Russia, ovvero crimini di guerra Analisi di Paola Peduzzi
Testata: Il Foglio Data: 29 giugno 2022 Pagina: 1 Autore: Paola Peduzzi Titolo: «Perché definire la Russia uno stato sponsor del terrorismo fa discutere (oltre l’evidenza)»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 29/06/2022, a pag. 1, con il titolo "Perché definire la Russia uno stato sponsor del terrorismo fa discutere (oltre l’evidenza)", il commento di Paola Peduzzi.
Paola Peduzzi
Milano. Volodymyr Zelensky ha chiesto agli Stati Uniti di mettere la Russia nella lista degli stati sponsor del terrorismo. Non è la prima volta che il presidente ucraino fa questo appello, del resto non è la prima volta che le forze di Vladimir Putin colpiscono obiettivi civili in Ucraina in modo indiscriminato. Ma i missili sul centro commerciale di Kremenchuk, a quattrocento chilometri dal fronte del Donbas, tra le cui macerie continuano a essere raccolti cadaveri è stato definito dai leader del G7 un crimine di guerra (un altro) e allora bisognerebbe definire lo stato che perpetra tali crimini con l’aggettivo pertinente. Una prima risoluzione presentata al Senato americano è stata approvata in modo bipartisan il 10 maggio scorso; il 23 giugno, la commissione Affari esteri del Senato, presieduta dal repubblicano Jim Risch – che era a Kyiv domenica quando sono caduti dei missili russi sulla capitale e che lunedì ha incontrato Zelensky – ha presentato una mozione per inserire la Russia nella lista degli stati sponsor del terrorismo (assieme a Iran, Corea del nord, Cuba e Siria) che sarà poi presentata al dipartimento di stato. Joe Biden ha esplicitamente definito Putin un “criminale di guerra” e la sua Amministrazione ha detto di essere aperta all’ipotesi di allargare la lista. Si tratta però di un passo tecnicamente e simbolicamente rilevante soprattutto se si pensa a cosa accadrà quando sarà possibile avviare un negoziato. Non è un caso che Emmanuel Macron, solidale con l’Ucraina ma molto sensibile all’idea di provocare Putin, abbia risposto, a margine del G7, a chi gli chiedeva se era d’accordo con la richiesta di Zelensky: “Stiamo sanzionando la Russia, non abbiamo bisogno di aggettivi per stabilire queste sanzioni. E’ la giustizia a farlo”. I sostenitori della richiesta di Zelensky ogni giorno documentano gli atti di terrorismo della Russia e spesso fanno paragoni con organizzazioni terroristiche – lo Stato islamico che colpisce una città europea, per dire – per stuzzicare sensibilità altrimenti propense a distrarsi, ma in realtà i paragoni non servono. C’è uno stato sovrano che ha attaccato un altro stato sovrano, che uccide, tortura, violenta, affama e deporta i civili. Se non si vogliono usare aggettivi per non provocare il Cremlino (che invece si sente libero di dire che vorrebbe tutti gli occidentali morti) è un conto, ma se un aggettivo serve, allora ce n’è uno.
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