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IC7 - Il commento di Daniele Scalise
Dal 6 al 10 ottobre 2020 Donald Trump e la politica dei fatti
Gerusalemme, capitale d'Israele Quando nel maggio 2018 fu ufficialmente inaugurata l'ambasciata degli Stati Uniti d'America a Gerusalemme e ancor prima, quando il presidente Donald Trump aveva dichiarato la decisione di trasferire la rappresentanza da Tel Aviv alla capitale, un nugolo di profeti di sventure, prefiche e sciacalli riempirono i giornali e i telegiornali prevedendo uno dei peggiori disastri che potesse travolgere il Medio Oriente e Israele. Si diceva, si scriveva, si dichiarava con certezza cristallina, con toni accigliati e sapienti, che quella scelta sciagurata avrebbe scatenato una terza intifada, migliaia di morti, distruzione, attentati e quant'altro. L'orchestra che suonava lo spartito di tanto impettita condanna si distinguevano l'inutile Onu, la tremebonda Unione Europea, l'oscillante Francia, il perplesso Regno Unito per non dire le voci più prevedibili di Libano, Russia e compagnia cantando. Repubblica on line riferì una fonte che evidentemente riteneva tra le più affidabili. Basta leggere: "La situazione è quella riassunta in pochi caratteri dal tweet del ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif che accusa durissimo: "Il regime israeliano massacra innumerevoli palestinesi a sangue freddo durante una protesta nella più grande prigione a cielo aperto.
Donald Trump
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