Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 24/06/2022, a pag.9 con il titolo 'L'Ucraina deve resistere qualche mese poi la controffensiva sfinirà Putin' l'intervista di Alberto Simoni.
Kurt Volker
L'Ucraina deve resistere per qualche mese, tenere congelato il conflitto e poi lanciare la controffensiva grazie alle armi che gli americani stanno inviando. Nella testa di Zelensky è questo il piano, spiega Kurt Volker già ambasciatore Usa alla Nato ma soprattutto inviato speciale sino al 2019 per i negoziati in Ucraina. Conosce bene Zelensky e il gruppo di potere che oggi guida la resistenza di Kiev e non prevede arretramenti. Piuttosto, a preoccupare Volker, sono le posizioni di alcuni leader europei «disposti a fare concessioni a Putin, e questo è un atteggiamento pericoloso perché denota una mancanza di convinzione nel sostegno all'Ucraina».
Ambasciatore Volker, al vertice Nato e al G7 i leader faranno un bilancio e una valutazione della strategia dell'Occidente verso Mosca sul piano delle sanzioni, sulle prospettive diplomatiche e sul confronto militare. Partiamo dalle sanzioni, stanno funzionando? «Stanno iniziando ad avere un impatto e nel tempo le cose diventeranno ancora peggiori per la Russia. Mosca sta già avendo difficoltà a rispettare i pagamenti del suo debito; l'impossibilità di importare alcuni materiali e prodotti sta impedendo di produrre missili di precisioni e altri strumenti fondamentali per l'esercito».
Sul fronte dei combattimenti i russi stanno guadagnando terreno, il Pentagono ritiene che però la perdita di tutto il Donbass non sia inevitabile. Qual è la strategia Usa e di Kiev? «Si regge essenzialmente sull'efficacia della consegna delle armi. E questo è un punto complicato. Bisogna accelerare non solo la spedizione ma anche la produzione di armamenti vari. Finora gli Usa hanno garantito consegne pari a 10-12 volte di più degli alleati perché pochi altri Paesi hanno materiale a sufficienza negli arsenali. E stiamo arrivando a un punto in cui l'America o attinge alle proprie riserve o chiede all'industria bellica uno sforzo maggiore e più rapido».
Armare l'Ucraina resta quindi la chiave del conflitto? Non crede possano in tempi brevi aprirsi scenari negoziali? «Zelensky sta lottando per cacciare la Russia dal territorio ucraino e preservare la sovranità del suo Paese. Su questo non ci sono arretramenti e nessuna resa. E il popolo è con lui. Fino alla sera dell'invasione – e dal 2014 – la Russia stava già combattendo in Ucraina e ne stava occupando parte del territorio, ma la gente sembrava rassegnata a credere in una linea del cessate il fuoco esistente. Ora no, ora tutti vogliono che i russi siano cacciati dal Paese e Zelensky ha il pieno sostegno».
Come si declina questa forza di resistenza in una strategia bellica? «È possibile che le difese ucraine riescano a fiaccare i russi, fermandone l'offensiva o limitandola. A questo punto un esercito sfibrato da un'avanzata lenta e costosa potrebbe subire una controffensiva da parte ucraina. Certo questa mossa si regge su quel che ho detto prima: la consegna e l'utilizzo di molta artiglieria sempre più sofisticata».
Resistere e contrattaccare. È il linguaggio che Biden ha assunto, pur se non così esplicito, nelle ultime settimane. «Il presidente si è arrabbiato per la retorica del Pentagono e di Blinken e li ha invitati ad abbassare i toni. Non significa però che l'obiettivo, scacciare i russi sostenendo con le armi l'Ucraina, sia svanito».
Vede spazi per i negoziati con Putin in questo periodo? Gli europei tengono aperti canali di dialogo. E gli Usa? «Non credo ci sia spazio per i negoziati».
Non li vuole Putin? «Non li vogliono in queste condizioni nemmeno gli americani». Canali di dialogo ci sono però. «Probabilmente a livello di servizi, sicuramente fra vertici militari. Ma sono comunicazioni, non negoziati. Fin quando i russi continueranno a combattere in Ucraina non vedo a Washington tutto questo desiderio di intavolare un dialogo».
Ma gli europei spingono, non teme possa incrinarsi l'asse Washington-Europa? «Gli europei sono molto interessati a tenere aperto il dialogo con Putin, sperano di convincerlo a terminare il conflitto. Il rischio però è che si facciano concessioni che poi non si possono garantire. Per esempio, Macron dice che non bisogna umiliare Putin e che l'Ucraina deve prevedere di cedere parte del suo territorio: è pericoloso, così si mostra poca convinzione nel sostegno a Kiev. Detto questo non credo che questo intaccherà le relazioni transatlantiche».
Cosa si attende dal summit Nato di Madrid? C'è molta attesa per la definizione di nuovo concetto strategico e delle sfide del prossimo decennio. «Così doveva essere, ma eviterei di puntare il cannocchiale così avanti. La cosa più importante sarà l'adesione di Svezia e Finlandia. Poi la Nato dovrà rispondere alle minacce che incombono adesso da parte della Russia. Potrebbe arrivare la sospensione del Nato Russia Founding Act, non è un passo fondamentale, ma rientra in una definizione di concetto strategico che ci dice che il rischio di un conflitto tradizionale in Europa è molto reale. La Nato si focalizzerà su questo. E quindi sul dispiegamento di truppe in Polonia, Romania e Baltici, laddove serve per rafforzare la deterrenza.
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