Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 17/06/2022, a pag.1 con il titolo "La ricostruzione dell’Ucraina porterà crescita all’Ue e al mondo, ci dice il ministro Chernyshov", l'analisi di Micol Flammini.
Micol Flammini
Oleksiy Chernyshov
Roma. Arrivato in Ucraina, il presidente del Consiglio italiano, Mario Draghi, ha spostato l’attenzione dalla distruzione alla ricostruzione. Perché uno dei modi migliori per vincere la guerra è dimostrare a Vladimir Putin e agli autocrati come lui che non si può attaccare un paese e pretendere che tutti rimangano immobili. Il capo del Cremlino e i suoi falchi dicono: l’Ucraina non esiste. Gli ucraini e gli alleati occidentali rispondono: non soltanto esiste, ma ha un futuro e sarà molto meglio di quanto pensiate. Questo futuro va costruito e l’occasione, come ha detto anche Draghi, non va sprecata. Come lui, prima di lui, la pensano così anche gli ucraini, il popolo e i suoi leader che combattono da oltre cento giorni e provano, nonostante tutto, a immaginarsi un domani. La ricostruzione ha molti volti in Ucraina e uno è quello di Oleksiy Chernyshov, ministro per lo Sviluppo delle comunità e dei Territori, che, prima di entrare in politica, era un imprenditore ed è approdato al governo assieme alla squadra di Volodymyr Zelensky, il presidente che ha dosato bene speranze, parole, visioni e populismo e oggi è il leader di guerra coraggioso e determinato che ha stupito il mondo intero. Chernyshov è nato a Kharkiv, la seconda città più grande dell’Ucraina e una delle più colpite dalla guerra, ma, per fornire un’idea della distruzione, Chernyshov cita un’altra città: Severodonetsk, dove “il 90 per cento del patrimonio abitativo è distrutto”. E Severodonetsk, che si trova nel Donbas, non è la sola, altre città ucraine sono state devastate dall’esercito russo con la stessa potenza. “Dall’inizio dell’invasione su vasta scala, la Russia ha lanciato più di 2.500 missili in tutta l’Ucraina”, dice al Foglio Chernyshov.
“Oggi stiamo lavorando per valutare e controllare i danni causati. Anche le stime preliminari mostrano la colossale distruzione di alloggi, infrastrutture e sistemi di sussistenza. Il ripristino delle sole infrastrutture distrutte in Ucraina costerà, al momento, più di 100 miliardi di euro. In alcune regioni, l’aggressore ha completamente distrutto le città e i villaggi. Rimangono solo i nomi geografici. Ma gli ucraini sono forti nello spirito, ricostruiranno sicuramente la loro patria”. Questa forza ucraina di cui parla Chernyshov è stata una scoperta per molti. All’inizio della guerra si pensava che Putin avrebbe sbaragliato Kyiv, era a capo del secondo esercito più potente del mondo, una macchina bellica sulla quale ha investito molto. Invece, dopo i primi giorni di guerra, è parso chiaro che la macchina russa brutale avanzava annaspando nel fango e nella neve e gli ucraini hanno resistito con una tenacia inaspettata. Stupisce anche la loro capacità di pensare alla ricostruzione mentre sono sotto le bombe, mentre sanno che la Russia, che ora si concentra nella regione orientale del Donbas, non ha abbandonato i suoi piani di colpire e invadere tutto il paese. Eppure gli ucraini non perdono tempo, fanno piani: “E’ stato istituito il Consiglio nazionale per la ripresa dell’Ucraina dagli effetti della guerra. E’ un organo consultivo del presidente. Il suo compito principale è sviluppare un piano di misure per la ricostruzione postbellica e lo sviluppo. Inoltre, l’Ucraina sta lavorando per coinvolgere i partner e le organizzazioni pertinenti nel finanziamento delle attività di ricostruzione. Così, su iniziativa del presidente, è stato lanciato United 24, un marchio nazionale per unire gli sforzi di partner internazionali, donatori, filantropi a sostegno dell’Ucraina nella difesa della sua indipendenza, integrità territoriale e sovranità, nonché nella ricostruzione del dopoguerra”. A Davos, Zelensky ha proposto di affidare la ricostruzione di ogni regione dell’Ucraina a uno stato europeo, lasciando intendere che la ripresa di Kyiv non serve soltanto a far ripartire l’economia ucraina, ma anche quella di tutto l’occidente. E’ un’occasione collettiva e stimola anche la cooperazione futura tra Ucraina e stati europei. Chernyshov definisce questo approccio “abbastanza efficace” e spiega che il progetto non va circoscritto soltanto all’ambito finanziario, ma ne fa anche una questione di valori e di competenze: “Le città gemelle e le regioni gemelle non solo accelereranno la ricostruzione dell’Ucraina, ma rafforzeranno i legami intraeuropei e la stessa Unione europea. Cerchiamo finanzieri, architetti, artisti. Siamo interessati alla migliore esperienza europea in ogni paese, regione o città. Siamo pronti a iniziare i progetti più avanzati. Gli ucraini costruiranno l’orgoglio di tutta l’Europa”. Il cuore europeo c’è, gli ucraini sanno che stanno combattendo non soltanto per proteggere la loro nazione, ma per tutta l’Europa. L’Ucraina è diventata la trincea del mondo libero e l’entusiasmo europeista è quasi possibile sentirlo più nelle parole degli ucraini che in quelle di chi è già dentro all’Unione. “La ricostruzione dell’Ucraina sarà un punto di crescita per l’economia europea e mondiale e un momento di scambio delle tecnologie più avanzate. Si tratta di progetti aggiuntivi per le aziende e gli specialisti internazionali. Il Regno Unito e la Danimarca hanno già confermato il loro sostegno a questo programma e hanno deciso di aiutare a ricostruire rispettivamente le regioni di Kyiv e Mykolaïv.
L’Italia ha espresso il desiderio di contribuire al restauro del Teatro Drammatico di Mariupol”. Gli esperti ripetono che questa guerra durerà a lungo, che sarà sempre più di logoramento, una condizione che favorisce la Russia, aiuta i piani di Putin, che spera che la guerra vada avanti e che desti sempre meno attenzione, che ci si abitui alle atrocità, a pensare che al di là dei confini europei un popolo europeo combatte e muore. Gli ucraini vogliono il contrario, non hanno tempo come i russi, devono essere rapidi, e a questo servono anche i toni, l’attenzione continua con cui ci chiedono di guardare la guerra, di non essere distratti. Credere nella ricostruzione e pensare a un futuro senza guerra fa parte di questo, serve a non sentire il tempo che scorre, a non abituarsi a una situazione che ci ha colpiti tanto, il 24 febbraio, giorno dell’inizio dell’invasione, perché per la prima volta la guerra ci sembrava in casa, i missili erano contro delle città tanto simili alle nostre; fuggivano, morivano, soffrivano persone che fino al giorno prima avevano vissuto vite sovrapponibili alle nostre. Mentre noi scivoliamo nell’abitudine, inghiottiti dal tempo e dalla nebbia della guerra, gli ucraini ci ricordano che lì tutto continua, ma non durerà per sempre, bisogna ricostruire. “Ogni città o villaggio ucraino è minacciato da un attacco missilistico. Il nemico sta colpendo anche le retrovie profonde, vicino al confine con i nostri vicini europei. Pertanto, dobbiamo pensare al nostro futuro in queste dure condizioni per proteggere noi stessi e le altre nazioni europee”, dice il ministro Chernyshov. “Gli ucraini hanno iniziato a pensare alla ricostruzione quando è cominciata la guerra nel 2014 – dopo che la Russia ha annesso illegalmente la penisola di Crimea e ha istigato una guerra a bassa intensità nelle due oblast del Donbas di Donetsk e Luhansk, quella era una guerra lenta, silenziosa, come voleva Mosca, ma che ha causato più di tredicimila morti – Già allora sapevamo che qualunque cosa sarebbe successa, avremmo avuto un obiettivo: vincere. E poi l’Ucraina avrebbe ricostruito sicuramente tutto. Questa è la nostra essenza. Più di tre mesi dopo il 24 febbraio, la Russia ha causato enormi danni alle infrastrutture dell’Ucraina, in particolare alle abitazioni. La maggior parte delle case sono danneggiate e necessitano di importanti riparazioni, alcune sono completamente distrutte e devono assolutamente essere ricostruite. Molte persone hanno perso la casa e sono state costrette a trasferirsi. Il compito dello stato ucraino è fornire tutti gli strumenti possibili per il loro ritorno in Ucraina”. E’ la promessa dei ministri e del presidente al popolo: ritornerete, tutto sarà di nuovo in piedi, più in piedi di prima. Inoltre c’è anche una ricostruzione di guerra da prendere in considerazione: “E’ importante capire che la questione della ricostruzione è sfaccettata. In particolare, è necessario ripristinare i sistemi di supporto vitale di base. Anche in guerra, la gente non smette di bere l’acqua o di avere freddo”. Mario Draghi, il presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Olaf Scholz hanno detto di essere a favore dell’ingresso dell’Ucraina nell’Ue e Chernyshov definisce l’adesione “la nostra prospettiva inevitabile”. Ma con realismo aggiunge: “Stiamo parlando dello status di candidato. Non chiediamo e non ci aspettiamo di ottenere l’adesione all’Ue con la procedura accelerata, ma lo consideriamo un obiettivo realizzabile e siamo pronti a lavorare in questa direzione. Siamo consapevoli dei ‘compiti a casa’ che dobbiamo fare per diventare paese membro. Gli ucraini ora difendono i valori europei di pace, libertà, dignità, democrazia e diritti umani. Abbiamo fatto la nostra scelta di civiltà e stiamo pagando il nostro prezzo per questo”. E gli ucraini sanno anche di poter apportare dei vantaggi a Bruxelles: “L’Ue avrà un esercito forte, consoliderà le sue difese e il suo ruolo. L’Ucraina rafforzerà l’Unione europea con il suo potenziale agricolo e industriale, il capitale umano. L’integrazione dei mercati energetici dell’Ue e dell’Ucraina contribuirà a irrobustire la sicurezza energetica reciproca, aiuterà l’Europa a superare la sua dipendenza dai combustibili fossili russi e a stabilizzare i mercati energetici. L’Ucraina può diventare un tassello del mercato europeo nel settore delle materie prime e una parte integrata delle catene industriali: estrazione, lavorazione, produzione e fornitura di risorse minerarie critiche per il percorso green e la trasformazione digitale”.
La guerra, spiega Chernyshov, ha cambiato profondamente la società ucraina e se alcuni paesi europei credono che uno dei motivi per i quali bisogna essere cauti nell’accogliere Kyiv nell’Ue è la corruzione, il ministro risponde: “Paghiamo l’esistenza del nostro stato con la vita dei nostri cittadini. Ora gli ucraini hanno una tolleranza assolutamente zero per la corruzione e mirano a sradicare questa malattia statale. La gente semplicemente non permetterà ai fenomeni negativi che esistevano prima della guerra di persistere dopo la nostra vittoria”. Nonostante Mosca abbia accumulato un bottino consistente a sud e inesorabile continui a devastare il Donbas, non sta vincendo e gli ucraini, per batterla, sanno anche di cosa hanno bisogno: armi, armi, armi. “Sono la cosa principale. I nostri coraggiosi difensori respingono il nemico con dignità. Tuttavia, il rapporto delle armi pesanti in alcuni punti è 1 a 20. Oltre alla lotta sul fronte di guerra, stiamo combattendo sul fronte diplomatico. Per questo abbiamo bisogno di sostegno sulla scena internazionale, sulla strada dell’integrazione europea e nel processo di ricostruzione”. A chi cerca le divisioni, a chi dice che non è tutta colpa di Putin, ma anche l’occidente e la Nato ci hanno messo del loro, Chernyshov risponde: “Smettiamola di cercare le motivazioni esterne per chi vuole tornare nel 1998 o nel 1991. La conclusione fondamentale è che dobbiamo stare insieme per diventare più forti e più sicuri nella difesa delle nostre nazioni e dei nostri popoli”. Gli ucraini si sentono un tutt’uno con l’Europa, e sanno che anche la ricostruzione sarà un modo, una garanzia, uno sforzo per essere più europei. Non rinnegano il passato, ma sono ben saldi, tenacemente proiettati verso il futuro. Futuro, però, vuol dire anche continuare ad avere un vicino imprevedibile, che, contrariamente a Kyiv, vive incastonato nel passato, ossessionato dalla storia, appeso alla visione più brutale dei suoi ricordi. Di questo, l’Ucraina ricostruita dovrà tenerne conto: “La normalità nelle relazioni con la Russia non esiste più, dice Chernyshov, “dovremmo parlare di eventuali relazioni con la Russia al tavolo dei negoziati, dove la nostra indipendenza e sovranità saranno incondizionatamente sostenute”.
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