria a Charivne, «Una questione di onore» e intanto risuona a Odessa l’ennesimo allarme raid aerei. Nascoste sotto il romantico ponticello Teschin in ferro battuto, fra via Gogol e Boulevard Zhvanetsky, a tutti invisibili, le armi Usa entrano in allerta, «Siamo in prima linea » mormora il mio ufficiale di scorta e scruta intento il cielo color cobalto.

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