Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 18/06/2022 a pag.3 con il titolo "Washington replica sulla guerra: 'L’Ucraina ne uscirà vittoriosa' " la cronaca di Paolo Mastrolilli.
Paolo Mastrolilli
Joe Biden
«Non sappiamo quando la guerra finirà, ma sappiamo questo: l’Ucraina ne uscirà vittoriosa. E gli Stati Uniti continueranno a rimanere uniti a lei per tutto il tempo necessario ». A giudicare da questo commento, dato a Repubblica da un portavoce del Dipartimento di Stato, lo sproloquio di Putin non ha impressionato Washington. In fondo si era capito prima ancora che lo pronunciasse, visto quanto Joe Biden aveva detto giovedì in un’intervista all’Ap: «Cosa sarebbe successo se la potenza più forte, la Nato, avesse voltato le spalle davanti all’aggressione russa? Il caos in Europa. Continuerebbero a muoversi, come in Bielorussia. E cosa accadrebbe nei Paesi vicini? In Polonia, Repubblica Ceca e tutti i membri della Nato? Putin ha detto che avrebbe invaso l’Ucraina perché non voleva che si unisse all’Alleanza». La Casa Bianca non si è affannata a replicare, perché non aveva interesse ad inseguire il capo del Cremlino in un battibecco. Però ha analizzato il suo attacco e non ci ha trovato molto di nuovo, rispetto alle posizioni note dall’invasione della Georgia, che hanno portato allo scontro con le democrazie. Semmai ha avuto conferma che la dura reazione decisa dopo il 24 febbraio è arrivata anche troppo tardi, e ormai non restano molte alternative al campo di battaglia, perché Putin non intende negoziare. La preoccupazione invece è che la sua offensiva incrini la tenuta delle democrazie, a partire dagli anelli più deboli come l’Italia, usando armi ibride tipo la crisi alimentare, le migrazioni che puòscatenare, energia, inflazione, recessione e disinformazione. Perciò ieri Biden ha tenuto il Major Economies Forum on Energy and Climate, per trovare rimedi comuni a quello che chiama «il balzo dei prezzi di Putin». Una tempesta perfetta che minaccia di travolgere alle urne lui, e molti alleati europei, consentendo al Cremlino di vincere aiutando l’insediamento di governi amici. Il presidente ha notato: «La benzina è salita subito di 1,25 dollari, quando la guerra di Putin è iniziata. Io ho chiarito che ci sarebbe stato un prezzo da pagare. Ma se si fosse impadronito dell’Ucraina la minaccia per la Nato sarebbe stata ancora più terribile». Quindi ha spiegato: «Non si tratta della mia sopravvivenza politica, ma di ciò che è meglio per il Paese». Anche alla luce degli effetti globali dell’inazione: «Se gli Usa fossero rimasti a guardare, cosa avrebbe pensato la Cina di Taiwan? E la Corea del Nord delle armi nucleari?».
Anne Applebaum
Secondo Anne Applebaum, Senior Fellow alla Johns Hopkins School of Advanced International Studies, «quello che ha detto Putin non è nuovo, e non ha senso. Il mondo multipolare esiste già da oltre trent’anni». Lo dice adesso per «rafforzarsi in Russia e imporre la propria retorica al mondo. Perciò la risposta più giusta è ignorarlo». Anche quando minaccia nuovi radicalismi: «Cos’è più radicale di quanto sta facendo in Ucraina? Ha scatenato la guerra in Europa, ammazzato migliaia di persone e riaperto i campi di concentramento». Il suo obiettivo non è mai stato Kiev: «Lo ha detto lui stesso: vuole minare Ue e Nato, persuadere gli americani ad abbandonare l’Europa, insediare regimi filorussi. Per ora ci è riuscito solo in un paio di casi, ma potrebbe avere successo proprio in Italia, dove ci sta provando molto duramente». E il problema non è solo il viaggio di Salvini pagato da Mosca: «Se guardate bene, c’è molto di più nel vostro Paese». Sullo sfondo poi resta Trump, «che potrebbe tornare alla Casa Bianca fra due anni». La strategia è la guerra ibrida: «Usa l’energia, per alimentare inflazione e crisi economica, e punta ad affamare Africa e Medio Oriente, allo scopo di creare ondate di rifugiati per destabilizzare il mondo». Perciò bisogna combatterlo su due fronti: «Il primo è il campo di battaglia: non ha intenzione di negoziare, lo farà solo se sconfitto. Il secondo è la politica, perché sfrutta le caratteristiche delle democrazie, le elezioni, per dilaniarle dall’interno».
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