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La Repubblica Rassegna Stampa
19.06.2022 Giovani e donne, un laboratorio di idee
Editoriale di Maurizio Molinari

Testata: La Repubblica
Data: 19 giugno 2022
Pagina: 1
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Giovani e donne, un laboratorio di idee»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 19/06/2022, a pag. 1, con il titolo "Giovani e donne, un laboratorio di idee", l'analisi del direttore Maurizio Molinari.

Molinari: “Le sorti dell'Italia sono decisive per quelle dell'Europa” -  Mosaico
Maurizio Molinari

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Formazione ininterrotta, diversità, “Carbon Negative” e coraggio di sbagliare: sono gli elementi-chiave del lavoro del futuro emersi da 72 ore di incontri e conversazioni a tutto campo con lettrici e lettori durante “Repubblica delle Idee” a Bologna.

Quest’anno la scelta è stata di dedicare il nostro festival-laboratorio all’interazione con chi ci legge su ogni piattaforma. Creando spazi e modalità innovative per consentire a chiunque di iscriversi, entrare, partecipare, dire la sua. Per essere noi ad ascoltare, per metterci a disposizione di chi ogni giorno acquista, consulta, i nostri contenuti intellettuali, sul digitale come sulla carta. Il risultato è stato un torrente di idee che, da oggi in avanti, condivideremo ed approfondiremo sul nostro giornale. Possono esserci pochi dubbi sul fatto che il tema centrale e strategico è risultato essere quello del lavoro. Perché la vulnerabilità del lavoro crea diseguaglianze e perché l’innovazione del lavoro genera entusiasmo: che si tratti dei problemi più laceranti da risolvere o delle ambizioni più coraggiose da coltivare, passano attraverso la definizione delle nostre attività. Da qui il confronto sul lavoro del futuro ovvero la ricerca delle caratteristiche capaci di descrivere come dovremo declinare la nostra creatività per accelerare, e non frenare, lo sviluppo. Per estendere, e non restringere, prosperità e sicurezza. Per guardare avanti, e non voltarsi indietro.

A tale riguardo sono emerse con chiarezza da “Repubblica delle Idee” alcune necessità condivise. Anzitutto, il bisogno di una formazione professionale continua, costante, per consentire ad ogni lavoratore, in qualsiasi settore dell’economia, di stare al passo con lo sviluppo delle nuove tecnologie. E dunque evitare di diventare uno degli “scartati”. In secondo luogo, la necessità di raggiungere una reale diversità sul posto di lavoro grazie ad una maggiore percentuale di donne. Perché sono in troppe ad essere emarginate nel nostro Paese per le ragioni più differenti ma comunque dovute alla sproporzione di responsabilità nel nucleo famigliare fra uomini e donne. Da qui laproposta di rendere obbligatorio il congedo di paternità al fine di spingere i padri a svolgere più mansioni dentro le pareti domestiche, consentendo maggiore indipendenza alle donne nelle professioni. Terzo, lo slancio verso l’obiettivo di diventare “Carbon Negative” entrando a far parte — come singoli, famiglie o aziende — di coloro che non si limitano ad azzerare le proprie emissioni nocive nell’atmosfera perché contribuiscono anche alla riduzione di quelle altrui, con decisioni e metodologie frutto della determinazione ad accelerare la salvezza del Pianeta dai cambiamenti climatici in corso. Infine, il valore del “coraggio di sbagliare” attraverso la disponibilità ad affrontare il rischio di decidere per eliminare in fretta mansioni, scelte e tecnologie inutili o nocive. Per invertire il corso degli eventi, gettando le proprie risorse lì dove servono davvero a progredire, creare, innovare. Sempre sul fronte del lavoro, le attese riguardano un mercato dove il turnover nelle aziende diventerà più veloce e vi sarà bisogno di creare una maggiore integrazione fra start up e grandi aziende così come fra pubblico e privato al fine di moltiplicare le opportunità di crescita. E per evitare di far aumentare la differenza fra competenze che mancano e richieste di un sistema produttivo che accelera grazie alle nuove tecnologie. Ma non è tutto perché alle spalle di questo interesse per le frontiere dell’innovazione nel lavoro c’è una nuova generazione che si fa largo chiedendo attenzione a questioni di valore che sostituiscono le ideologie del Novecento. Ecco di che cosa si tratta: difesa della Terra, protezione dei diritti della comunità Lgbtq+, liberalizzazione del consumo di Cannabis e legislazione sui casi di fine vita. «Per la nostra generazione fare politica significa battersi per compiere progressi concreti su questi quattro fronti» affermano due giovani, una veneta e l’altra siciliana. Poi c’è la scuola, uscita indebolita dalla tempesta Covid, in cerca di nuove formule e talmente sentita come emergenza da spingere uno dei gruppi di lavoro ad ipotizzare che possa «restare aperta, ogni mese, giorno e ora dell’anno» per offrire aglistudenti «non solo insegnamento tradizionale ma anche formazione su ambiente, accoglienza, innovazione» con attività di ogni genere capaci di trasformare edifici e classi in “hub” di sviluppo umano in grandi e piccole comunità.

Conversando con i giovani, universitari e no, ci si accorge che fra loro c’è chi si sente aggredito dalla paura e chi invece trova il coraggio di reagire, costruire: sono mondi confinanti ma diversi che si intrecciano soprattutto sul tema dei cambiamenti climatici. Chi teme che sia troppo tardi per salvare il Pianeta esprime una disperazione che può diventare protesta, se non rabbia, così come chi ritiene che non tutto sia perduto trova la forza di reagire, immaginando di piantare alberi, modificare abitudini, costumi e perfino la propria alimentazione per tentare di reagire in maniera efficace ai cambi climatici, drammatici come il fiume Po carente di acqua. Il tutto nella cornice di un palpabile interesse per la sorte delle democrazie in Occidente, aggredite all’interno da partiti e movimenti populisti che le disprezzano e all’esterno da autarchie e dispotismi intenzionati a ridisegnare il mondo. Come riassume un giovane scrittore «tutto si tiene» perché, a ben vedere, i leader europei populisti più aggressivi non celano apprezzamenti e sostegno per autarchie come Russia e Cina, guidate da leader forti che osteggiano i diritti umani, non si curano troppo dell’inquinamento globale e passano il tempo a realizzare o progettare aggressioni militari contro i vicini. Ecco perché gli interrogativi che ruotano attorno alla guerra in Ucraina ed alla scelta di sostenerne la resistenza contro l’invasione russa si sovrappongono ai timori per l’affermazione in Europa, dalla Spagna all’Ungheria passando per l’Italia, di leader e forze politiche che contestano i diritti e puntano a indebolire le nostre libertà. Quali che siano i pericoli che si addensano all’orizzonte, la grande partecipazione del pubblico convenuto a Bologna — in gran parte di giovani e donne — ci suggerisce che c’è la volontà di partecipare, conoscere ed esplorare per riuscire a creare un mondo a cui tutti vogliono appartenere.

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