Missili sull’Ucraina occidentale Cronaca di Lorenzo Cremonesi
Testata: Corriere della Sera Data: 26 giugno 2022 Pagina: 8 Autore: Lorenzo Cremonesi Titolo: «Missili sull’Ucraina occidentale: la Bielorussia torna in campo»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 26/06/2022, a pag.8, con il titolo "Missili sull’Ucraina occidentale: la Bielorussia torna in campo" l'analisi di Lorenzo Cremonesi.
Lorenzo Cremonesi
Bombardamenti dalla Bielorussia; nuovi missili capaci di portare testate nucleari in regalo ad Alexander Lukashenko da Vladimir Putin; ritirata, per quanto «strategica», nel Donbass; arsenali sempre più vuoti e rinforzi militari dagli alleati considerati «largamente insufficienti»: dai palazzi del governo a Kiev i consiglieri più vicini al presidente Zelensky si mostrano ormai seriamente preoccupati. E lo ripetono continuamente ai giornalisti delle maggiori testate americane, oltreché ai diplomatici e militari occidentali, con l’approssimarsi del prossimo summit Nato a Madrid. «Attenzione che sta arrivando meno del 20 per cento delle armi necessarie a contrastare l’avanzata russa. Ogni giorno nel Donbass i russi sparano 70.000 cannonate, noi meno di 7.000. I problemi non sono logistici, i russi non sono riusciti a fermare le nostre strade verso l’Europa, disponiamo della benzina e delle infrastrutture per facilitare i trasporti, ma ciò che arriva semplicemente non basta, occorre di più, molto di più», spiegano. A fare precipitare la situazione sono gli eventi degli ultimi giorni.
Da ieri le truppe russe hanno preso il pieno controllo di Severodonetsk, la città sulla sponda orientale del Siversky Donets che era assediata da circa un mese. E ormai sembra segnato anche il destino di Lysychansk, la città gemella sulla sponda occidentale del fiume. Le truppe russe la stanno già circondando, dopo avere preso una decina di villaggi a sud-est, rendendo quasi impossibili i collegamenti con le retrovie attorno a Bakhmut. «I russi completeranno così l’occupazione dell’intera regione del Lugansk, ma la sfida per la regione del Donetsk resta del tutto aperta e dunque Putin non riesce ancora a realizzare il progetto di prendersi tutto il Donbass», ci spiega Oleh Zhadanov, ex colonnello dell’esercito ucraino considerato tra i massimi esperti di cose militari. Anche lui insiste sul problema delle armi. «Voi italiani ci avete inviato circa un mese fa 9 cannoni FH-70 da 155 millimetri, che, pur costruiti mezzo secolo fa, sono ottime armi, mediamente migliori di quelle russe. Ma ne servirebbero 200. Lo stesso vale per i PzH 2000, gli obici semoventi tedeschi: la Germania ne ha mandati 7, l’Olanda altri 5. Ne vorremmo dieci volte di più. Così per gli obici francesi Caesar: sono soltanto 12. E ancora per le batterie mobili di razzi Usa Himars, sono armi fantastiche, con un raggio di 80 chilometri e meccanismi di puntamento all’avanguardia, ma ne stiamo utilizzando solo 4 con personale addestrato. Forse in luglio saranno operativi altri 4: una goccia nel mare. I cannoni Usa M777 sono adesso circa 120, ne occorrono 900», aggiunge. Gli stessi esperti del Pentagono ribadiscono che allo stato attuale gli ucraini perderanno l’intero Donbass, senza alcuna possibilità di riconquistarlo. Putin continuerà a mandare rinforzi sul fronte ucraino e intanto i suoi comandi provano di avere imparato dagli errori: il coordinamento tra fanteria, colonne corazzate ed aviazione pare funzionare. A peggiorare l’umore di Kiev si è aggiunto ieri la ripresa dei tiri di missili russi sulle zone occidentali e meridionali del Paese. Pare che l’altra notte ne siano stati tirati una cinquantina, alcuni dalla flotta del Mar Nero, ma un certo numero anche dalla Bielorussia. Va ricordato che non è la prima volta: l’intera prima fase della guerra contro la regione di Kiev è stata lanciata da lì. Ieri Putin e Lukashenko hanno ribadito la loro alleanza in un lungo incontro a San Pietroburgo. In aprile il leader bielorusso si era detto contrario a mobilitare il suo esercito a fianco di quello russo.
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