La lunga guerra del dittatore russo Militarizza l’economia
Testata: Il Foglio Data: 09 luglio 2022 Pagina: 3 Autore: la redazione del Foglio Titolo: «Le regole dell’autarchia di Putin»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 09/07/2022, a pag. 3, l'editoriale "Le regole dell’autarchia di Putin".
Il trend dell'economia russa: verso il collasso
Nell’ultimo discorso ai leader del Parlamento Vladimir Putin ha detto che la Russia “non ha ancora iniziato a fare sul serio” in Ucraina, consegnando alle agenzie dichiarazioni sprezzanti e bellicose che lasciano davvero poco spazio ai dubbi sulla traiettoria intrapresa da Mosca, che intanto si prepara a “militarizzare” la sua economia ipersanzionata per metterla al servizio di una lunga guerra che ancora si ostina a definire “operazione militare speciale”. La Duma sta preparando leggi che daranno allo stato il potere di controllare direttamente le imprese private. Una legge consentirà al governo di obbligare le imprese a rispettare i contratti con lo stato, e darà al ministero della Difesa e altri organi il diritto di modificare i termini contrattuali. Le autorità potranno obbligare una fabbrica a riconvertirsi per le esigenze dei militari e controllare la produzione di beni e servizi.
Il vice primo ministro Yuri Borisov ha detto che le misure sono dirette per lo più ai fornitori attuali della Difesa, e che non è prevista la conversione obbligatoria delle normali imprese civili. Se fosse vero però non ci sarebbe bisogno di introdurre questa misure, che daranno allo stato anche il potere di controllare direttamente la forza lavoro. Un’altra legge infatti permetterà alle autorità di “stabilire i termini legali dei rapporti di lavoro”, incluse le condizioni di assunzione e gli orari, compresi i turni di notte, nei giorni festivi, e le ferie. Borisov ha rassicurato che i dipendenti costretti agli straordinari saranno retribuiti. Sicuramente è come dice lui, ma come e quanto lo deciderà lo stato. Le nuove misure sono essenziali a causa delle sanzioni, afferma la nota esplicativa della Duma, ma sono il segnale che quella “trasformazione strutturale dell’economia” di cui parlano la Banca centrale e il governo rischia di diventare una statalizzazione regressiva verso un’economia della resistenza basata su obiettivi imposti dalla pianificazione centrale. L’ultima volta che la Russia ha abbracciato un modello simile non è andata a finire bene.
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