Israele verso nuove elezioni: sfida tra Lapid e Netanyahu Analisi di Fiamma Nirenstein
Testata: Il Giornale Data: 01 luglio 2022 Pagina: 10 Autore: Fiamma Nirenstein Titolo: «Israele al voto la quinta volta in tre anni. Scontro infuocato tra Lapid e Netanyahu»
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 01/07/2022, a pag.11, con il titolo " Israele al voto la quinta volta in tre anni. Scontro infuocato tra Lapid e Netanyahu" l'analisi di Fiamma Nirenstein.
A destra: la Knesset
Fiamma Nirenstein
Sarà lunga: 120 giorni. Sarà dura: due mondi faccia a faccia l'uno contro. Sarà feroce: Netanyahu e Lapid combatteranno con le unghie e con i denti per vincere le prossime elezioni. Con la chiusura della Knesset comincia una campagna, la quinta in due anni, che di nuovo spaccherà amicizie e famiglie in questo Paese, mentre i nemici, come i Palestinesi e l'Iran, ballano. Yair Lapid gestirà le elezioni dal ruolo di quattordicesimo Primo Ministro, anche se provvisorio, dello Stato d'Israele; Naftali Bennet se n'è andato con una benedizione all'alleato cui lascia il ruolo, annunciando che lascia la politica. Il suo funambolico portare il partito "Yemina" la destra, in un governo sostanzialmente di sinistra, ha segnato i confini di quel che è possibile nella politica israeliana, che comunque cerca stabilità, sicurezza, economia, rapporto con gli USA e col mondo arabo, esercito pronto a tutto.
Benjamin Netanyahu
Ed eccoci di nuovo dunque a due candidati che anche nella storia personale rappresentano due mondi: Netanyahu, figlio di Bentzion, grande storico dell'Inquisizione: uno statista più che un politico, amato e odiato, sicuro della necessità del popolo ebraico di essere forte di fronte all'Iran e al terrorismo palestinese, e di proclamarlo forte. Forte di una biografia familiare e personale in cui l'eroismo è di casa (il fratello Yoni ucciso a Entebbe, lui ferito più volte nell'Unità Speciale Sayeret Matkal), non religioso ma legato alla tradizione, apprezzato dal mondo religioso e dagli abitanti degli insediamenti. E architetto dei patti di Abramo e quindi di un'idea di pace economica e popolare e di difesa anti-iraniana senza limiti imposti dai palestinesi. Lapid, figlio del laicissimo e ormai scomparso intellettuale e politico radicale sopravvissuto alla Shoah Tommy Lapid, è un laico militante per eccellenza, anche se il sionismo è un suo leitmotiv. Al contrario di Bennett che da Primo Ministro (PM) era rimasto fra grandi polemiche a casa sua a Raanana, ha subito deciso di andare ad abitare da PM a Gerusalemme, nella via Balfour presso la residenza ufficiale ora occupata da lavori, scegliendo un appartamento confinante. La sua prima decisione è stata di andare, invece che al Muro del Pianto, come è tradizione, a Yad va Shem, il Museo della Shoah, con una scelta laica alla ricerca di voti. Chi potrà portagli nuovi seggi è la sinistra coi suoi vari piccoli partiti che potrebbero convergere su di lui. Lapid è stato una star televisiva, spesso dipinto come un personaggio molto preso da se stesso, ma è veloce e determinato: il suo disegno politico è chiaro, da quando è entrato in politica nel 2012 ha cavalcato l'innegabile desiderio di normalità della classe media di Israele, ha vellicato senza esagerare il desiderio di pace, ha dichiarato fin dall'inizio la sua determinazione di arrivare a essere PM, ha usato il suo charme mondano e la sua retorica per disegnare un mondo postmoderno che possa attrarre quelli che non possono soffrire Netanyahu. Naturalmente lo seguita ad attaccare per le accuse di corruzione e il processo in corso. Le due parti non hanno al momento, nessuno dei due, i 61 seggi necessari per formare il prossimo governo: Bibi invita al ritorno a casa la destra post-Bennett, e insiste già sul cinismo dimostrato nell'associare al passato governo Ram, il partito arabo ambiguo sul terrorismo e il riconoscimento stesso dello Stato d'Israele; Lapid si è avventurato sulle accuse di sedizione antidemocratica legate a personaggi religioso-nazionali che Netanyahu porterebbe con sé per formare la coalizione. Sarà una campagna negativa, molto negativa. E se qualche evento drammatico non cambierà la situazione, non è detto che Israele uscirà dall'impasse.