Ucraina: battaglia alla fabbrica chimica Cronaca di Corrado Zunino
Testata: La Repubblica Data: 13 giugno 2022 Pagina: 14 Autore: Corrado Zunino Titolo: «La battaglia dell’Azot. E l’Ucraina rivive l’incubo Azovstal»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 13/06/2022, a pag. 14, con il titolo "La battaglia dell’Azot. E l’Ucraina rivive l’incubo Azovstal", l'analisi di Corrado Zunino.
Corrado Zunino
Volodymir Zelensky
La fabbrica chimica Azot, rifugio ultimo della città di Severodonetsk vicina alla resa, è sempre più lo specchio, infranto, dell’Acciaieria Azovstal, dalla quale sono usciti — pietosamente accompagnati dai compagni alla sepoltura o in piedi ma malconci — gli ucraini resistenti di Mariupol. Nell’ultimo sito strategico per la guerra nella guerra che è il Donbass, ottocento civili sarebbero asserragliati lungo il perimetro dell’azienda chimica più grande d’Ucraina e, con loro, i soldati nazionali dislocati a difesa dell’avamposto del Lugansk. Le autorità non danno numerisu quest’ultimi. Sabato scorso l’esercito russo, arrivato a martellare la fabbrica e i dintorni con un volume di proiettili fin qui mai visto, aveva fatto scoppiare all’interno un grande incendio, innescato da una fuoriuscita di petrolio. Ieri gli assedianti hanno diffuso la notizia, da verificare, che diversi civili sono scappati da un varco dell’insediamento industriale non controllato dalle forze ucraine. I tre battaglioni russi schierati in surplus in città, fin qui l’esercito ne aveva messo in campo al massimo due alla volta, hanno tirato giù il secondo ponte che porta alla città gemella di Lysychansk, ancora da conquistare: vogliono tagliare fuori i rifornimenti di uomini e di armi, i lanciarazzi Hilmars che hanno iniziato ad arrivare al fronte. I separatisti del Lugansk hanno chiesto la resa di chi è chiuso nell’Azot, ottenendo la stessa risposta avuta dai soldati dentro l’Azovstal di Mariupol: «Non ci arrendiamo». In generale, le forze internetengono ancora l’area industriale. Il governatore militare ucraino Serghyi Gaidai ha assicurato che i difensori «stanno prevalendo negli scontri in strada», ma l’artiglieria del nemico rade al suolo «tutti gli edifici usati dalle nostre truppe per nascondersi». Le intelligence americana e inglese sono pessimiste: la resa delle due città lungo il Fiume Severskij Donec, sostengono, appare imminente. Nella furiosa battaglia di Severodonetsk è rimasto ucciso il soldato britannico Jordan Gatley, che aveva chiuso la carriera in patria e si era schierato con Kiev. Quando, e se, sarà chiusa la partita del Lugansk, si aprirà la seconda del Donbass martoriato: la conquista definitiva dell’oblast del Donetsk. Il primo obiettivo lungo la linea dell’avanzata è Bakhmut. Poi Kramatorsk, la città più grande tra quelle ancora libere. Le forze ucraine hanno ottenuto parziali successi vicinoa Sloviansk: Dovgenke, Mazanivka, Dolyna. I russi continuano a tenere alta la pressione balistica anche nell’Ovest: missili da crociera hanno colpito un deposito di armi a Cortkiv, 140 chilometri dal confine rumeno. Ventidue i feriti collaterali. A sud di Mikaylov da sabato l’esercito ucraino ha zittito l’artiglieria russa e il presidente Volodymyr Zelensky, con un po’ di ottimismo, ha rilevato la lenta controffensiva dei suoi in quei territori: «Stiamo gradualmente liberando la regione di Kherson» e ci sono «progressi nell’oblast di Zaporizhzhia».
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