Riprendiamo da ITALIA OGGI di oggi 22/06/2022, il commento di Roberto Giardina.
Roberto Giardina
Ferda Ataman
I tassisti a Berlino sono in maggioranza stranieri, turchi, tunisini, greci, libanesi, egiziani, iraniani, iracheni, o di qualche paese dell´est europeo. Non è un lavoro che renda bene. “Lei da dove viene?” mi chiede quasi sempre l´uomo al volante, appena cominciamo a chiacchierare. “E lei?” gli chiedo a mia volta. Si chiacchiera sui nostri paesi, delle differenze e delle affinità, la moussaka turca e anche ellenica, assomiglia alle melanzane alla parmigiana della mia Sicilia, si parla di calcio e di guerra, del prezzo della benzina e, ovviamente, della Germania che ci ospita. Una regola del mestiere di cronista vorrebbe che non si citassero i tassisti, onniscienti più dei giornalisti, come fonte di notizie. Faccio un´eccezione perché siamo noi, lui al volante e io passeggero, la notizia. A nostra insaputa siamo dei razzisti.
Chiedere da dove si venga è già razzismo, afferma la giornalista Ferda Ataman, 43 anni, che il Bundestag, vuole nominare delegata .per Hass und Diskriminirung, all´odio e alla discriminazione. Non ci sono stranieri, non ci sono migranti. Chi lo sostiene fa parte dell´estrema destra. E se abbiamo confessato di avere nostalgia per la nostra Heimat, la bella parola tedesca adottata in molte lingue, siamo perfino nazisti. Eppure Heimat non è la patria che ci spedisce in guerra, è come dire casa nostra, non sempre il luogo dove si è nati, io ne ho almeno cinque, da Palermo a Amburgo, da Roma, a Torino, Milano, Berlino. Sono un nazista ripetitivo, come il tassista che ricorda l´infanzia a Tunisi, lui dice Karthago, o a Marrakesh. Heimat, secondo lei, ricorda il Blut und Boden, sangue e terra, dei nazisti, convinti dell´esistenza di una razza ariana. E ho compiuto un altro errore chiamando uomo chi sta al volante, Mann. Il tedesco è una lingua precisa, e avrei dovuto dire Mensch, cioè essere umano, a qualunque genere si appartenga. Comunque, non avrei scampo. Per Frau Ataman tutti i bianchi maschi e adulti sono razzisti. E non si rende conto che è lei la prima razzista. Chiamare Kartoffel, patata, un tedesco a origine controllata, da almeno quattrro generazioni, per Ferda non è un insulto. E´ razzista chi parla di Islam politicizzato, e chiunque critica i musulmani. Ma è anche razzista chi denuncia l´antisemitismo.
Frau Ataman tradisce anche le sue origini. E´nata a Stoccarda, i suoi genitori erano emigrati da Salonicco, turchi, ma la sua famiglia è di origine sefardita, giunse in Turchia cacciata dalla Spagna dalla regina Isabella. Vuole che sia stilata una lista di personalità da invitare nei dibattiti televisivi, in rapporto ai temi in programma. Chi non sostiene “idee giuste”, cioè le sue, non dovrebbe venire invitato. La responsabile all´odio ha il diritto di odiare. Contro la sua nomina annunciata giungono critiche da ogni parte. Persino dalla sua, da chi è giunto in Germania dalla sua Heimat, per lavorare o per sfuggire alla guerra. Anche molti musulmani non sono d´accordo. Meglio ripensarci, ammonisce Ahmad Mansour, 46 anni, psicologo e scrittore, palestinese israeliano con passaporto tedesco, giunto in Germania nel 2004. “Con Frau Ataman la discriminazione non verrà combattuta, ma i problemi aumenteranno. Le sue idee sono semplicistiche e assurde.” Per Ferda Ataman non si deve neanche nominare la parola integrazione. Fa confusione evidentemente con l´assimilazione. Se vivo in Germania come ospite dovrei rispettare le regole e le usanze del paese in cui vivo, come osservo quelle del luogo dove mi trovo per vacanza o per lavoro, sia Teheran o Londra. Ma dopo decenni di vita in Germania continuo a restare italiano. A Berlino sogno in tedesco, a Roma in italiano, non sempre, dipende dal sogno. Quando sarà in carica, annuncia, si batterà perché per legge almeno il trenta per cento dei dipendenti pubblici siano migranti, e non si accorge di cadere in contraddizione. Come identificarli se vuole abolire anche il termine migrante? Il nome non è sempre sufficiente: ci sono Mohammed e Mario Tedeschi figli di tedeschi. E come potrebbero lavorare se , sempre per lei, non sono obbligati a parlare e leggere in tedesco?
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