Donbass: i russi avanzano Cronaca di Lorenzo Cremonesi
Testata: Corriere della Sera Data: 13 giugno 2022 Pagina: 18 Autore: Lorenzo Cremonesi Titolo: «Brucia la fabbrica-rifugio. Gli Usa: i russi sfondano in 7 giorni»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 13/06/2022, a pag.18, con il titolo "Brucia la fabbrica-rifugio. Gli Usa: i russi sfondano in 7 giorni" l'analisi di Lorenzo Cremonesi.
Lorenzo Cremonesi
«Il 99 per cento dei nostri caduti è stato colpito da missili e soprattutto bombe di cannone contro i quali non possediamo armi per difenderci. La nostra unica risposta è restare nelle trincee, sperare di non essere investiti direttamente dai proiettili e attendere l’avanzata dei tank russi assieme alla fanteria, quando finalmente arrivano a tiro allora sì che noi siamo molto più forti. Ma intanto metà della nostra unità è ricoverata all’ospedale o in convalescenza», ci racconta Alexander Butenko, soldato trentenne della 120esima brigata impiegata sul fronte del Donbass a cercare di fermare l’esercito russo in avanzata dalla regione separatista filorussa del Lugansk. Lo incontriamo durante una rara pausa in un caffè di Sloviansk, una decina di chilometri dalla sua trincea. Due ore dopo è già in partenza e le sue parole tornano a rivelare il dramma dei soldati ucraini oggi in grande difficoltà sotto i continui bombardamenti pesanti del nemico.
L’altra notte Volodymyr Zelensky ha pronunciato parole di incoraggiamento alle truppe. «Nel 108° giorno di guerra noi continuiamo a resistere contro i piani di Putin che voleva una vittoria veloce prima a Kiev e poi nel Donbass», ha ribadito il presidente. Eppure, proprio nel Donbass la situazione si fa sempre più critica per le forze ucraine. I russi avanzano molto piano, però avanzano. Secondo statunitensi e britannici, la caduta della città di Severodonetsk nelle mani dei russi è ormai solo una questione di pochi giorni e ciò potrebbe aprire alla battaglia per Lysychansk con la prospettiva della cattura dell’intera regione del Lugansk in tempi abbastanza brevi, anche una settimana. A quel punto inizierebbe in modo massiccio la sfida per la regione di Donetsk, che nei piani di Putin dovrebbe portare le sue truppe sui confini dell’intera provincia del Donbass a completamento delle vittorie russe del 2014. Ma la situazione resta estremamente fluida e gli ucraini continuano a sperare negli aiuti militari occidentali, specie americani e britannici, per contrastare le armi pesanti di Mosca. Ieri le bombe russe hanno incendiato il gigantesco impianto chimico della Azot, alla periferia di Severodonetsk, dove sembra siano rifugiati circa 800 civili oltre ad alcune migliaia di soldati ucraini. Un assedio che ricorda da vicino quello dell’acciaieria Azovstal di Mariupol, dove il 20 maggio si arresero gli ultimi combattenti dopo una sfida epica. I russi affermano che l’Azot è ormai isolata. Secondo il governatore ucraino del Lugansk, Serhiy Gaidai, uno dei tre ponti che collegano la città alle linee ucraine sarebbe tuttavia ancora in piedi, sebbene continuamente sotto tiro. I missili russi avrebbero inoltre parzialmente distrutto un deposito di missili anti-tank inviati da Usa ed Ue a Chorktiv, nella regione occidentale di Ternopil. E altri missili hanno distrutto pare 300.000 tonnellate di grano contenuto nei silos a Mykolaiv: l’ennesima prova della strategia russa volta a mettere in ginocchio anche l’economia e le infrastrutture civili ucraine.
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