Droni Usa bloccati a Gioia Tauro: 'Dovevano partire per la Russia' Commento di Giuseppe Scarpa
Testata: La Repubblica Data: 14 luglio 2022 Pagina: 13 Autore: Giuseppe Scarpa Titolo: «Droni Usa bloccati a Gioia Tauro: 'Dovevano partire per la Russia'»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 14/07/2022, a pag. 13, con il titolo "Droni Usa bloccati a Gioia Tauro: 'Dovevano partire per la Russia' ", la cronaca di Giuseppe Scarpa.
La guerra si vince con i droni. I bombardieri telecomandati sono l’arma più ambita nel mercato, soprattutto da parte dei Paesi coinvolti nei conflitti. Gli Stati Uniti sono tra i migliori produttori. Mosca non dispone della stessa sofisticata tecnologia. Per questo i russi sono alla disperata ricerca di questa arma. E così, un mese fa, il Cremlino ha tentato di importare componenti militari “made in Usa” passando dall’Italia attraverso una complessa triangolazione. Questo è ciò che è stato scoperto dai nostri investigatori. Per questo motivo la partita giocata dai russi non è andata a buon fine. Il materiale, per droni dual use, è stato bloccato dalla guardia di finanza e dall’agenzia delle dogane. L’obiettivo russo era quello di portarsi a casa, non tanto gli aerei, quanto i complessi sistemi che contribuiscono alla loro guida e al loro controllo. Si tratta di dispositivi fabbricati da un’azienda americana. L’intera partita è stata intercettata in Calabria. Diversi container stavano per lasciare le coste italiane. Il porto di Gioia Tauro era lo scalo di partenza. Qui erano arrivati dal Canada. La meta finale, ufficialmente, era il Qatar. Ma non è chiaro se l’Emirato fosse la reale destinazione prima di recapitare tutto il pacchetto nelle mani dei militari russi. Insomma il giallo del penultimo scalo, prima di arrivare a Mosca, resta aperto.
Non si escludono, perciò, altre ipotesi come la possibilità di spegnere il localizzatore gps della nave container in partenza da Gioia Tauro per poi puntare, in incognito, sulla Siria. Quest’ultimo, con il presidente Bashar al-Assad, è un Paese alleato di ferro di Mosca. Qui nel Mediterraneo orientale la Russia dispone di una fondamentale base militare, Tartus, dove i soldati di Vladimir Putin avrebbero poi potuto imbarcare le preziose componenti su un areo cargo e raggiungere, attraverso questa tratta, la Russia. È questa, comunque, un’ipotesi. Anche perché, ogni possibile destinazione è stata bloccata in partenza, grazie a una meticolosa indagine affidata alla finanza e alle dogane. Le componenti di guida e controllo, rimaste in Italia, per un valore di decine di milioni di euro sono ad oggi sotto sequestro. Ferme nel porto calabrese per decisione della procura che indaga per traffico internazionale. Si tratta di materiale estremamente delicato che, al di là del suo valore economico, comunque elevato, ha un valore tecnologico che era essenziale che i russi non acquisissero. Infatti, quando gli americani hanno ricevuto dall’Italia la comunicazione del sequestro, una squadra dell’Fbi è volata immediatamente da Washington a Roma e poi a Gioia Tauro. Resta, comunque, il fatto che Mosca vuole reperire droni, e tutto il materiale ad essi collegato, per il conflitto in Ucraina. Il triangolo clandestino Canada-Italia-Qatar è stato spezzato. Ma i generali di Putin sono alla continua ricerca di questa arma. E nonostante viga un embargo sono molti i governi disposti ad aggirarlo sapendo della volontà russa di pagare. C’è, infatti, l’ipotesi che l’Iran cerchi di rifornire di droni l ’esercito russo. Questa non è un’opzione remota. Anzi è una possibilità concreta, tanto più alla luce della visita del presidente Putin a Teheran la settimana prossima, annunciata martedì scorso. Da anni il regime degli Ayatollah ha sviluppato una gamma di bombardieri telecomandati semplici da costruire e abbastanza performanti. Droni sperimentati con successo dalle milizie Houthi che, dallo Yemen, riescono a colpire le installazioni saudite. Insomma, per adesso Mosca non disporrà della sofisticata tecnologia Usa ma è possibile che si doti della meno complessa, ma comunque efficace, tecnologia iraniana.