Un altro ebreo viene assassinato in Francia
Analisi di Ben Cohen
(traduzione di Yehudit Weisz)
René Hadjaj
La mostruosa verità sulla Francia è che gli ebrei non sono al sicuro dagli attacchi antisemiti nemmeno nelle proprie case. Questo è stato dimostrato più e più volte in anni recenti, da ultimo nella città di Lione. La vittima, in questo caso, era un uomo di 89 anni, René Hadjaj, che risiedeva in un condominio nel quartiere Duchère, a nord-ovest della città. Il 17 maggio scorso, Hadjaj, che viveva al secondo piano, è morto per essere stato lanciato giù da un balcone al 17° piano da un vicino, presumibilmente un amico, che lui a quanto pare visitava regolarmente. Fin da subito la polizia di Lione ha escluso la possibilità di un movente antisemita dietro il brutale omicidio di un uomo noto localmente come “Tonton René” (“Zio René”). La rapidità di questo annuncio ha fatto infuriare gli attivisti ebrei francesi che combattono l'antisemitismo, tra cui l’Ufficio Nazionale di Vigilanza contro l'Antisemitismo (BNVCA) con sede a Parigi, che ha iniziato a ricercare sui social media il profilo dell'uomo accusato di questo assassino, Rachid Khechiche, 51 anni, un musulmano di origine algerina. Come previsto, una ricerca sul suo feed di Twitter ha rivelato un interesse malsano per la teoria del complotto dei Sayanim .
In ebraico, la parola sayan significa “assistente.” Secondo i promotori della teoria, ebrei influenti in tutto il mondo sono stati segretamente reclutati per servire gli interessi di Israele, e, nel caso lo Stato ebraico lo richiedesse, anche contro gli interessi delle nazioni di cui loro sono cittadini. Come la maggior parte delle teorie del complotto antisemita, questa cerca di descrivere il legittimo impegno con una attività democratica delle comunità ebraiche come le macchinazioni di una setta segreta e pericolosa. Le prime conclusioni della polizia di Lione stabilirono, tuttavia, che nulla di tutto ciò era rilevante. Hadjaj aveva incontrato il suo triste destino a seguito di una “discussione tra vicini”, così hanno detto. L'apparente impazienza con cui i poliziotti hanno scartato l'elemento dell'antisemitismo ha riportato alla mente la più grande vergogna della giustizia francese in questo secolo, fino ad ora: la ricusazione dal processo dell'accusato per l’assassinio di Sarah Halimi , una donna ebrea che nell'aprile 2017 era stata selvaggiamente picchiata nel suo stesso appartamento e poi, come Hadjaj, gettata giù da un balcone per ucciderla. Il suo assassino, Kobili Traoré, era un piccolo criminale di quartiere con una lunga fedina penale che aveva iniziato a flirtare con l'islamismo. Mentre faceva cadere una scarica di pugni e calci sulla sua vittima, gridava la parola Shaitan , che in arabo significa “Satana.” Ma Traoré era anche un convinto fumatore di cannabis, al punto che nell'aprile 2021 la più alta corte francese lo aveva esonerato dal processo con l’assunzione della motivazione che il suo consumo di erba la notte dell'omicidio di Halimi lo aveva reso temporaneamente pazzo. “Ora si possono uccidere gli ebrei impunemente”, ha dichiarato dopo l'annuncio della corte il Crif, l'organismo protettivo che rappresenta i 500.000 ebrei che vivono in Francia. Nelle ore e nei giorni che seguirono la notizia dell'omicidio di Hadjaj, quella dichiarazione risuonò ancora una volta con dolorosa precisione. Ma mentre non c'è stata tregua nella violenza bestiale che troppo spesso contraddistingue l'antisemitismo francese, sembrerebbe che il procuratore di Lione, Nicolas Jacquet, non sia disposto a ripetere gli errori del caso Halimi. Anche prima della ricusazione di Traoré, la famiglia Halimi è stata costretta a fare i conti con un disprezzo irragionevole da parte delle autorità. Gli agenti di polizia erano arrivati sulla scena mentre Halimi era ancora viva, ma non hanno fatto alcun tentativo per impedire che venisse uccisa, temendo erroneamente che Traoré fosse un terrorista armato.
Poi i media in pratica hanno ignorato il caso per settimane, preoccupati che le rivelazioni sulle azioni di Traoré avrebbero innescato un'ondata di islamofobia nel bel mezzo di una campagna elettorale presidenziale. Il giudice che ha esaminato il caso ha fatto tutto il possibile per tenere Traoré fuori dal banco degli imputati, ignorando anche il consiglio di un perito psichiatrico che aveva esaminato l’uomo accusato di omicidio, che lo trovò disturbato ma perfettamente in grado di rispondere in tribunale del suo crimine. In una breve dichiarazione la scorsa settimana, Jacquet ha offerto una certa rassicurazione sul fatto che gli spaventosi errori sull'omicidio di Halimi erano stati riconosciuti. Confermando che “nessuna ipotesi investigativa” è stata ignorata nel caso Hadjaj, Jacquet ha annunciato che “l'indagine giudiziaria prosegue quindi sull'accusa di omicidio intenzionale della vittima per motivi di appartenenza a uno specifico gruppo etnico, nazione, razza o religione.” Il punto qui non è che qualcuno dovrebbe essere automaticamente condannato per un crimine d'odio antisemita se prende di mira una vittima che sembra essere ebrea: per quanto riguarda Khechiche, ci sono chiaramente altri aspetti che devono essere considerati, come il suo stato di salute mentale e la natura della sua relazione con Hadjaj, di cui finora sono stati rilasciati solo dettagli inconsistenti. Ma ciò che non può essere escluso a priori ogni volta che un ebreo viene aggredito o ucciso, soprattutto in Francia, è la prospettiva che il motivo fosse l'odio antisemita. Si spera che l'indagine sul caso Hadjaj getti una luce tanto necessaria su come l'ideologia antisemita viene trasmessa in Francia, sui social media, attraverso interazioni personali, nelle moschee e nei luoghi di lavoro. Facendo questo si mostrerebbe come le idee antisemite animano la violenza. Uno degli scrittori citati da Khechiche sul suo feed di Twitter è Jacob Cohen, un oscuro intellettuale marocchino di origine ebraica che ha ottenuto 15 minuti di fama alcuni anni fa quando aveva affermato che il Mossad, i servizi segreti israeliani, stava attivamente destabilizzando il Marocco.
Il Middle East Media and Research Institute (MEMRI) ha anche documentato la promozione da parte di Cohen della negazione dell'Olocausto, citando un discorso che pronunciò a Rabat nel 2019 in cui affermava che la cifra di 6 milioni di vittime era stata inventata al Tribunale di Norimberga, prima di esprimere l’opinione che “l'antisemitismo che gli ebrei hanno subito in Europa non è così inspiegabile.” Se queste sono le idee che filtrano dentro una mente delirante come quella di Khechiche, c'è da meravigliarsi che ne consegua una violenza mortale? Uno dei principali contributi dei social media è stato quello di normalizzare e rendere evidenti le volgari convinzioni antisemite sposate da assassini come Traoré, insieme agli assassini di Mireille Knoll, una sopravvissuta all'Olocausto di 85 anni che è stata pugnalata e bruciata a morte nel 2018; i giovani che nel 2017 hanno preso in ostaggio la famiglia ebrea Pinto nella loro casa parigina; e la banda conosciuta come i “Barbari” che rapì e uccise Ilan Halimi, un venditore di cellulari ebreo, nel 2005. Se la morte brutale di René Hadjaj deve segnare un cambiamento radicale nell'approccio della Francia ai crimini antisemiti, devono essere analizzate e smascherate le connessioni tra incitamento all'odio e violenza.
Ben Cohen, esperto di antisemitismo, scrive sul Jewish News Syndicate