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Libero Rassegna Stampa
21.01.2003 Un attacco a Asor Rosa
L'ultimo libro di Asor Rosa tra antisemitismo e razzismo

Testata: Libero
Data: 21 gennaio 2003
Pagina: 1
Autore: Iuri Maria Prado
Titolo: «L'Ultimo libro di Alberto Asor Rosa»
Riportiamo un articolo di Iuri Maria Prado pubblicato su Libero martedì 21 gennaio 2003.
Se uno dicesse che una certa "razza" d'uomini è violenta, cattiva, persecutrice, come lo chiameremmo? Razzista, lo chiameremmo. E se dicesse che questa "razza" è l'ebraica, quel razzismo come lo chiameremmo? Lo chiameremmo antisemitismo. Nulla di male, per carità (si fa per dire): in democrazia c'è pure il diritto di essere e dirsi razzisti e antisemiti. Solo che questo diritto (pessimo, ma da proteggere) prende in Italia una connotazione tutta particolare quando lo si esercita da sinistra. Se lo scrittorello neonazista scrive che gli ebrei son fetenti è pronta la prima pagina di denuncia del risorgente pericolo, ma se a tirare in campo dubbi sul carattere malefico di questa "razza" è il fine intellettuale di sinistra ("fine" si fa sempre per dire), allora la cosa diventa problematica: che fai, mandi alle stampe? Eccome no? Tanto ci scappa, se proprio va male, un giornale come Libero che tira fuori il caso, ma stai sicuro che nessun organo di informazione di quelli coi fiocchi sparerà su nove colonne che il fine intellettuale di cui si tratta, Alberto Asor Rosa, fa questioni di "razza" nel suo ultimo libro.
Eppure la notizia ci sarebbe, perché è certo per esempio che questa fatica di Asor Rosa troverà ottima accoglienza non solo tra la gente di sinistra che manifesta per un "mondo migliore" bruciando le bandiere israeliane: no, l'antisemitismo democratico è sicuro che piace un sacco anche ai reietti neonazisti, che il dubbio l'avranno semmai sul "democratico" (non pretendono tanto), ma sul fatto che quella è una razza mica troppo nobile son d'accordo in pieno.l
Puoi dire qualsiasi cosa, in questo Paese, se lo dici da sinistra. E non solo dire: ma fare. Nel senso che una testa rapata che picchia un ebreo diventa un caso di rimontante antisemitismo pure se l'ebreo è finto e pure se la notizia del pestaggio è inventata, mentre se una squadra di "no global" pesta veramente un ebreo la notizia non c'è proprio, o la si può infilare nelle pagine interne visto che l'ebreo in questione aveva la colpa di sventolarla, una bandiere del suo paese, anziché bruciarla democraticamente.l
In democrazia, lo ripetiamo, dovrebbe riconoscersi il pieno diritto di chiunque di essere e dirsi razzista e antisemita. Un certo tipo di sinistra lo ignora, e anzi contro il razzismo e l'antisemitismo degli altri ha costruito la sua balorda "diversità". Ma il razzismo e l'antisemitismo sono un orrendo patrimonio comune: sono cose di cui ci si libera (si spera) riconoscendole per quel che sono e dove sono, non vietandole a patto che siano "di destra" e sdoganandole invece quando sentono di "democratico".l
Asor Rosa scrive le sue belle idee sulla "razza"? Liberissimo (per fortuna). Basterebbe che questo diritto fosse garantito a tutti (e non è così), e che i nostri "democratici" decidessero di vergognarsi almeno un po' di queste loro rappresentanze intellettuali. Ora aspettiamo che scrivano che per noi l'antisemitismo è un diritto. Lo faranno: sulle stesse pagine che accolgono gli scritti di Asor Rosa.
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