La missione di Draghi a Gerusalemme: Israele cruciale per mediare con Putin Commento di Tommaso Ciriaco
Testata: La Repubblica Data: 14 giugno 2022 Pagina: 22 Autore: Tommaso Ciriaco Titolo: «La missione di Draghi a Gerusalemme: Israele cruciale per mediare con Putin»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 14/06/2022, a pag. 22, con il titolo "La missione di Draghi a Gerusalemme: Israele cruciale per mediare con Putin", la cronaca di Tommaso Ciriaco.
Esiste, potrebbe esistere uno spazio di mediazione per frenare la guerra. Si può collocare tra il 15 e il 30 luglio, concordano le analisi delle intelligence occidentali. In quei giorni si dovrebbe conoscere il destino dell’offensiva russa nell’Est dell’Ucraina. Forte di queste analisi, Mario Draghi spende il suo primo giorno a Gerusalemme per affermare un principio, che è anche appello accorato all’interlocutore: tocca a Israele sfruttare il solido legame con Mosca per riportare Putin al tavolo del negoziato. D’altra parte, la visita serve anche a questo: sfruttare le informazioni di prima mano di Israele, che con lo Zar parla costantemente, per affrontare le sfide dell’immediatofuturo. A Tel Aviv l’estate è piena e le spiagge sorridono ai turisti. A Gerusalemme il clima è diverso. Il Paese vive una fase politica delicata, la formula dell’esecutivo è talmente larga da ricordare per certi aspetti l’esperienza della vasta maggioranza di Mario Draghi. L’agenda del premier è molto fitta. Viene ricevuto dal presidente israeliano Isaac Herzog, quindi a colloquio con il ministro degli Esteri Yair Lapid. A entrambi confida di sperare nel ruolo di Israele, nella capacità di costruire un percorso negoziale, nella possibilità di affiancare la Turchia nello sforzo che potrebbe portare in futuro – quando si aprirà appunto la finestra di opportunità diplomatica – a costruire quel nucleo di Paesi garanti che possa finalmente far tacere le armi. «In momenti di incertezza e di guerra come quello che stiamo vivendo – sostiene non a caso il premier, rivolgendosi alla comunità italiana riunita al Tempio italiano di Gerusalemme - è ancora più importante opporsi con fermezza all’uso politico dell’odio. Dobbiamo promuovere la tolleranza, il rispetto reciproco, l’amore per il prossimo: questi sono i veri ingredienti di una pace duratura». E Roma? Il premier continua a dialogare con Zelensky. È al suo fianco per sostenere Kiev sull’ingresso in Europa, fermamente dalla parte degli ucraini nel costruire il percorso che porti a sbloccare finalmente il grano di Odessa. Con questo spirito, l’ex banchiere immagina la missione nella capitale ucraina, prevista per dopodomani assieme a Macron e Scholz. Un’occasione per mostrare la centralità del nucleo dei Paesi fondatori, che non coincide fino in fondo con la sensibilità del fronte Estdell’Ue. E, se possibile, per rilanciare anche un patto sul grano. Ma c’è di più. A Kiev il premier è pronto a rilanciare l’idea di affidare a Roma e Parigi l’azione di sminamento dei porti ucraini, necessaria per garantire la navigazione dei cargo. Un po’ perché Ankara non sembra disporre dei mezzi migliori per portare a termine questo compito, mentre la Marina italiana possiede navi in grado di bonificare i mari dalle mine classiche e da quelle magnetiche. Un po’ perché ai turchi spetterebbe il compito cruciale di assicurare la sicurezza dei convogli nel Mar Nero e garantire a Putin che nessun Paese occidentale sfrutti l’occasione per trasportare armi all’Ucraina. Un’intesa, a dire il vero, sembra ancora lontana. Ma Draghi non rinuncia a provarci. E a difendere le ragioni del dialogo con An kara. Un confronto che sarà sancito dal bilaterale tra Draghi ed Erdogan ad Ankara, il prossimo 5 luglio. Oggi, intanto, il premier si ritroverà a colloquio con il primo ministro Bennett. E potrà ragionare del ruolo di Israele per favorire un cessate il fuoco, ma anche dell’altro dossier sensibile, quello energetico. Roma ha in mente di sfruttare l’opportunità offerta dal gasdotto della pace, che collega Israele all’Egitto, per garantire gas liquido anche all’Italia, attraverso un processo di rigassificazione e il trasporto su nave. Più complesso, invece, il progetto EastMed (che tra l’altro divide al suo internoanche il governo israeliano): il condotto non sarà comunque pronto prima del 2027, con tempi considerati troppo lunghi per le esigenze di approvvigionamento italiane. A sera, Draghi fa rientro nel maestoso salone dell’hotel King David. Poche stanze più in là alloggia Ursula von der Leyen, anche lei in Israele. I due potrebbero ritagliarsi lo spazio per un colloquio, in modo da ragionare di misure anti-spread e tetto al prezzo dell’energia. Di certo visiteranno stamane, a pochi minuti di distanza l’uno dall’altra, lo Yad Vashem. L’ultima tappa del premier sarà poi Ramallah, accolto dal primo ministro palestinese. Quindi il ritorno a Roma, alla vigilia della visita a Kiev.
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