|
|
||
Riprendiamo da ITALIA OGGI di oggi, 13/07/2022, "Periscopio" a cura di Diego Gabutti.
Marco Travaglio Siamo nel XXI secolo, in una città europea, e i missili da crociera vengono lanciati come se fossimo in Iraq o in Afghanistan, immaginatelo! Ulysse Gosset, giornalista televisivo francese. Qualche settimana fa, sono arrivati in Ucraina i primi otto Himars, High Mobility Artillery Rocket System: lanciarazzi mobili americani che colpiscono obiettivi a settanta chilometri di distanza con un margine d’errore di nove metri. Accertati gli effetti sul campo degli Himars, si è finalmente capito perché i tanti sostenitori di Putin nei talk show italiani tenevano molto alla distinzione tra armi difensive e offensive. Christian Rocca 1, Linkiesta. Odio l’espressione «dobbiamo guardare alla situazione dal punto di vista geopolitico» e replico sempre che invece la situazione va osservata dal punto di vista umano: cos’è concesso e cos’è proibito alle persone nei singoli paesi. All’inizio credevo che l’Occidente fosse ingenuo, noi in fondo abbiamo fatto l’esperienza del totalitarismo sulla nostra pelle e gli occidentali no, ma poi ho capito che non si tratta di ingenuità ma d’ignoranza. Radka Denemarková, scrittrice ceca (Alessandro Catalano, HuffPost). Non è la libertà che manca; mancano gli uomini liberi. Leo Longanesi. Una volta defenestrato da Palazzo Chigi per manifesta incapacità di vaccinarci e di presentare il piano per ricevere i finanziamenti europei che ci spettavano proporzionalmente ai disastri da lui combinati nella gestione sanitaria e sociale del Covid, o più banalmente una volta cacciato dal governo per scongiurare l’inevitabile morte fisica e finanziaria di tutti noi se fosse rimasto al governo, Giuseppe Conte – e con lui il suo ex sodale Matteo Salvini – ha continuato a mostrare una certa attenzione alle ragioni degli invasori russi, in linea con la politica ufficiale grillina di collaborazione con il partito unico di Putin, di riconoscimento dell’annessione della Crimea, di indebolimento dell’Unione Europea e di smantellamento della Nato. Christian Rocca 2, Linkiesta. La maggioranza di unità nazionale che ha sostenuto questo governo dalla sua creazione non c’è più. È venuto meno il patto di fiducia alla base dell’azione di governo. Mario Draghi. Presidente, mi dimetto. Ma non per farmi riaffidare l’incarico. Lascio e basta. Definitivamente. Mi dispiace. Mario Draghi (CorSera). La scelta è tua, ma dopotutto non sei stato sfiduciato. Mettiamo da da parte le dimissioni fino a mercoledì. Poi vai in Parlamento a valutare la situazione, per doverosa trasparenza. Io spero che tu cambi idea. Sergio Mattarella (CorSera). Non facciamo scherzi. Questa legislatura è finita. [Alè!] Giorgia Meloni. La crisi l’ha cercata lui, stracciando le bandiere M5S, avallando la scissione dimaiana, sparlando di Conte a Grillo, rifiutando di stralciare dal ddl Aiuti inceneritore e norme contro Rdc e Superbonus e imponendo l’ennesima fiducia per addossare la colpa (anzi il merito) ai 5Stelle. Marco Travaglio 1, il Fatto. L’ultimo prodotto del labirinto mentale grillino è la tesi secondo la quale la colpa della rottura sarebbe [di Mario Draghi]. Massimo Franco, CorSera. Si appellano al senso di responsabilità quelli che, negli ultimi anni, sono stati responsabili solo del loro culo, tra l’altro flaccido come la loro etica. [Mais quelle finesse!] Alessandro «Dibba» Di Battista. Conte è tentato di andare fino in fondo: «Guidiamo noi il gioco». Titolo del Fatto. Conte è uno stagista, Draghi uno statista. Matteo Renzi. Non ha accettato di occupare quella poltrona, come tanti altri hanno fatto, per riceverne un personale lustro. Casomai è lui ad avergliene dato. Marzio Breda, CorSera. L’immagine, raccontata praticamente da tutti i retroscena, di un Conte attaccato al telefono che implora Draghi di concedergli qualcosa che possa sbandierare come vittoria davanti ai suoi parlamentari – parlamentari che Conte stesso ha aizzato facendo la voce grossa davanti alle telecamere – resterà nei secoli come esempio massimo di antipolitica (tallonato dai suoi ministri, che sono stati capaci di non votare la fiducia al governo di cui facevano parte, senza neanche fingere di dimettersi). Francesco Cundari, Linkiesta. Secondo «Beppe» lo strappo è «giusto e il Movimento 5 Stelle sta facendo il Movimento 5 Stelle». Claudio Bozza, CorSera. La capogruppo M5S in Senato Maria Domenica Castellone, la stessa che ieri ha spiegato in aula la scelta dell’Aventino sul decreto Aiuti, ha dichiarato che il Movimento «è pronto a dare la fiducia a Draghi». Stefano Cappellini, la Repubblica. [«Invocare «la verifica»], già negli anni ottanta, alimentava una tale noia che un bel giorno in una vignetta Giorgio Forattini, esasperato, denudò tre o quattro politici del pentapartito, un paio li raffigurò come donne e ai piedi di un lettone matrimoniale battezzando quella singolare riunione di maggioranza: «Very fica». Filippo Ceccarelli, la Repubblica. Chi fa risuonare la voce del popolo nei consessi e nelle istituzioni democratiche rende un servizio al Paese: media, intercede, ricompone, non senza fatica e travaglio, come sarebbe compito della politica responsabile. Meglio non chiamarlo a cuor leggero populismo. [Notare il «travaglio».] Donatella Di Cesare, il Fatto. È falso che l’Europa […] tremi all’idea di perdere Draghi: semmai teme che faccia altri danni. Marco Travaglio 2, il Fatto. All’estero seppelliscono la pandemia sotto le risate. Titolo della Verità. Nemmeno Lenin [poffarbacco] avrebbe saputo evitare il marasma in cui è finito Giuseppe Conte. Norma Rangieri, il manifesto. Niente ci rende più ridicoli degli sforzi che facciamo per non sembrarlo. Roberto Gervaso.
|