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Informazione Corretta Rassegna Stampa
06.07.2022 'L’asilo di Amsterdam', di Elle Van Rijn
Recensione di Giorgia Greco

Testata: Informazione Corretta
Data: 06 luglio 2022
Pagina: 1
Autore: Giorgia Greco
Titolo: «'L’asilo di Amsterdam', di Elle Van Rijn»
L’asilo di Amsterdam
Elle Van Rijn
Traduzione di Laura Pignatti
Guanda euro 19,00

“I bambini non si toccano! Non hanno colpa di quello che combinano gli adulti”

L'asilo Di Amsterdam - Van Rijn Elle | Libro Guanda 11/2021 - HOEPLI.it

La potenza di queste parole racchiude tutta la determinazione e il coraggio che hanno permesso a Betty Oudkerk, maestra in un asilo di Amsterdam, di salvare collaborando con altre colleghe e con la direttrice Henriette Pimentel seicento bambini, appena un quarto o un quinto di quelli che vi transitarono tra il luglio del 1942 e il settembre del 1943. Questa storia vera che narra dell’incredibile coraggio di poche persone dinanzi alla malvagità dei nazisti torna alla luce grazie a Elle Van Rijn, attrice in numerose serie televisive e spettacoli teatrali, prima di dedicarsi alla scrittura di romanzi e sceneggiature.

L’interesse per questo argomento è sorto nell’autrice quasi casualmente dopo aver sentito parlare dell’asilo ebraico e della direttrice, prozia di un suo amico regista. Il rispetto per la rete che Henriette Pimentel era stata in grado di intessere in segreto nel suo asilo, divenuto alla fine una dépendance dell’Hollandsche Scouwburg, prima teatro e poi punto di raccolta e deportazione degli ebrei tedeschi, l’ha indotta a lunghe ricerche da cui ha scoperto che l’unica maestra ancora in vita era Betty Goudsmit-Oudkerk. L’incontro nel marzo 2020 - poco prima che le case di riposo chiudessero a causa della pandemia - con questa donna straordinaria che aveva conservato il senso dell’umorismo, l’orgoglio e tanto amore ha rafforzato in Elle Van Rijn la convinzione che quella storia doveva essere raccontata. Perché come spiega nella postfazione “E’ un tema senza tempo. Si parla di coraggio, di odio e di emarginazione. Emergono dilemmi davanti ai quali ciascuno di noi potrebbe trovarsi. E cosa faremmo, allora? Sceglieremmo la paura o il coraggio, fuggiremmo, oppure no, penseremmo a noi stessi o alla collettività?” Con sensibilità l’autrice si è avvalsa della forma narrativa per ricreare ciò che poteva essere accaduto e che non era verificabile dai documenti storici, ricostruendo con la fantasia i dialoghi, i contesti familiari, le situazioni drammatiche vissute dagli ebrei olandesi sotto il giogo nazista e, allo stesso tempo, rendendo onore alla storia dell’asilo e delle persone coinvolte.

Aperto nel 1906 l’asilo infantile per famiglie che desideravano crescere i loro figli nel rispetto delle tradizioni ebraiche, dopo il trasloco nel 1924 nell’imponente edificio di Plantage Middenlaan, accoglie anche bambini non ebrei, diventando il più grande e moderno dei Paesi Bassi. E’ qui che Betty Oudkerk, orgogliosa della sua nuova divisa, inizia a lavorare come maestra d’asilo nel settembre del 1941 dopo che per via delle leggi razziali è costretta a lasciare la scuola professionale che frequenta. Per lei che ama tanto i bambini è un lavoro gratificante che svolge con impegno e con un entusiasmo che riesce a contagiare anche le persone che lavorano con lei. Fra queste le colleghe Sieny, Miriam, Virrie e la direttrice Henriette Pimentel di cui ben presto scopre, sotto un apparente cipiglio di severità, un cuore generoso e pronto a qualunque rischio per proteggere i piccoli ospiti dalle crescenti vessazioni dei nazisti. La vita per le famiglie ebree olandesi diviene ogni giorno più difficile, le persecuzioni e le restrizioni agli spostamenti, ai matrimoni misti, a momenti di svago aumentano, le attività commerciali come il negozio di tessuti della famiglia di Betty vengono chiuse o affidate ad amministratori scelti dai nazisti, la difficoltà di procurarsi cibo rende le persone sempre più povere e incapaci di sostentarsi; solo i piccoli dell’asilo, che per ordine dei tedeschi ora può accogliere esclusivamente bimbi ebrei, trovano il sorriso delle maestre ad attenderli al mattino. Le retate di ebrei si intensificano come pure le partenze di treni diretti al campo di Westerbork anticamera della deportazione ad Auschwitz. Grazie alla Sperre, un esonero temporaneo dai campi di lavoro che la direttrice ha procurato a tutte le maestre, il lavoro nell’asilo continua a pieno ritmo e si intensifica con l’arrivo dei bambini provenienti dall’Hollandsche Schouwburg, il teatro di fronte all’asilo, improvvisamente trasformato in un centro per il raduno degli ebrei in attesa di deportazione.

Non è facile convincere i genitori ad affidare alla giovane Betty e alle sue colleghe i figli per dare loro una possibilità di salvezza. Alcune mamme si lasciano convincere, altre preferiscono tenere con sé i piccoli, soprattutto se neonati. Il lavoro delle maestre che operano con l’aiuto dei fattorini del Consiglio ebraico richiede coraggio e sangue freddo. Dopo essere venuto a conoscenza dell’orrore subito dagli ebrei nei campi di sterminio Walter Suskind, responsabile del teatro e in apparenti buoni rapporti con i nazisti, escogita insieme alla direttrice dell’asilo e all’economista Felix Halverstad un piano per salvare quanti più bambini possibile. Henriette Pimentel porta avanti questa operazione complessa e rischiosa con l’aiuto delle giovani maestre, mantenendo i contatti con una rete di organizzazioni che prendono in consegna i piccoli trafugati dall’asilo. I bambini devono essere accompagnati alle loro destinazioni sicure in segreto, un compito rischioso in genere affidato a giovani donne. I bimbi più piccoli invece vengono nascosti in ceste o capienti sacchi e trasferiti con carri, tram e treni nelle città del Limburgo e della Frisia, sostenuti dalla “Commissione bambini” di Utrecht di Piet Meerburg. Nel tentativo di salvare un bimbo di poche settimane dalla deportazione Betty è protagonista nelle ultime pagine di un atto di coraggio che mette a rischio la sua stessa vita. Da quel momento deve fuggire dall’asilo e nascondersi perché braccata dai nazisti che hanno capito il tentativo di ingannarli messo in atto dalla giovane maestra.

Al termine del romanzo nel capitolo “Dopo l’asilo” l’autrice ci dà contezza di quanto accaduto nelle vite degli ebrei protagonisti di questa storia e dei carnefici dopo la guerra, di chi si è salvato e di chi è rimasto vittima della ferocia nazista. Molto commovente è il racconto dell’incontro di Betty, ormai anziana, in occasione della festa di uno dei suoi figli, con uno di quei bambini che da neonato era stato salvato dalle maestre dell’asilo. “Che le loro strade si fossero incrociate di nuovo grazie ai figli, le sembrava un miracolo” scrive Elle Van Rijn. “Per Betty è stato un incontro di enorme importanza: solo in quel momento si è resa conto dell’impatto delle sue azioni ed è stata in grado di guardare oltre i bambini che purtroppo non aveva potuto salvare”. Sullo sfondo della resistenza clandestina al nazismo l’autrice rievoca una vicenda drammatica e cruciale, una storia intensa che sorprende e commuove e ci insegna una lezione importante: “l’unione fa la forza, soprattutto quando si tratta di difendere i nostri bambini”.


Giorgia Greco

takinut3@gmail.com

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