L'Iran contro i registi dissidenti Cronaca di Anna Lombardi
Testata: La Repubblica Data: 12 luglio 2022 Pagina: 15 Autore: Anna Lombardi Titolo: «Teheran contro i registi dissidenti. In cella anche Panahi»
Riprendiamo daREPUBBLICAdi oggi, 12/07/2022, a pag.15 con il titolo 'Teheran contro i registi dissidenti. In cella anche Panahi', la cronaca di Anna Lombardi.
Anna Lombardi
Jafar Panahi
Il meglio del cinema iraniano dietro le sbarre. Già venerdì scorso erano stati arrestati i registi Mohammad Rasoulof, 50 anni, vincitore dell’Orso d’oro al Festival di Berlino 2020 col suo “Il Male non esiste” e Mostafa Aleahmad, 52 anni autore del dramma Poosteh. Prelevati dalle loro case all’alba e rinchiusi in una località sconosciuta, per aver pubblicato una “lettera aperta” sui social contro la violenta repressione delle manifestazioni dove si chiedeva giustizia per le vittime del centro commerciale Metropol, quello avvenuto nella città sud-occidentale di Abadan lo scorso maggio dove morirono 43 persone. Tragedia dell’incuria e della corruzione che ha scatenato proteste contro i funzionari responsabili e perfino contro i principali leader del Paese: la guida suprema, ayatollah Ali Khamenei e il primo ministro Ebrahim Raisi. Ieri anche un altro regista pluripremiato è stato arrestato: Jafar Panahi, 62 anni, l’ex assistente alla regia del grande Abbas Kiarostami, autore di celebri pellicole come “Il palloncino bianco” (Camera d’or a Cannes come miglior opera prima), “Il Cerchio” (Leone d’oro a Venezia nel 2000), “Taxi Teheran” (Orso d’oro 2015) e il più recente “Tre volti” (Prix du Scénario a Cannes 2018). Stavapartecipando a una manifestazione davanti all’infame carcere di Evin – noto teatro di pestaggi, molestie e torture secondo ripetute denunce di Amnesty International – proprio per chiedere la liberazione di Rasoulof e Aleahmad. Due giorni fa, Panahi aveva pubblicato su Instagram un appello di 334 artisti e attivisti per chiedere la liberazione dei colleghi. Già qualche giorno fa la notizia dei primi arresti aveva suscitato la protesta formale degli organizzatori del Festival di Berlino, che hanno ricordato come a Rasoulof è stato impedito di uscire dal Paese per ritirare i suoi premi in virtù dello sguardo critico sul sistema iraniano espresso nei suoi film. Sorte condivisa pure da Panahi, già arrestato nel 2010 quando il ministero della Cultura iraniano lo accusò di voler girare un documentario sui disordini seguiti alla contestata rielezione del presidente Mahmud Ahmadinejad, e a cui non solo è vietato lasciare il Paese ma anche girare film almeno fino al 2031. Ora contro i loro arresti fa sentire la sua voce anche il Festival di Cannes, che con una nota afferma il suo sostegno «a tutti coloro che, nel mondo, sono sottoposti a violenza e repressione. Saremo incessantemente al servizio degli artisti perseguitati per trasmettere le loro voci forti e chiare, in difesa della libertà di creazione e della libertà di parola».