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Yoni Netanyahu eroe di Entebbe. La storia
Commento di Deborah Fait
A destra: Yonatan Netanyahu
Mentre frequentava la facoltà di filosofia e matematica all’Università di Harvard, con ottimi risultati e riconoscimenti, Yonatan Netanyahu disse a un amico: “Io non dovrei essere qui, questo è un lusso. Dovrei essere a casa, in Israele, per difendere il mio paese”. Yoni ritornò a casa, entrò nell’esercito e da accademico di valore si trasformò in ufficiale di Zahal per diventare, il 4 luglio del 1976, un eroe di Israele. Gli accadimenti: Era il 27 giugno 1976 e all’aeroporto di Atene i turisti aspettavano il volo Air France 139 proveniente da Tel Aviv e diretto a Parigi. Pochi minuti dopo il decollo 2 terroristi, armati di pistole e bombe a mano, sono apparsi davanti all’ingresso della prima classe, urlando “L’aereo è sotto il controllo del gruppo Che Guevara e dell’Unità di Gaza del Fronte Popolare per la liberazione della Palestina”. Si è poi saputo che i terroristi tedeschi del gruppo Baader-Meinhof si erano uniti a quelli del FPLP per dirottare l’aereo e ammazzare il più alto numero di ebrei possibile. L’aereo venne fatto atterrare a Bengasi per il rifornimento, i terroristi, liberarono alcuni passeggeri non ebrei o israeliani, si fecero consegnare i passaporti da quelli rimasti i e l’aereo ripartì diretto in Uganda. Nel frattempo i servizi segreti israeliani, registrata la sparizione del volo per Parigi, informarono il primo ministro Ytzhack Rabin. L’aereo atterrò a Entebbe, in Uganda, accolto dal giubilo della folla e da appelli a tutti i terroristi del mondo di rivoltarsi contro Israele. A bordo dell’aereo i passeggeri furono divisi in base alla religione e alla nazionalità perché erano gli ebrei e gli israeliani che quei delinquenti volevano ammazzare. In contemporanea a Gerusalemme fu deciso un blitz militare, dopo aver constatato che le trattative non erano possibili. Idi Amin, presidente dell’Uganda, noto alle autorità israeliane e addirittura curato a Gerusalemme perché affetto da sifilide, aveva dato un ultimatum fissato per le ore 14,oo israeliane. Il blitz israeliano denominato “Fulmine” era stato preparato con le parole d’ordine: “segretezza-velocità-sorpresa”.
I fratelli Netanyahu Fulmine decollò il 3 luglio ed era composto di 4 aerei, 2 per i soldati, uno per il personale medico, l’ultimo adibito a centro di controllo. A questi si aggiunsero due jet dell’ElAl. Gli aerei atterrarono con i motori al minimo, da un aereo usci una Mercedes nera, uguale a quella di Idi Amin, al cui interno si trovavano i soldati israeliani vestiti con le divise ugandesi. L’auto entrò in aeroporto con gli onori militari dei presenti che l’avevano scambiata proprio per quella del loro presidente. Nel giro di 1 minuto e 45 secondi i soldati israeliani ammazzarono tutti i terroristi, meno due che in seguito furono catturarti a Tel Aviv. Nel fuoco incrociato persero la vita anche tre ostaggi e un ufficiale israeliano. Il nostro Yoni Netanyahu che aveva guidato il blitz ed era in prima fila, davanti ai suoi soldati. Una donna ebrea che era stata ricoverata in ospedale prima dell’irruzione, venne poi ammazzata dagli ugandesi nel suo letto. In pochi minuti, Israele portò al successo un’operazione considerata impossibile, liberarono i 106 ostaggi uccidendo tutti i componenti della cellula terrorista. L’operazione “Fulmine” passò alla storia come la più perfetta e coraggiosa tra tutte le operazioni antiterrorismo. In 90 minuti i soldati d’Israele atterrarono, neutralizzarono i terroristi, liberarono gli ostaggi e ripartirono per Israele. Yonatan Netanyahu, unica vittima tra gli israeliani, è ricordato e onorato da Israele come l’eroe che fu. L’Operazione Entebbe resterà nella storia. Il coraggio avrà sempre un nome: Israele. L’eroismo si chiamerà Yonatan Netanyahu. E Yoni avrà sempre 30 anni.
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