Riprendiamo da ITALIA OGGI di oggi 21/06/2022, il commento di Roberto Giardina.
Roberto Giardina
Domenica il termometro a Berlino ha raggiunto i 37 gradi, più calda di Masada, in Israele, sul Mar Morto. E i berlinesi sono impazziti. L´aria condizionata quasi non esiste. I laghi che circondano la metropoli presi d´assalto, un paio di bagnanti sono annegati. Io avrei dovuto essere a Kassel, dove sabato si è inaugurata Documenta, la quindicesima edizione della rassegna d´arte internazionale, che si tiene ogni cinque anni, ma sono rimasto a casa, non per il caldo. Perché affrontare un viaggio faticoso per non vedere neppure un´opera d´arte, bella o brutta che fosse? Invece di affidare l´evento a un solo critico, come in passato, un metodo dittatoriale ma stimolante, si è scelto nel 2019 un gruppo bengalese, il Ruangrupa, formato da dieci membri, che subito hanno annunciato: “le opere d´arte non sono importanti, quel che conta è il messaggio sociale” (ne abbiamo già parlato il 28 maggio). Sabato è dovuto andare a Kassel, in Assia, il presidente della Repubblica, il socialdemocratico Frank-Walter Steinmeier, dalla prima edizione nel 1955, la rassegna viene inaugurata dal presidente. Una tradizione, non un obbligo istituzionale.
Avrebbe fatto meglio a restare a Berlino, ritiene “Der Spiegel” nell´edizione domenicale online. Ha pronunciato un discorso imbarazzante, con qualche critica agli organizzatori, ma aggiungendo che l´arte è libera (purché sia arte) ma ormai era troppo tardi. Steinmeier non è un critico d´arte, ma come presidente avrebbe dovuto condannare un´edizione di Documenta esplicitamente antisemita, organizzata in Germania con soldi pubblici. “Kunst und Juden Hass, eine Kunstmesse der Schande”, è il titolo della popolare “Bild Zeitung”, arte e odio per gli ebrei, una fiera dell´arte e della vergogna. “Diese Rede ist ein Skandal”, questo discorso è uno scandalo, commenta la rivista d´arte “Monopol”. Nonostante le critiche degli ultimi mesi, il gruppo bengalese è rimasto fermo sulle sue posizioni, escludendo gli artisti israeliani in nome del Bds, cioè del boicottaggio dei prodotti che provengono dai territori occupati, e che il Bundestag ha condannato come antisemita. E´ scontato ricordare la repressione nazista contro i negozi degli ebrei, devastati nella Kristallnacht, la notte dei cristalli, il pogrom del novembre ´38. Sarebbe stata necessario un intervento chiaro sul Ruangrupa, che non è stato pronunciato dalla verde Claudia Roth, ministro alla cultura, né dal sindaco di Kassel, il socialdemocratico Christian Geselle, preoccupato degli incassi di Documenta.
“Di rado un discorso è apparso così sbagliato”, scrive Der Spiegel. E la Süddeuschte Zeitung ieri ha commentato: “Steinmeier l´ha tatta troppo semplice”. Il quotidiano di Monaco ha intervistato anche Frau Roth che ha cercato di salvarsi con frasi fatte sull´arte e sulla sua funzione sociale, ma proprio non è riuscita a pronunciare una condanna aperta. Non sono presenti artisti italiani, e neppure un artista bianco europeo. “Voglio essere chiaro, ha esordito Steinmeier, nelle ultime settimane non ero sicuro che oggi sarei stato qui…” Ma ha concluso che l´arte ha anche una funzione politica, ed ha citato Beuys: “Tutto è arte”. Troppo poco e vago, per la Frankfurter Allgemeine. Le opere antisemite resterranno esposte per cento giorni. Il Ruamgrupa non ha invitato neppure un israeliano, sempre in nome del Bds, ma diversi artisti palestinesi. Mohammaed al Hawajri, che vive nella striscia di Gaza, espone alcune nature morte con fiori “Un modo per protestare contro la repressione”, dichiara. Espone anche un grande collage con foto dei quadri di artisti come Delacrox o Manet: “E la mia Guernica, spiega, i miei amici sono costretti a contrabbandare per me colori e tele, l´unico modo che ho per lavorare”. Parole ambigue, che lasciano capire che gli israeliani impediscano di comprare colori e pennelli, una fake news come si dice. Gara è la zona al mondo, in rapporto a estesione e popolazione, che riceve più aiuti internazionali, ma i milioni di dollari rimangono nelle mani di Hamas, e non giungono agli abitanti. Il titolo Guernica è un riferimento esplicito aì crimini compiuti dai nazisti in Spagna, un paragone con gli israeliani di oggi.
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