Zelensky al G7: 'La guerra deve finire entro l’inverno' Cronaca di Tonia Mastrobuoni
Testata: La Repubblica Data: 28 giugno 2022 Pagina: 16 Autore: Tonia Mastrobuoni Titolo: «Zelensky al G7: 'La guerra deve finire entro l’inverno'»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 28/06/2022, a pag. 16, con il titolo "Zelensky al G7: 'La guerra deve finire entro l’inverno' ", il commento di Tonia Mastrobuoni.
A destra: Zelensky, un eroe
Tonia Mastrobuoni
Le mosche cavalline, grandi come biglie, che svolazzano indefesse nella sala stampa non sono l’unico fuori programma del bucolico G7 organizzato dai tedeschi in mezzo ai pascoli bavaresi. Nelle riunioni a porte chiuse che si tengono a una quindicina di chilometri dai cronisti, nel castello di Elmau, improvvisamente lo sherpa del premier giapponese Fumio Kishida aggrotta le sopracciglia su un passaggio cruciale del comunicatofinale. Quello che dovrebbe far riferimento a un tetto al prezzo del gas. Quello fortissimamente voluto da Mario Draghi. È un capoverso generico, dove i Sette grandi si impegnano a limitare le importazioni di “energia” e a ridurre gli introiti “da idrocarburi” dalla Russia. Ma è sufficiente per poter riportare con forza il tema anche sul tavolo europeo. Kishida, su quel passaggio, chiede spiegazioni a Joerg Kukies, il consigliere di Olaf Scholz, che gli rivelache significa che i ministri competenti del G7 potrebbero elaborare anche un taglio al prezzo del metano, oltre a quello del petrolio. Ma i giapponesi sono contrari: il 9% del loro fabbisogno di gas proviene ancora dalla Russia, e Tokyo teme che Putin possa chiudere del tutto i rubinetti. E Kishida è stato già molto esplicito sul fatto che la crisi del gas «è un problema specifico dell’Europa », nelle sue interlocuzioni con i partner occidentali. Alla fine, nel comunicato resta un riferimento generico, ma con l’importante aggiunta che i ministri competenti del G7 studieranno «con urgenza» come applicare un eventuale limite al prezzo del gas. Cioè prima ancora della Commissione europea, che ha preso lo stesso impegno entro ottobre.
Agli americani, dopo un faccia a faccia teso tra Joe Biden e Kishida, è riuscito invece di ottenere quanto annunciato sin dalla vigilia: un riferimento esplicito a un “price cap ”sul petrolio. Ma non sarà semplice applicarlo. E la Francia, già dubbiosa sulla realizzazione pratica, ha lasciato trapelare ieri anche forti dubbi su una misura che non coinvolga anche Paesi produttori come l’Iran e il Venezuela. La seconda giornata di riunioni del “caminetto dell’Occidente” si è aperta ieri con l’intervento del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Che, sorprendendo tutti, ha espresso l’ambizione che la guerra finisca entro l’inverno. Ed è tornato a chiedere un forte sostegno militare per respingere l’aggressione russa e nuove sanzioni occidentali. Oltretutto, in una giornata segnata dall’orribile attacco missilistico a Kremenchuk e dalla strage di civili ucraini. E dall’ex premier Dmitry Medvedev, che ha fatto sapere che la risposta russa al blocco dei trasporti da Kaliningrad «sarà pesante ». Olaf Scholz ha puntualizzato in serata che le relazioni con la Russia «non potranno tornare come prima». Nel corso del G7 allargato eccezionalmente ieri a cinque Paesi asiatici e africani, il cancelliere ha dovuto incassare tuttavia una dura reprimenda dal premier indiano Narendra Modi. Che gli ha riferito della più recente discussione in seno al vertice degli ex Paesi del Commonwealth. «Decine di Paesi, molti dei quali africani, erano contrari a qualsiasi riferimento, nel nostro comunicato finale, alla guerra in Ucraina », gli avrebbe rivelato Modi, secondo una fonte presente all’incontro. Alla fine, un breve riferimento all’aggressione russa contro Kiev nel documento dell’ex Commonwealth c’è. E la lezione che bisogna trarne, ha spiegato il premier indiano al cancelliere tedesco, «è che quasi tutta l’Africa considera questa guerra un problema eminentemente europeo. Che l’Europa si deve risolvere da sola». Intanto, su un problema che sta attanagliando anzitutto l’Africa, la crisi del grano ucraino, ieri sera è arrivata la prima buona notizia da settimane. Il segretario generale dell’Onu, António Guterres ha informato i leader occidentali di aver tenuto colloqui separati con Ucraina e Russia. E ci sarebbe una sorta di pre-accordo per il passaggio dei cereali da tre porti controllati da Kiev, inclusa Odessa. E senza la necessità di sminare i porti. Una soluzione che passerebbe attraverso corsie sicure, sotto la supervisione di Ucraina, Russia, Turchia e Onu. Incrociando le dita, un passo avanti su una delle più devastanti conseguenze globali della guerra di Putin.
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