Russia: una Z contro l'Europa Analisi di Rosalba Castelletti
Testata: La Repubblica Data: 03 luglio 2022 Pagina: 9 Autore: Rosalba Castelletti Titolo: «Una Z contro l’Europa, quel ponte tra Russia e Ue diventato un muro»
Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 03/07/2022, a pag.9, l'analisi di Rosalba Castelletti dal titolo "Una Z contro l’Europa, quel ponte tra Russia e Ue diventato un muro".
A destra: Vladimir Putin
Rosalba Castelletti
Tra la Russia e l’Europa scorre solo un fiume. E il ponte che dovrebbe unire le due rive segna una barriera. Di qua c’è l’exclave di Kaliningrad, un moncherino di Russia affacciato sul mar Baltico sopravvissuto al crollo dell’Urss nel cuore dell’Occidente. Di là la Lituania, la prima Repubblica ex sovietica ad avere dichiarato l’indipendenza, oggi Paese membro della Ue e della Nato. Come sia dall’altra parte non se lo chiede Marina che ha l’età di questa frontiera, né il pensionato Valerij che l’ha vista spuntare all’improvviso una mattina di trentadue anni fa. Nessuno dei due ha mai percorso i 410 metri del monumentale Ponte Regina Luisa che separano la russa Sovetsk dalla lituana Panemune. «Lo fa solo chi ha parenti di là. Come me», commenta la pensionata Ljubov, 67 anni e un cognome lituano che però, come tutti, non ti dice, perché «non si sa mai». Ljubov se ne sta seduta insieme all’amica Tatjana su una panchina in quella che un tempo era la piazza più bella della prussiana Tilsit e oggi è solo uno squallido parcheggio torreggiato da grigi casermoni di oltre dieci piani tutti verande arrangiate una sopra l’altra residuo dell’Urss. La storia è passata di qui più volte come un rullo compressore lasciando dietro di sé un’insolita accozzaglia di strade lastricate, rovine teutoniche e “krusciovke” a cinque piani degli Anni ’60. Sovetsk ha visto sfilare crociati e cavalieri teutonici, imperatori e zar, la Wehrmacht nazista e l’Armata Rossa sovietica. È in mezzo a questo fiume, il Neman, su una piattaforma galleggiante, che nel 1807 lo zar Alessandro I e Napoleone si divisero l’Europa siglando la pace di Tilsit, un patto di Molotov- Ribbentrop ante litteram . Il presente ha riciclato il passato. Lo sgretolamento dell’Urss e l’allargamento di Ue e Nato qui hanno portato filo spinato e guardie di frontiera, il ponte come confine estremo.
Ora che l’invisibile Cortina di ferro è tornata, questa frontiera d’acqua che segue le anse del fiume diventa una cicatrice che torna a bruciare. Enell’ennesimo paradosso “l’Occidente collettivo” additato dal Cremlino si trova a Oriente del nuovo Muro. Lungo l’argine, sulla facciata di una delle rare case a graticcio sopravvissute ai bombardamenti degli inglesi e allo spianamento dei sovietici, è apparsa un’enorme “Z” nero-arancione visibile dall’altra sponda, simbolo della cosiddetta “operazione militare speciale” russa in Ucraina. Una provocazione, sono certi i lituani. Non è la sola. In questa terra di mezzo, le autorità temono da sempre che coltivare la memoria del passato alieno possa fomentare sentimenti troppo filo-occidentali o persino separatisti. Con l’offensiva contro Kiev e le sanzioni di Usa e Ue, i timori sono diventati paranoia. Martedì la 56enne Ivona, che da vent’anni serve paste stantie in uno spoglio e trasandato bar al 17 di ulitsa Lenina, ha visto spuntare il capo dell’amministrazione locale Evgenij Makarov con un paio di operai e una gru. In tutta fretta hanno rimosso la targa in memoria dello scrittore lituano Vidunas che nell’800 visse in questa casa con i bovindi.
Oggi al suo posto c’è una chiazza di cemento. «Volevano sostituirla con un omaggio al poeta Denis Davydov, ora dicono di doverla soltanto restaurare. La popolazione era insorta. Vidunas fa parte della nostra cultura». La 45enne Olga ha protestato sulla chat cittadina: «Perché comportarsi allo stesso modo di Vilnius che smantella i memoriali dedicati ai soldati sovietici? I problemi sono altri. Non avevamo vite eccezionali prima, ma ora è peggio. Un mese e mezzo fa ho dovuto chiudere il mio bar perché la gente non passava più. Risparmia. Non so di chi sia la colpa. Non siamo abituati a cercare colpevoli. Se la tua attività fallisce, è solo colpa tua». Anche il bar di Ivona presto chiuderà. Le merci dalla “Grande Russia”, come la chiamano qui, per arrivare nell’exclave devono viaggiare via mare o attraverso la Lituania, ma Vilnius ha ristretto il transito delle merci sanzionate dalla Ue. Bruxelles sta studiando un’esenzione, ma intanto il “blocco di Kaliningrad” ha fatto impennare i prezzi e diffuso i timori di un’escalation. «Siamo bloccati anche emotivamente», commenta Ivona. «Un conflitto anche qui? Spero che al potere ci siano più persone ragionevoli che folli». Le autorità continuano a scavare trincee e gli abitanti di Kaliningrad ci affondano dentro. Come pedinedel Cremlino nelle sue dispute con l’Occidente. Su ulitsa Gagarina, un tempo Deutsche Strasse, Via tedesca, il 9 maggio è comparso un murale dedicato alla “babushka con la bandiera rossa”, la nonnina ucraina che sarebbe andata incontro ai soldati di Kiev con falce e martello: un’altra iniziativa del solerte Makarov. E sui mezzi militari sovietici della vicina mostra a cielo aperto, qualcuno ha iscritto decine di “Z” col gesso. Ma questa retorica bellicista fa poca presa tra i cittadini. «Non è chiaro quello che sta succedendo in Ucraina», commenta la disoccupata Olga. «C’è chi crede che lì ci siano nazisti, altri no. La gente è confusa e divisa».
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